REJANS. Bir Beyoglu – Classically Pera.
Ascolto questa musica dolce e
romantica della fisarmonica di Edward Aris, quella che un tempo più lontano si
suonava a Istanbul nei Night di Pera, l’antico quartiere del centro città vecchia.
Il ricordo lo dedico al mio babbo Renzo ed anche a mio suocero Enzo, del quale
ricorre quest’anno il Centenario della nascita. Sono entrambi morti, Renzo nel
1985 ed Enzo nel 2002. Il primo era un valente fisarmonicista, il secondo, dopo
esordi musicali nella Banda paesana, con la “cornetta”, ossia la tromba, aveva
interrotto l’esercizio, ma era rimasto un appassionato di musica e,
soprattutto, un assiduo ascoltatore di mio babbo nelle lunghe veglie invernali.
Abitavano praticamente a poca distanza l’uno dall’altro, ed erano stati anche
colleghi di lavoro alla “Larderello SpA”, entrambi provetti saldatori! Le mie
figlie li chiamavano “Nonno è” (Enzo) e
“Nonno Re” (Renzo)! Erano a tutte e due molto affezionate a loro. Sono passati
i giorni natalizi…lieti, coi nipotini e con le nostre famiglie, ma anche con
qualche malinconia per quelli che recentemente ci hanno lasciati, come Giuliana
e Francesco. E’ la vita, si dice, ed è verità sacrosanta che per fortuna
riguarda tutto il genere umano e le specie viventi. Alla fine anche le pietre
moriranno.
Ascoltando Vivaldi e le sue
“stagioni” ho pensato a mio padre ed a lui dedico la poesia:
Le quattro stagioni.
Primavera tempestosa e lietamente,
rese i tuoi giorni colmi d’amore;
la musica fu l’amante e quasi un Dio
che t’aprì ogni còr fremente.
Venne l’estate: la follia della gran calura,
la guerra, la morte, la fatica del lavoro e la paura;
l’amor perduto e quello verginale che più
non isperavi, t’innalzarono alle stelle
che nel nuovo cielo di libertà e speranza,
brillavano d’argento sulla rossa bandiera;
e dentro donna, giovani occhi neri.
Autunno, ti dette, col suo quieto ardore,
i frutti saporiti dell’Eden,
mai conoscesti stagione così bella,
di rinnovata speme e di leggiadre spose:
Francesca, Severina, l’Orba
e a Sant’Alberto, dal Babini,
la
rossa Marina.
Ti regalò le languide note
sulla madreperlacea tastiera,
in quella piccola stanza, aperta
sulla palma, il roseto e sui cameli,
mentre con tuo stupore anch’io crescevo.
Oh! l’inverno! Ti donò l’amicizia
di un cane, e di ragazzi una schiera
attenti a quelle note del clarinetto
piccolo si bemolle e di Rossini
un licor che ogn’anima ammaliava.
E c’era lei, padre mio, la fanciulla bionda,
che i suoi primi baci non mi negava.
Poi venne il freddo d’un Natale e cancellò
le note e i palpiti del cuore,
all’improvviso fu silenzio,
e come a tutti accade, vinse il Male.
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