PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 42.
59. L’accordo tra i partiti politici e l’iniziativa sindacale
L’accordo tra i partiti politici per un programma di Governo è senz’altro un avvenimento di grande importanza. I risultati elettorali, la crescita reale della coscienza politica delle masse, le lotte unitarie del sindacato, hanno fatto cadere la dannosa pregiudiziale verso il più forte partito della classe lavoratrice italiana; pregiudiziale che tanti danni ha causato e causerà al nostro Paese, e hanno consentito questa intesa che prefigura un diverso futuro sociale, morale, ed economico.
La lotta popolare per la trasformazione della società
italiana si colloca oggi su un terreno più avanzato, ma sarebbe illusorio ogni
passivo attendismo: i lavoratori, i contadini e le masse degli sfruttati e
degli emarginati sanno che non è mai esistito il passaggio da un tipo di
organizzazione sociale ad un altro senza
grandi lotte, unità e capacità di direzione politica.
Il problema di fondo nel nostro Paese è
il potere reale dei lavoratori e del popolo, e per questo il sindacato della Cgil,
forte delle sue tradizioni di classe, e del suo ruolo politico, conduce la sua
lotta ricercando la più ampia intesa unitaria e la partecipazione della base,
ricucendo le contraddizioni in seno al popolo, tra occupati e disoccupati, tra
uomini e donne, tra Nord e Sud, e all’interno delle categorie, portando avanti
con decisione un progetto di uguaglianza e di fine dei tanti piccoli e grandi
privilegi che, all’ombra di un potere basato sulla divisione e
sull’accaparramento individuale, si sono cresciuti e moltiplicati.
Non sarà, nemmeno questa, una battaglia
facile perché le fasce del piccolo privilegio hanno assunto forme abnormi e
diffuse che passano per numerosi settori del mondo del lavoro; non sarà facile
dare equità al sistema delle tasse e non sarà facile colpire la rendita
fondiaria e parassitaria, ma sarà senz’altro durissimo intaccare quello che è
il “grande privilegio” della razza padrona italiana. Le prime avvisaglie già si
sono avvertite nel dibattito parlamentare, nelle resistenze interne ad alcune
forze politiche, nell’opposizione di altre e nei tentativi di estremizzare le
difficoltà esistenti nei rapporti unitari del sindacato per ritardarne non solo
l’obiettivo dell’unità, ma per creare quelle lacerazioni che già una volta i
lavoratori hanno pagato sulla loro pelle e che non faranno certamente passare
oggi.
Dai congressi sindacali, dalla base, è
venuta l’indicazione dell’unità, dell’autonomia, della lotta per l’emancipazione
dei lavoratori. Nessuno, a nessun livello, può ignorare questa indicazione e
anche i lavoratori devono capire che su queste cose, sul generale e non
sull’individuale, devono indirizzarsi le attenzioni e le energie del quadro
dirigente e del movimento.
In questa visione generale si colloca
la nostra azione di sindacato dei lavoratori elettrici di Larderello, per un
piano organico e investimenti nella geotermia, per la piena produttività degli
impianti e dei lavoratori, la diversificazione nello sfruttamento e l’ulteriore
occupazione attraverso una reale crescita della produzione in una struttura
organizzativa dell’Ente economicamente più valida.
A questo scopo è necessario
intensificare i momenti di incontro e coordinamento con l’esterno affinché la
“vertenza energia”, che dovremo sostenere con forti lotte, trovi momenti di
mobilitazione generale, nazionalmente e territorialmente, che siano all’altezza
della sua reale importanza e della saldatura che rappresenta nel progetto di
trasformazione del nostro paese.
PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 43.
60. Arca-Cre:
strumenti importanti per l’unità e l’elevazione socio-culturale dei lavoratori[1]
In genere nei nostri Congressi e anche nelle riunioni
del Comitato direttivo, si parla poco o niente dell’Arca e del Cre, delle
attività, dei problemi del tempo libero e della cultura. Si da per scontato che
a gestire questi settori siano gli “specialisti”, quelli eletti una volta ogni
tre anni, e che, in fondo, passato il momento del voto e l’esame di
quanti
compagni ed amici risultano eletti per questo o quel sindacato, non ci sia più
tanto da fare.
Tra i lavoratori (quelli veri, non i
mitici protagonisti della lotta di classe!), c’è disinformazione,
sottovalutazione e qualunquismo. Non a caso si identificano questi organismi
col nome di “comitati dei sollazzi”.
