Memorie
lontane.
Anche quest’anno s’è sbarcato
bimbo, avrebbe detto la buonanima di mia nonna, dalla sua bella età di
novant’anni! Ne aveva davvero sbarcati tanti! Era vecchia, si contentava di
poco. La sua vita laboriosissima l’aveva tutta dedicata alla famiglia. Nata nel
1884 da una semplice famiglia di operai, terzogenita di due fratelli e una
sorella, all’età di sedici anni fu mandata con ottime referenze, a “servizio”
da una principessa, nella sua villa di Isola del Garda. L’accompagnò il suo
babbo Salvadore fino a Verona, con il treno, e da Verona a Salò con la
diligenza. A Salò si abbracciarono e la nonna salì su una barca che la
traghettò sull’isola dove rimase, senza mai tornare a casa, per tre anni. Tre
anni davvero felici, che non avrebbe mai più dimenticati! La principessa russa,
della quale divenne presto la “cameriera personale”, aveva sposato un nobiluomo
romano, ma la sua vita non fu altrettanto felice, anzi tragica. A quel tempo
era di moda, per le ricche dame straniere residenti nel Regno d’Italia, avere
al proprio servizio giovani ragazze toscane, dato che il parlar toscano era,
praticamente, il parlare italiano. Messo da parte un gruzzoletto di monete
d’oro, ritornata al paese, s’innamorò di un giovane musicante (anche la nonna
cantava nelle operette) e così si
fidanzarono. Lui era un virtuoso clarinettista e lavorava alla Ditta fondata da
Francesco de Larderel, ma il salario per i lavoranti piuttosto misero. Era il
periodo della grande emigrazione transoceanica
e molti giovani del paese partirono a cercar fortuna in America, ossia
negli Stati Uniti d’America. Ho ritrovato le tracce americane del nonno a Ellis
Island e in memorie di altri emigranti. Negli anni a cavallo del ‘900
emigrarono per l’estero circa 200 giovani, molti dei quali sposarono per
procura giunti negli Stati Uniti, ragazze del paese. Alcune famiglie
ritornarono dopo degli anni, ma molte rimasero per sempre là, diventando più
tardi cittadini americani a tutti gli effetti. Sappiamo che gli emigranti
castelnuovini prima del 1919 furono circa 400. Anche alcuni membri del numeroso
clan dei Groppi rimasero negli USA. Adesso sono ancora in contatto con quattro
sorelle, discendenti da Clamiro. Anche mia suocera, Anna, nacque negli Stati
Uniti nel 1917 e in America ha messo
forti radici il clan Francini, ora Franks, tutti discendenti da tre zii di mio
suocero! La vita non era idilliaca nel nostro paesello e il miraggio
dell’America diffusissimo. Per dare
un’idea della nostra piccola comunità
(5502 abitanti nell’anno 1901) trascriverò i dati del 1902: Nati
legittimi 126; Nati illegittimi 20; Morti 94; Matrimoni 44; Emigrati 191;
Immigrati 195; Abili al soldato 45; Riformati 25. Il nonno lavorò per diversi
anni nelle miniere di carbone della Pennsylvania, in più suonava in piccoli complessi
musicali, aveva messo da parte un po’ di dollari e decise di ritornare dalla
promessa sposa, ma, proprio alla vigilia della partenza, la banda dei gangester
italiani denominata “La Mano Nera ”,
entrò in molte case degli emigranti, narcotizzò gli uomini derubandoli d’ogni
avere! Figurarsi che “fortuna” fece il nonno! Ebbe bisogno di una colletta dei
compagni per pagarsi il biglietto di ritorno in Italia, più povero di quando
era partito. Ma, insomma, i due si sposarono e nel 1906 nacque il primo figlio,
Gino e nel 1915 il secondo, mio padre, Renzo. Due figli intelligenti e dotati
di un eccezionale talento musicale! Alla fine, durante il fascismo, entrarono
tutti alla Società Larderello, allora di proprietà del principe Piero Ginori
Conti e non per simpatie politiche, ma perché tutti utilissimi nella grande
banda musicale che ottenne premi alle manifestazioni nazionali ed ebbe il
riconoscimento ufficiale dalla visita del maestro Pietro Mascagni, l’autore
della Cavalleria Rusticana, che la diresse in due o tre concerti! Le loro
condizioni di vita migliorano molto e Gino avviò addirittura una redditizia
attività commerciale. Il nonno morì nel 1948, la nonna, che mi aveva allevato
sostituendosi a mia madre, nel 1974, mio padre nel 1985 e suo fratello nel 1986.
Anche le femmine sono ormai tutte morte, alcune di vecchiaia, ma le uniche mie
cugine del ramo paterno, le mie indimenticabili Jolanda ed Eleonora, m’hanno
lasciato troppo presto, con un gran carico di ricordi… che stranamente, mentre
s’avvicina il Natale e anch’io godo la felicità che irradiano i miei due
nipotini, Bereket e Yobdar, mi immalinconiscono.
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