Le “profughe” di
Castelnuovo.
Per
saperne un po’ di più.
Dunque, il nostro
piccolo Comune di circa 2340 anime, con una densità di 26,3 abitanti x Kmq., abbastanza tranquillo e operoso, con una
buona qualità della vita, con una Amministrazione Comunale (dipendenti e
amministratori), su standard di efficienza, dotato di servizi di Eccellenza per
il 118 (eliporto compreso), Confraternita di Misericordia e Pubblica
Assistenza, Casa degli anziani, quattro Parrocchie, quattro ordinati e decorosi cimiteri, tre ambulatori
medici di base nei quali si alternano quattro o cinque medici, due farmacie,
una “Casa per gli anziani”, una biblioteca e molte Associazioni no profit nello
sport, cultura, Pro.Loco, dei grandi spazi verdi a giardino pubblico. L’acqua
potabile non è mai mancata, e appena arriva il freddo ecco che viene dato il
calore geotermico in tutte le abitazioni, capoluogo e frazioni comprese (Sasso
Pisano, Montecastelli Pisano, Leccia), ad un prezzo estremamente competitivo su
quello del metano, gasolio, legna…e questo è un grande vantaggio per una
popolazione con molti anziani e bambini piccoli, poiché anche se il clima è
cambiato negli ultimi cento anni, nell’inverno la temperatura scende poco sotto o poco sopra lo ZERO e alcune
volte cadono abbondanti nevicate dato che siamo circondati da monti, almeno tre
dei quali tra gli 850 ed i 1000 metri di altitudine. Dal 2016 anche a questo
Comune sono stati assegnati dei “profughi” di quella grande migrazione epocale
in corso dai paesi poveri, fuggiaschi causa la guerra e la carestia, ed anche
in cerca di un futuro migliore, tentando
tragiche migrazioni e traversate di mari per raggiungere le nazioni più ricche
d’Europa e del Mondo, tra le quale, per la sua posizione di ponte tra l’Africa
ed il continente europeo, l’Italia è una di quelle, con la Grecia e la “rotta
dei Balcani”, che sta accogliendo il flusso maggiore. Italiani, brava gente, si dice! Ma i problemi
non mancano e degli 8003 Comuni soltanto 2800 circa, si sono dichiarati pronti
all’accoglienza dei migranti. Il nostro Comune ha accolto i primi profughi
albanesi nel 1989, e da allora gli arrivi sono stati crescenti, soprattutto
costituiti da albanesi (al 1/1/2016 essi
rappresentano il 34,5% degli extracomunitari), marocchini (25,9%) e macedoni
(10,7%). Ormai, circa il 19% della popolazione di Castelnuovo V.C. è costituita
da stranieri di cui n. 364 extracomunitari e
n. 64 da cittadini comunitari. Per
la verità, quasi tutti campano del proprio lavoro o della propria pensione con
il sostegno di qualche agevolazione sociale pubblica. Si può anche dirgli
GRAZIE! di essere venuti, perché avete preso in affitto le nostre vecchie o
doppie abitazioni rimaste vuote, contribuite a far funzionare le nostre scuole,
alcuni servizi medici, come la pediatria, date anche un po’ di ossigeno a tutte
le altre scarse attività commerciali, offrite il servizio di assistenza ai
vecchi, sia a ore, sia come “badanti”,
mentre alcuni giovani sono entrati a far parte attiva delle Associazioni Sociali del nostro Comune.
Naturalmente l’integrazione non è facile, usi, costumi, religione, stile di
vita, cultura, sono troppo differenti e ci vorranno almeno due generazioni per
avere una Comunità omogenea nella sua
differente multiculturalità.