Io credo che, grazie all’impegno e al
sacrificio, presente e passato, di chi ha operato nei Cre e nell’Arca, siano
stati fatti passi avanti per superare una visione corporativa, di elite, nella
gestione delle attività ricreative, culturali e assistenziali, anche se,
sostanzialmente, non molte innovazioni ci hanno caratterizzato rispetto alle
vecchie gestioni padronali, almeno quelle più avanzate, come a Larderello.
Occorre rapidamente recuperare il tempo perduto
tenendo presenti due obiettivi di fondo da raggiungere: l’unità sostanziale
delle gestioni Arca e Cre, attraverso la più ampia partecipazione di base, e il
coinvolgimento diretto dei Consigli di fabbrica e dei sindacati, e l’elevazione
socio-culturale e politica dei lavoratori.
Occorre pertanto superare sul territorio il
frazionismo organizzativo tra Cre e Cre, attuare iniziative coordinate, meno
settoriali e dispersive, arrivando all’unificazione reale di Arca (intesa come
lo strumento politico del coordinamento) e dei Circoli che direttamente
dovranno essere rappresentati a questo livello.
Occorre inoltre, a mio avviso, intensificare gli
sforzi di unificazione di strutture ed esperienze con altri Circoli Aziendali e
con quelli presenti sul territorio (Arci-Acli-Endas) in modo da assolvere
sempre più l’importante ruolo di aggregazione popolare e pluralista
fondamentale per la crescita della democrazia e della circolazione delle idee.
E’
fondamentale inoltre attuare un attento esame autocritico delle attività
svolte, in modo da evidenziare quelle che vanno eliminate o ridotte, perché
concepite in un’ottica individualistica, egoistica, di consumismo e di
privilegio e dare più ampio spazio all’iniziativa culturale e ricreativa,
basata su più ampi momenti partecipativi, sia dei lavoratori elettrici che dei
cittadini in genere.
Uno dei
settori prioritari dovrebbe essere quello culturale. Ma non una cultura per
eletti, o da subire in forma passiva, ma bensì un’attività basata sulla
discussione, sul confronto e sull’approfondimento dei problemi sociali,
storici, ambientali, produttivi, ideologici, artistici, che costituiscono il
patrimonio di lotte e di evoluzione della società italiana. Quindi teatro,
cineforum, conferenze-dibattito, ricerche per i giovani, visite guidate alle
Istituzioni culturali, scambi di esperienze con altri lavoratori, iniziative
promozionali verso gli studenti...
Troppe volte si parla di cultura per abbellire
programmi e dare tono a noi stessi. Le attività poi sono altre, e queste sì,
assorbono impegno e buona volontà, e interessano settori più prosaici come il
servizio di assicurazione auto (RCA), le convenzioni per acquisti di articoli
commerciali, il panettone, la gestione di bar, gli spacci aziendali o, la
versione più aggiornata: il semi-ingrosso...tra l’altro effettuate non sempre con
vantaggi economici reali (il vantaggio politico è senz’altro negativo), perché
non solo queste attività perseguono il mantenimento di compartimenti stagni tra
i lavoratori e tra i cittadini, ma distolgono energie preziose da altri settori
e aggravano i costi, per la loro parte, di un Ente dissestato.
Ricordo ancora con grande amarezza un cartello
stampato a grossi caratteri ed esposto in un negozio di San Giovanni Valdarno,
diceva: “Questo negozio pratica lo sconto del 10% ai dipendenti dell’Enel”. Era
là, sul Corso principale, in bella vista, e credo che non facesse aumentare le
simpatie per i lavoratori elettrici.
Non siamo soli. L’Italia è una jungla di privilegi
apparenti, di guerre tra poveri combattute con le armi più strane, di
stratificazioni sociali, di silenzi legati al mantenimento del voto o della
delega.
Forse è proprio per tali ragioni che dovremmo tutti
insieme lavorare di più intorno a questi problemi e avviare un cambiamento
profondo, che dia la prospettiva e la misura di quell’altro cambiamento, sulle
cose piccine della nostra vita che poi, a ripensarci, e moltiplicandole per le
miriadi di esperienze in atto, non sono più tanto piccine e marginali.
[1] Un lavoro più esteso si
trova in un saggio che traccia le linee dell’evoluzione dell’associazionismo e
del Cre nell’area boracifera, gc., dts., pp. 19, 17 dicembre 1975.
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