I danni della II guerra mondiale.
PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 33.
50. Rivedere l’organizzazione delle Perforazioni per
un salto qualitativo nella tecnologia del lavoro, per migliorare l’ambiente,
aumentare la competitività, evitare gli sprechi, valorizzando le capacità
tecnico-pratiche delle maestranze (15 novembre 1977)
Il “Reparto
Sonde” è senza dubbio quello dove, attraverso le esperienze di alcune
generazioni di operai e tecnici, soprattutto di origine locale, si sono formate
le esperienze più originali nell’ambito dello sfruttamento delle forze
geotermiche. Esso ha avuto nel passato un ruolo fondamentale per l’espansione
dell’industria (legata alle quantità di vapore reperito con i sondaggi) e,
intorno a questo Reparto, si può affermare, hanno ruotato non solo le attività
delle Officine, ma quelle di tutti gli altri comparti produttivi e manutentivi
di Larderello.
Con la gestione Enel (1964-1973) le
Perforazioni hanno conosciuto un rapido declino. Dai 12 impianti in lavoro e
17.000 metri perforati nell’anno 1963, siamo scesi ai 4 impianti e 9.000 metri
perforati del 1973, con una conseguente contrazione degli organici, sia operai
sia tecnici.
Una cosa gravissima di questo periodo,
le cui conseguenze pesano ancora oggi, è stato il mancato aggiornamento
scientifico e tecnologico e il formarsi agli alti livelli della Direzione, di
una mentalità accentrata e conservatrice.
Con l’accentuarsi dell’iniziativa
sindacale è cominciata una tiepida fase di espansione della geotermia che,
mentre registra sempre di più, a livello politico, positivi pronunciamenti è
ancora vittima, nel campo operativo, di storture, conflitti e incapacità,
tipici di tutta la prima fase della
nazionalizzazione che ha visto prevalere la burocrazia, l’accentramento e
l’ambizione personale dei Direttori sugli interessi dei lavoratori e dei
cittadini.
Anche nelle perforazioni è cominciata una fase di
ripresa che pur tra mille contraddizioni, come vedremo più avanti, stiamo
vivendo tuttora, ma che rischia di arrestarsi se non verranno presi concreti e
rapidi provvedimenti. Questo è il movente della nostra presa di posizione che
vogliamo portare all'attenzione dei lavoratori affinché cominci a svilupparsi
una discussione in tutto il Reparto fino allo sbocco in una precisa vertenza unitaria
di mobilitazione e di lotta:
1) le perforazioni giocheranno nei prossimi anni un
ruolo ancor più importante in quanto la geotermia è uscita dal tradizionale
ambito territoriale toscano e si sta concretizzando la collaborazione Eni-Enel
per tutto il territorio nazionale;
2) grosse contestazioni e scontentezze sono sempre più
presenti tra i lavoratori, sia per le carenze tecnologiche, per la mancanza di
macchinari, attrezzature e ricambi, sia per persistenti ritardi nel
miglioramento ambientale, per gli sprechi e per l’assetto organizzativo che è
in larga misura permeato di paternalismo e favoritismi.
Sul primo punto poniamo due questioni fondamentali:
a) - sviluppo tecnologico per consentire competitività
operativa;
b) - organizzazione che valorizzi i tecnici, gli
operatori, i ricercatori e riduca al minimo la burocrazia e i compartimenti stagni.
Per lo sviluppo tecnologico è necessario predisporre
di programmi per acquisti e modifiche di nuovi impianti di perforazione, anche
di media potenzialità, e di tutta una serie di attrezzature e ricambi; ma è
veramente indispensabile creare strutture di tecnici (che in parte già sono
disponibili) per affrontare i problemi di nuove tecnologie operative evitando
l’attuale frantumazione che porta al caos, alla mortificazione professionale e
talvolta allo scoraggiamento. Non è più pensabile che in questo Reparto
continui ad esistere in permanenza una non meglio precisata “Staff” che lavora
esclusivamente per il Dirigente, composta di otto persone (di cui quattro
laureati, mentre quattro periti minerari non hanno mansioni precise e si danno
da fare unicamente per la loro coscienza individuale), mentre altri impiegati
girino a vuoto, da un giorno all’altro, con carichi di lavoro irrisori.