A questo piccolo Comune
la Legge ha assegnato 3 profughi, e così alla fine dell’estate 2016 sono arrivate tra
noi tre giovani donne africane! L’assegnazione, a cura del Prefetto di Pisa, che
il nostro Sindaco ha definito “imposizione”, ha destato molta curiosità e due
moti contrastanti: la nascita di un Comitato di Accoglienza e il mugugno non
solo degli amministratori che governano il Comune, ma di molta parte della
popolazione. Il Comitato di Accoglienza ha messo in moto una catena solidale
assai vasta ed efficiente, ma anche il Sindaco ha provveduto, torto collo, a
mettere a disposizione un piccolo appartamento nel centro del capoluogo ed
arredarlo dignitosamente. E poi? Dopo qualche settimana sono “sparite nel nulla
dell’anonimato” due di queste profughe…seguite più tardi dalla terza! Nessuno
sa dove siano andate! Intanto ne arrivano altre due, ma anche loro spariscono
rapidamente. Ma ecco una bella sorpresa: arriva una giovanissima profuga con il
suo bambino di circa un anno di età! Naturalmente molto amore è stato riversato
su questo bambino delizioso! Arriva infine un’altra ragazza che va a coabitare
con la madre ed il bambino. Le cose sembrano assestarsi. Sembrano, perché da
pochi giorni madre e figlioletto si sono
dileguati. Adesso ne rimane una, forse ne arriveranno altre due? Non lo
sappiamo. Ma qualche considerazione è d’obbligo. Queste persone che stanno
molte ore del giorno a parlare sui telefoni cellulari connesse ad una “rete”
vastissima, che hanno buona cura della loro persona, che godono di supporti
medici, linguistici e burocratici a cura di un apposito Comitato territoriale,
che usufruiscono di un benefit di 35 € pro capite al giorno (dei quali 2,5 €
vanno alla persona ed i rimanenti all’Ente che le gestisce), che possono avere
contatti con i cittadini e con altri profughi presenti nei Comuni vicini con
possibilità di assentarsi per almeno tre giorni dalla loro residenza, cosa
cercano? Perché spariscono nell’anonimato? Quale altro paese d’Europa intendono
raggiungere, sempre illegalmente? Andranno a “battere” nelle pinete e nelle
metropoli? E questo bambino? Sono molto in ansia per la sua sorte, per
tutto quello che si sente dire sulla sparizione dei minori di età! E se tutto
questo avviene in un Comune virtuoso, piccolo, decentrato, dove i valori umani
sono ancora alti, e piano piano questi
profughi finiscono per essere “accettati”, cosa ne è dell’intero
problema nazionale? Quanti profughi finiscono nell’illegalità? Certo ci deve essere per loro una “corsia
illegale preferenziale”, aiuti onerosi, sfruttamento, rischi personali, per
raggiungere magari un marito, un compagno, un parente…e ci deve essere chi
lucra su questo traffico, su quei 32,5 € pro-capite al giorno, che servono per
la gestione di ogni profugo? Sembra davvero incredibile non poter far nulla!
Certamente il
funzionamento del sistema di accoglienza è una “macchina” assai complicata e ben poco sono riuscito a
capire ed orientarmi tra l’esercito di sigle che caratterizza il sistema di e
segue il percorso di un migrante: CPSA, CDA, CARA, CID, CIE, CPR, SPRAR?
IL SPRAR è il sistema di protezione per i richiedenti
asilo e rifugiati e impiega in Italia circa 9000 persone per la realizzazione
del suo progetto. Esso agisce soltanto su circa 2800 Comuni degli 8000
esistenti. In sostanza gestisce circa il 90%
delle risorse assegnate all’accoglienza di ogni persona alla quale sono
destinati da 1,5 al massimo di 2,5 € pro-capite. Il numero crescente dei
richiedenti accoglienza, e il piccolo numero dei Comuni disposti a concederla,
ha fatto introdurre i CAS (Centri di Accoglienza Straordinari) che, di fatto,
costituiscono oggi la regola, con un sistema di accoglienza parallelo gestito
separatamente dalle direttive dei SPRAR, costringendo tutti i Comuni, dove gli
Enti gestori individuano le strutture adatte a ospitare i migranti sul proprio
territorio, in quote proporzionali al numero dei residenti dei Comuni stessi. I
CAS possono essere gestiti da Enti no profit e da Enti profit su affidamento
delle Prefetture, con gare di appalto periodiche, a carico del Fondo Nazionale
per la politica e i servizi di asilo. Insomma un labirinto dal quale
occorreranno tempi lunghissimi per trovare l’uscita, mentre i costi saliranno
ed anche le sofferenze di chi credeva, arrivando perigliosamente in Italia, di
essere arrivato nell’Eden.
Domande e parziali risposte:
1) Dove si ricava
l’obbligo per i Comuni di Accettare i profughi? Grazie all’accordo fra Governo,
Regioni ed Enti Locali del 10 luglio 2014 (Piano Nazionale per fronteggiare il
flusso straordinario di cittadini extracomunitari: adulti, famiglie e minori
stranieri non accompagnati) vi è stata una effettiva redistribuzione degli
arrivi sui territori regionali. Le prefetture convocano tutti i Comuni su base
Provinciale per verificare le volontà di accoglienza dei richiedenti asilo, le
relative quantità, nonché l’esistenza delle strutture adeguate. In casi
straordinari le Prefetture possono “imporre” ai Sindaci che non accettano
profughi sul loro territorio di ospitarne secondo un parametro tra
abitanti/profughi di 1 ogni 1000 abitanti. In questo caso i Comuni sono
“obbligati” all’ospitalità, mentre la gestione passa sotto lo SPRAR o sotto i
CAS con le relative associazioni o soggetti profit o non profit per la gestione.
