PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 34.
51. Terrorismo e unità (2 dicembre 1977)
Giovanni
Petrone, giovane proletario comunista, Carlo Casalegno, giornalista,
appartengono alla classe operaia, alla coscienza democratica del nostro Paese.
Sono caduti sotto i colpi di quella trama che da anni si oppone con tutte le
forze alla trasformazione sociale dell’Italia e alla ascesa al Governo delle
classi lavoratrici.
La trama reazionaria trova, in un paese
disgregato nel suo tessuto sociale ed economico, negli emarginati delle grandi
metropoli, nella disperazione delle giovani generazioni, un terreno fertile per
lanciare il richiamo incantatore delle parole d’ordine della rivoluzione e
della liberazione.
Le forze progressiste, le grandi masse
e le loro istituzioni democratiche, sono sempre più oggetto di aperti attacchi.
Si punta alla loro divisione.
L’unità tra diversi ha sempre un prezzo
non indifferente: richiede il superamento delle visioni unilaterali, del
settarismo, dell’egemonia; mette sempre tutto in discussione e talvolta provoca
ritardi, fermate, perché essa si fa non tra simili se pur animati da interessi
comuni. Cosa sarebbe oggi l’Italia senza “questa” unità sindacale? Senza questi
nuovi rapporti tra le forze politiche, dentro e fuori le Istituzioni?
Dunque è bene chiarire che non saranno
le posizioni “romantiche” di pochi “custodi della sensibilità democratica e
antifascista”, che si collocano fuori della linea del movimento sindacale, a
far avvicinare il giorno della vittoria del proletariato, ma al contrario
queste posizioni si collocano oggettivamente in una strategia di divisione e di
reazione.
Lo spontaneo sciopero dei sei
lavoratori dell’Enel-Larderello del 29 novembre, altro non rappresenta se non
un fallimento e l’impotente dimostrazione che l’attacco al sindacato e alle
forze democratiche non passa tra i lavoratori. Una masturbazione accademica,
senza effetto.
Ci sono difficoltà tra i lavoratori,
tra i lavoratori e il sindacato, tra i sindacati. Lavoriamo tutti i giorni fra
la gente: osserviamo, discutiamo, lottiamo. Siamo impegnati a superarle.
Verranno i tempi dello scontro duro, della lotta, man mano che andremo avanti
nella difesa tenace dei diritti e delle conquiste dei lavoratori. A questi
appuntamenti noi ci saremo e ci sarà la Cgil, come sempre, e speriamo anche
coloro che ora, quando possono, inneggiano alla rivoluzione con il sangue degli
innocenti.
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