La cumparsita
Quando mi assale la
tristezza senza motivo
apro un vecchio armadio che tengo in cantina,
accarezzo il tesoro che laggiù è ancora vivo,
scorrendo le mie inesperte mani
sulla tastiera di madreperla screziata della
Farfisa.
Mi par di sentirlo ancora battere il piede
su quel lucido pavimento di legno
della casa di Raspino, mentre le languide
note dalla finestra aperta, salivano
in cielo, tra i fioriti rami del ciliegio
e
del melo.
Non ho mai imparato a ballare il tango,
ma non invidiavo i miei amici acrobati
che si esibivano allo Chalet del Piazzone,
perché sotto i rami curiosi
che s’affacciavano sulla terrazza coperta,
su quelle note
sensuali stringevo
il mio amore segreto. Credo che mio padre,
suonasse solamente per noi,
per attutire i battiti dei nostri cuori,
mentre sulle sue labbra sbocciava un lieve
sorriso.
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