Salvo queste assegnazioni di necessità, nulla è previsto per i Comuni che
rifiutano l’accoglienza. Il Sistema di protezione per richiedenti asilo o
rifugiati, ha ormai al suo attivo 15 anni di esperienza sull’accoglienza dei
profughi. Nato nel 2001 con un protocollo d’intesa tra Ministero dell’Interno
Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, l’Associazione nazionale
dei comuni italiani (ANCI) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati (UNHCR), per la realizzazione di un “Programma nazionale asilo”, lo
SPRAR è stato istituzionalizzato con Legge n. 189/2002. Il sistema SPRAR è
finanziato con il Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. È
costituito dalla rete degli enti locali che, anche attraverso il supporto delle
realtà del Terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata”
finalizzata alla costruzione di percorsi individuali di inserimento
socio-lavorativo. L’adesione al sistema SPRAR dovrebbe garantire agli EE.LL
finanziamenti certi e servizi di supporto e accompagnamento, compresa la
formazione degli operatori. Data l’insufficienza degli SPRAR a rispondere al crescente numero di immigrati,
sono stati istituiti a livello territoriale i C.A.S (Centri di accoglienza
straordinaria), individuati attraverso bandi di evidenza pubblica emanati dalle
Prefetture. A tale scopo è previsto un contributo finanziario massimo pro
die/pro capite pari a 35 € che copre tutti i costi previsti per l’accoglienza
(alloggio, vitto, vestiario, prodotti per l’giene personale…), mentre ad ogni
persona viene erogato un pocket money giornaliero di 2,50 € e una scheda
telefonica di 15 € all’ingresso. I compiti dei CAS sono dettagliati
minuziosamente ed oltre a garantire
misure di assistenza e protezione prevedono
un percorso di integrazione sociale e riconquista personale della
propria autonomia. I Fondi per l’accoglienza dei profughi sono assegnati
all’Italia dall’EUROPA e il riparto delle quote profughi da accogliere nelle
singole regioni è definito dal Ministero dell’Interno, in relazione alla
percentuale di accesso alla quota del fondo nazionale per le politiche sociali.
Per la Toscana la quota è del 6 %.
2) Quali obblighi
gravano sui richiedenti asilo mentre la loro richiesta viene esamina? Il
percorso giuridico è molto complesso e parte dalla richiesta di asilo sul cosiddetto
Modulo C3 della specifica Commissione. Espletate le formalità al richiedente
viene rilasciato un permesso di soggiorno per richiesta di asilo valido sei
mesi, rinnovabile fino al completamento dell’iter giuridico. Ci sono tre
livelli di protezione e ognuno con la
descrizione di cosa consente lo status di rifugiato. Casi particolari sono
previsti per i minori non accompagnati e per “vittime della tratta” a scopo di
sfruttamento sessuale.
3) Quali sono ad oggi i
tempi di questo esame? I tempi per l’esame di ogni singola pratica dei migranti sono adesso diminuiti a circa
8/9 mesi dai 2 anni iniziali. Sono attualmente al vaglio delle autorità circa
150.000 richieste di asilo presentate dai migranti giunti in Italia (soglia
massima sostenibile stabilita dal Ministero dell’Interno) Il 1° settembre 2016
è entrato in vigore un decreto varato il precedente 10 agosto dal Ministero
dell’Interno, dopo la conferenza unificata Stato-Regioni del 28 luglio 2016,
testo che modica i precedenti provvedimenti del 1989-90, semplifica e snellisce
l’intero iter burocratico di presentazione dei progetti da parte dei Comuni. Ad
oggi sono 2800 comuni (sugli 8003
complessivi d’Italia), che hanno dato il
via a progetti di accoglienza per un totale di 27.000 alloggi, mentre in
Toscana, sui 279 comuni della Regione, solo 46 comuni hanno rifiutato
l’accoglienza ai migranti. Tuttavia, i ritardi
nelle erogazioni dei fondi stanno mettendo in seria crisi questo sistema. Altro
punto di crisi sono gli ancora i tempi troppo lunghi per il completamento delle
richieste di asilo ( in Toscana al 30 giugno 2017 sono ancora 12.000 migranti
in attesa di risposta alla domanda di asilo politico) e del mancato
coordinamento tra le varie Istituzioni coinvolte. Naturalmente l’handicap più
grande è il ritardo politico e normativo
della Comunità Europea in materia di rifugiati per arrivare ad una partizione
equa degli arrivi.
Nota di Carlo Groppi. 3
settembre 2017.
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