Siena.
Siena, 1 dicembre 2011, ore 17,
m’affaccio al Chiasso del Bargello che scende sulla Piazza del Campo. Esclamo:
ma è magnifico! unico al mondo! Non c’è una piazza più bella! Luci rosate dei
palazzi antichi, luna crescente a destra della Torre del Mangia e Arturo brilla
nel cielo ancora vuoto di stelle…Un’eco ovattata di sommesse voci sul grande
anello, e il mormorio della fontana. Tutto è perfetto. Ma laggiù, alla Cappella del Palazzo, s’è
radunata gente mentre dal portone esce
un gran corteo, di musici, sbandieratori, stendardi e fantaccini, paggi e
Priori, tutti nei costumi palieschi, che si snoda in Via Banchi di Sotto per
poi imboccare Via di Città e Via del Capitano ed immettersi in Piazza del
Duomo. Chiude il corteo il gran stendardo bianco-nero del Comune seguito dalle
più alte e rispettate autorità cittadine. E dietro, e sempre a lato per tutto
il percorso, grande adunanza di popolo. Le chiarine squillano ed i tamburi
rullano, mentre le bandiere son lanciate al cielo, incessantemente, gli occhi
son lucidi, i volti severi, una gran compostezza austera negli astanti. A passo
svelto risalgo tutto il corteo, accarezzato più volte dalla seta delle
bandiere, raggiungendo la sua testa proprio all’ingresso della Piazza del
Duomo. Noto con piacere che la prima bandiera è della Contrada della Torre,
l’antico rione del Salicotto, che reca una gran torre issata sul dorso di un
elefante, con croce bianca in campo rosso. Mi fa ricordare che anch’io, da
ragazzo, facevo il tifo per la
Torre , dato che torraioli erano tutti i miei parenti, in
particolare mio zio Zeffiro, detto “il socio”, e suo figlio Narciso, cantore
nel coro della Cattedrale, e che una volta son stato anche nella Chiesa della
contrada, dove ricevetti una speciale pergamena…ricordi lontani che non so
scacciare, se non ricordandoli, così m’attraversano la mente immagini di volti
e nomi, ormai irrimediabilmente perduti, Anna, Loredana, Messinella, Franca,
Giovanni e Mauro…ed altri ancora più remoti, della bellissima Tina e dei
discendenti da parte di una zia, sorella del nonno…Salgo sulla scalinata del
Duomo ammirando l’ingresso del corteo (che taglia una gran folla), dal portone
sinistro, in cattedrale. Ad un signore distinto che mi sta accanto pongo una
domanda: cos’è questa sfilata? Mi risponde gentilmente: “Forse lei non sa che
oggi, primo dicembre, ricorre Sant’Ansano, ormai da mille anni proclamato,
assieme alla Vergine Maria, patrono e protettore della città e del popolo di
Siena? No, non lo sapevo! Per noi senesi, e per il popolo che si rauna nelle 17
contrade vive, l’anno non inizia il 1 gennaio e finisce il 31 dicembre, ma
finisce il 30 novembre e inizia proprio oggi 1 dicembre, e da circa settecento
anni il 1 dicembre le diciassette contrade, si recano, nel modo che lei ha
visto questa sera, a rendere omaggio al martire Ansano ed alla vergine in
cattedrale! Ci sono tutti i capitani e il Priore Generale delle Contrade, i
maggiorenti della città e l’Arcivescovo con tutto il clero…Ieri abbiamo
salutato l’anno che muore, con messe e cene, contrada per contrada, perché la
città vive e pulsa per le rivalità e le alleanze che esse rimangono intatte nei
secoli, ed oggi tutte insieme convergono in Duomo per offrire l’amore di Siena
alla Madonna ed a Sant’Ansano, chiedendo protezione e grazie…solo noi senesi
possiamo capire cosa accada, perché si tratta della nostra invincibile identità”.
Avrei qualche domanda da fargli, ma lo ringrazio per la gentilezza ed entro
anch’io nella grande cattedrale già colma di migliaia di persone. Sfiorando la
navata destra noto che il pavimento intarsiato, meraviglia tra le meraviglie
dell’umanità, è scoperto, anche se protetto dal calpestio, ma non ho il tempo
né lo spazio di soffermarmi, arrivo alla cappella della “Vergine del Voto”,
antica e amata icona della fede religiosa di Siena, accendo un candelotto a
ricordo dei miei cari morti ed anche, con una punta di agnostico opportunismo,
a protezione di tutte le persone che amo e che mi amano. E’ un gesto che compio
ormai da molti decenni…poiché le mie frequentazioni senesi risalgono alla metà
del secolo passato. Lentamente ce la faccio a raggiungere una delle colonne più
vicine al transetto, c’è una buona visuale dell’abside e un’acustica perfetta.
Intanto il clamore dei tamburi e delle chiarine sale altissimo e le bandiere
son lanciate al soffitto da mani abilissime che mai le lasciano cadere al
suolo. Iniziano i pronunciamenti, per primo il Priore Generale delle Contrade,
a cui fa seguito l’Arcivescovo. Mi sembrano parole importanti, dette con cuor
sincero. Ad un tratto mi sento toccare un braccio, mi volto e vedo una giovane
ragazza asiatica, con in mano un apparecchio fotografico, sorridente, che
guardandomi negli occhi mi chiede, in inglese, ma capisco, cos’è questa festa?
Le chiedo se parla la lingua tedesca, della quale ho appreso qualche rudimento,
ma lei dice di no, aggiungendo che è cinese! Ah, allora tentiamo di dire di
cosa si tratta, in un inglese che dire approssimato è dire poco, in più inframmezzato
da parole in tedesco e italiano. Ripeto parte delle notizie che avevo da poco
ricevuto, destando viva curiosità nella ragazza, contenta di essersi trovata
dentro un evento non costruito per i “turisti”! Scatta molte fotografie e ne fa
una anche a me. Il suo sorriso è gentile gli occhi neri. L’incanto dura poco e
la piccola cinese viene rapidamente riassorbita dalla folla. Esco dalla
porticina laterale, mi soffermo sullo scheletro del Duomo Novo, il sogno
infranto di una città troppo superba,
rientrando a casa per le conosciute vie.
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