PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 27.
43. Il voto del 20 giugno 1976 nella
Valdicecina e l’iniziativa sindacale
Quale
elemento vitale della società italiana il movimento sindacale ha seguito con
grande attenzione lo svolgimento delle elezioni politiche del 20 giugno. Pur
non avendo fatto una scelta precisa di schieramento, le Organizzazioni
sindacali hanno affermato che per affrontare con successo i difficili problemi
strutturali del Paese, complicati dalla crisi economica, sociale e morale che
si è abbattuta sull’Italia in conseguenza di scelte politiche errate,
occorrevano larghe intese programmatiche tra le forze politiche, economiche,
sociali e culturali e un profondo rinnovamento dei metodi del Governo,
privilegiando il decentramento e la partecipazione, favorendo in primo luogo la
politica degli investimenti produttivi e della piena occupazione.
Il sindacato, nella sua piena autonomia,
giudicherà il Governo dal suo programma e dalle priorità delle scelte atte a
risolvere i problemi dei lavoratori e delle grandi masse popolari.
Tuttavia i lavoratori sono parte
determinante delle forze politiche, svolgono in esse un ruolo fondamentale,
conoscono le interdipendenze che esistono tra l’appagamento delle loro
richieste e la realizzazione di una intesa più avanzata e progressista di
Governo, senza discriminazioni ideologiche o chiusure settarie.
Tutti i risultati elettorali sono oggi
largamente conosciuti. Credendo di far cosa gradita ai lavoratori noi
pubblicheremo i dati relativi ai nove Comuni della Valdicecina, non avendo
spazio per ulteriori tabelle e comparazioni. Alle forze politiche spetterà il
compito di un’analisi approfondita di questi risultati. A noi sembrano
sostanzialmente confermare le linee nazionali, in una zona ove le forze di
sinistra son sempre state largamente maggioritarie. Certo, la scomparsa o
frantumazione di forze politiche che hanno contribuito, alcune dal Risorgimento,
alla storia moderna del nostro Paese, lo riteniamo un fatto assai negativo,
proprio in virtù di quel pluralismo di idee indispensabile per assicurare
all’Italia una effettiva espansione della democrazia, l’avanzata sociale,
economica e morale.
Da tutte le forze politiche della
Valdicecina, dagli Onorevoli della circoscrizione e della Toscana, ci
attendiamo adesso non slogan propagandistici, ma fatti concreti.
La nostra Zona ha pagato in questi
trent’anni un prezzo troppo alto per una politica industriale, agricola e
infrastrutturale sbagliata. Al benessere di gruppi localizzati intorno ai poli
industriali (Larderello-Saline) corrispondono ancora vaste aree di
sottosviluppo e degradazione socio-economica. Senza parlare dell'emigrazione
che ha fatto diminuire gli abitanti dai 55.000 circa dell’anno 1951 agli
attuali 39.000.
E’ stato ripetutamente affermato e
dimostrato che la Valdicecina possiede ampie risorse (energetiche, minerarie,
chimiche, agricole, culturali) per conseguire un’espansione dell’occupazione,
in particolare di quella giovanile e femminile, e della produzione. Le
Organizzazioni sindacali hanno approntato unitariamente piattaforme
rivendicative comprensoriali, credibili e selettive. Sulle questioni reali si
deve aprire oggi il confronto con gli Enti Locali e con le forze politiche. Non
è in palio l’interesse particolare di questa o quella persona, di questo o quel
partito, ma l’interesse più generale e significativo di tutta la Valdicecina e
delle zone limitrofe.
Non ci saranno più margini di
giustificazione per gli assenti, per le vuote promesse e le velleità: ancora
una volta, con tenacia ed intelligenza, il movimento sindacale, i lavoratori, i
giovani, le popolazioni ripropongono una vertenza che è, allo stesso tempo,
zonale e nazionale, e che ci darà la misura reale di quel cambiamento, di
quell’ancora troppo sognata speranza, per il quale da sempre lavoriamo e
lottiamo.
44. Nota sulle dimissioni
dell’Esecutivo del Consiglio Unitario dei Delegati (Cud-Larderello)
I
lavoratori avranno certamente letto (e riflettuto) il comunicato emesso
dall’Esecutivo del Cud in data 2 dicembre 1976, relativo alle dimissioni
dell’Esecutivo stesso. Ritorneremo su tale argomento con una analisi possibilmente
più approfondita, perché, come abbiamo tante volte affermato, noi crediamo che
il Cud sia uno strumento indispensabile e primario per la politica sindacale
unitaria a livello di base.
I motivi di malessere e di stanchezza
non si avvertono solo tra i delegati di reparto. La situazione politica generale
così incerta e nebulosa causa profonda insoddisfazione tra i lavoratori. Questi
non sono i “tempi esaltanti” della contrattazione aziendale, quando c’erano da
recuperare livelli salariali almeno vicini a quelli dei paesi occidentali più
sviluppati e introdurre elementi innovativi nella parte economico-normativa che
dassero dignità e sicurezza al lavoratore. Oggi le politiche contrattuali si
scontrano, all’esterno delle fabbriche, con un tessuto sociale lacerato ed
ingiusto, frutto anche di errori nostri, ma soprattutto della classe dirigente
che ha governato l’Italia nel secondo dopoguerra.
Le politiche sindacali sono politiche
di respiro nazionale, difficili, non traducibili in risultati immediati,
possono creare difficoltà all’interno del movimento, e in questo senso è
comprensibile che il mantenimento dell’unità tra i lavoratori richieda uno
sforzo da parte di tutti. I delegati non hanno trovato adeguati sbocchi fuori
della Fabbrica. Sono bloccati i Consigli di Zona, strumenti importanti sui quali
si discute, ma non si riesce a fare passi avanti per l’azione frenante di forze
più o meno apertamente antiunitarie. Ma ci siamo impegnati veramente tutti su
questo terreno?
Oggettivamente il comunicato
dell’Esecutivo non porta chiarezza tra i lavoratori (del resto, mai chiamati
nei Reparti a questa discussione), in modo da uscire da questa situazione su
posizioni politiche più avanzate, ma ripropone elementi di qualunquismo contro
le Organizzazioni sindacali, già in difficoltà ad instaurare un rapporto
partecipato coi lavoratori. Molte delle incomprensioni tra Cud ed
Organizzazioni sindacali potevano essere superate. C’era stata la volontà da
parte delle Organizzazioni sindacali a lavorare in modo più unitario con il
Cud. C’era stata una chiara autocritica per alcuni aspetti, crediamo
marginali, della continuità nella
direzione del movimento dato che noi tutti siamo dirigenti sindacali e quindi
dobbiamo essere in grado di controllare le reazioni che nascono dalle
difficoltà che incontriamo ogni giorno nel nostro lavoro.
E’ stata scelta un’altra soluzione e
ormai è impossibile tornare indietro. Guardiamo comunque di far si che a farne
le conseguenze non siano in ultima ipotesi proprio coloro che tutti diciamo di
voler difendere, cioè i lavoratori.
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