La mancata organizzazione, con il grave senso di
deresponsabilizzazione che comporta, a partire dal “gruppo B” fino al Capo
Sezione, fa si che una sorta di anarchia deleteria venga avanti con conseguente
peggioramento del lavoro e della funzionalità interna al Reparto stesso. A
nulla può la buona volontà dei singoli: lasciati allo sbando immagazzinano
amarezza e rancori disamorandosi sempre di più di quei valori di
professionalità e specializzazione tanto necessari.
I lavoratori dei cantieri, nella maggior parte, sono
considerati ancora degli “schiavetti” ai quali è possibile far compiere di
tutto: carico e scarico materiali vari, montaggio tubiere, lavori di sonda ecc.
ecc. E tutto senza mezzi adeguati e possibilmente cercando di applicare
trattamenti salariali i più bassi possibili, come è avvenuto per i cantieri di
Anqua e Sasso 22 dove, addirittura, per gli stessi lavori si sono praticati tre
diversi trattamenti.
I cantieri, inoltre, non sono più affidati ad un unico
responsabile per ogni sondaggio, ma a dei responsabili “viaggianti” che difficilmente riescono a gestire i
problemi del lavoro. Il loro compito, sempre più amministrativo e meno tecnico,
sembra esaurirsi nel contatto con i Capi Sezione i quali illuminano tutto, a
tutte le ore del giorno e della notte.
Manca inoltre un organico di cantiere che eviti la
eccessiva attuale mobilità dei lavoratori, i quali, senza validi motivi,
vengono continuamente spostati da un posto all’altro, da una squadra all’altra,
non consentendo con ciò l’affiatamento, né la conoscenza e ostacolando alla
fine il buon andamento del lavoro.
Forse con questo tourbillon di spostamenti si vuol
raggiungere un altro scopo: isolare i lavoratori, non consentire il loro
impegno su problemi specifici, impedire il rapporto organico con le
Organizzazioni sindacali. Infatti non ci sono motivi validi per giustificare la
scarsa partecipazione degli addetti delle Sonde alle iniziative sindacali, né
sul difettoso e discontinuo funzionamento dei delegati di reparto, se non la
continua frantumazione degli organici che non consente di discutere,
conoscersi, far emergere i problemi.
E’ inoltre evidente che in queste condizioni meglio si
affermano le direttive della Direzione, e quindi del sistema deleterio dei
“mini-accordi” paternalistici, dei “contratti personali”, di quel “volemoce
beene” che ha sempre fregato gli operai. Rimane comunque da applicare una
necessaria armonizzazione tra mobilità e trasferta nelle zone interne ed
esterne attraverso una rotazione democratica del personale che elimini
privilegi e discriminazioni ancora oggi troppo in voga.
Al pari della eccessiva mobilità dei lavoratori
registriamo spostamenti di impianti da una Zona all’altra senza alcun valido
programma, con la sola negativa conseguenza della perdita di tempo. A questo
proposito riaffermiamo che la validità di un programma è data dalla sua
concreta possibilità di essere applicato.
Nel campo della programmazione dei sondaggi da
eseguire si assiste a un vertiginoso continuo rimescolamento, spesso dovuto ai
ritardi accumulati dalla Direzione nel prendere delle decisioni, altre volte
dalla mancanza dei permessi dei proprietari dei terreni interessati alla
costruzione delle postazioni, anche questo da addebitare ai ritardi nel
predisporre per tempo un numero sufficientemente elevato di sondaggi da
approntare, potendo perciò realizzare i lavori edili in stagioni climaticamente
più propizie.
