Endurance
E’ il titolo di un libro e il nome di una nave. La nave, famosa nel mondo, è quella dell’incredibile
viaggio di Ernst Shackleton al Polo Sud, iniziato il 1 agosto 1914 dall’Est
India Docks di Londra, a nome della “Imperiale Spedizione Transantartica” che
si prefiggeva di attraversare il continente antartico da ovest ad est. Accompagnano Shackleton 26 compagni, marinai e scienziati,
più 69 cani da slitta. Il libro è uscito
da poche settimane nella collana “Storie di montagna” a cura di Marco Albino Ferrari, con il titolo originale dell’autore Alfred
Lansing (1921-1975), “Endurance”, uscito
a New York nel 1959, con un grande
successo. L’edizione italiana è pubblicata
da Corriere della Sera, La
Gazzetta dello Sport, Club Alpino Italiano, ed è l’11° volume delle “Storie di
Montagna”, una pubblicazione settimanale, a prezzo popolare. Per me è stata una
rivelazione e una lettura affascinante. Sono rimasto soltanto deluso dal fatto
che, aumentando il prezzo di copertina di 2,10 € (portandolo cioè dai 7,90 ai
10 €), si potevano mettere alcune fotografie e una mappa che avrebbe reso più
chiaro al lettore il percorso dell’Endurance
e degli uomini sulla banchisa polare, senza dover consultare atlanti e mappe.
La nave Endurance restò imprigionata nel mare di ghiaccio del Mare di Weddell e
fu dovuta abbandonare da tutti gli uomini e dai cani. Si salvarono tre
scialuppe. E qui comincia la vera epopea di questi uomini e del loro
comandante, che riuscirono tutti a salvare la vita, naufraghi in una delle
regioni più selvagge del mondo. Non avevano né raggiunto il Polo, né avevano
attraversato l’antartide, ma la loro epopea come scrive Marco Albino Ferrari, e
la figura di Shackleton, sono diventati un mito moderno, non più solo di un
uomo, pur eccezionale, realmente vissuto, ma di tutti i suoi uomini, protagonisti
di una storia perfetta, nella quale Shackeleton è l’eroe positivo che conduce
il viaggio omerico del ritorno a casa, dove a ogni passo si rinnova il
conflitto con se stessi e con la morte, riuscendo vincitori.
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