Un altro aspetto allarmante che ci viene segnalato dai
compagni sondisti, e del quale avevamo sentito accenni anche in altri ambienti,
è quello dei tempi lunghissimi impiegati per effettuare la maggior parte dei
pozzi, quindi degli alti costi della perforazione. Risalta inoltre
negativamente che soltanto due impianti siano attivi nella Zona, fatto questo
che smentisce le troppo semplici dichiarazioni di “sviluppo della geotermia”
pronunciate dalla Direzione.
Non abbiamo immediati elementi di giudizio. Certo è,
ad esempio, che sempre più incomprensibile sta diventando il proseguimento dei
due pozzi per il “Centro Ricerche Geotermiche”, Alfina 14 e RC. 1. Iniziati nei
primi mesi del 1977 essi non hanno più ragione di essere proseguiti, se non
quella di mascherare impegni inesistenti ed errori da parte della Direzione di
quell’Organismo. Il loro costo complessivo si aggira sui 2 miliardi di lire e
potrebbe salire. A caratteristiche stabilizzate si continua nelle soste e nelle
misure con ulteriori addebiti. Sembra essere stato impartito un ordine di
questo tono “perforare piano, piano, quasi fermi!”[1]
Non possiamo naturalmente giurare sulla sua
veridicità, ma se ciò fosse realmente accaduto sarebbe davvero grave. Anche
nelle tradizionali aree di perforazione le soste assumono aspetti preoccupanti,
sfiorando il 50% del tempo complessivamente calcolato per il lavoro. Se
pensiamo ai costi giornalieri di un impianto, superiori ai 2 milioni di lire,
potremo avere un’idea dei notevoli sprechi.
Già con il personale a disposizione (non inferiore
agli anni passati, pari a circa 210 unità), sarebbe possibile far marciare i 7
impianti. Invece si preferisce tenerlo in soprannumero su alcuni cantieri (32 addetti
sul cantiere “Serrazzano 16” e 33 addetti sul cantiere “Anqua”) a fare altri
lavori, anziché perforare nuovi pozzi e trovare quel po’ di vapore che darebbe
una boccata di energia alle Centrali.
Abbiamo richiesto da tempo alla Direzione una riunione
per fare il punto sui problemi delle Sonde. Nel frattempo emergono con
drammaticità problemi a lungo mascherati e snobbati; in ambienti sempre più
vasti degli operai e dei tecnici si fa strada l’idea che così non si possa
durare, che questi sprechi, queste inefficienze, che hanno ripercussioni su
tutta la geotermia, devono essere eliminati pena un arretramento di tutte le
cose positive fin qui ottenute e per poter andare ancora avanti.
C’è dunque la necessità di realizzare l’incontro con
la Direzione su questi problemi e sugli altri che riguardano l’organizzazione
del lavoro dei cantieri, le strutture dei vari organismi (sonde, logistico,
fanghi, uffici) in una visione corretta di riconoscimento delle effettive
capacità professionali che non siano più mortificate da strutture burocratiche e
gerarchiche e da inattività, ma che siano valorizzate in una reale espansione
produttiva e riqualificazione tecnica.
Poiché queste cose non saranno indolori, poiché ci
saranno forti resistenze, ritardi artificiosi e insabbiamenti è necessario fin
da ora la più ampia mobilitazione dei lavoratori delle perforazioni per
arrivare, attraverso l’iniziativa unitaria delle Organizzazioni sindacali e del
Cud (Consiglio Unitario Delegati), alla positiva soluzione di quelli che non solo sono problemi settoriali,
ma centrali a tutta la “geotermia”.
[1] Il pozzo Alfina 14 sarà
ultimato il 26 dicembre 1977 alla profondità di 2367 metri . Il pozzo RC
1 (Reiniezione Cesano 1) sarà ultimato il 19 dicembre 1977 alla profondità di 3047 metri . Entrambi
improduttivi.
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