Usanze e Leggende di Castelnuovo di Val
di Cecina, appunti per la mia nipotina buttati giù a memoria!
I
Longobardi, popolo del Nord, occuparono
Volterra e il suo territorio nell’anno 603 dopo Cristo. Tracciarono nuove
strade e costruirono sulle pendici dei monti delle rocche di guardia per la
difesa delle miniere di rame e d’argento
che si trovavano sulla valle del torrente Pavone. Queste piccole rocche furono chiamate
Guardinghi e i pochi abitanti furono chiamati “lambardi”. Un Conte longobardo
che abitava a Volterra aveva il dominio di molti Guardinghi.
I primi longobardi avevano gli elmi con due
corna laterali e per i rozzi abitanti di
questa zone, furono chiamati in
principio “diavoli”. E di questa presenza restano soltanto alcuni toponimi come
ad esempio L’Aia dei Diavoli, cioè la sommità del Monte di Castelnuovo che
prese questo nome. Poco discosto c’è un altro luogo che discende dai
longobardi, cioè il “Campo ai trogoli” (dove trogolo o truogolo oggi si
intende un tronco di castagno svuotato
dove si dava da mangiare ai porci), ma in realtà il luogo era anticamente
conosciuto come “Campo agli Astrologhi”, dato che i longobardi amavano
osservare le stelle, cioè gli astri. Ma
anche prima dei longobardi c’era stata la presenza etrusca, e quella dei romani
che possedevano grandi territori e avevano edificato castelli. Infatti la
derivazione dei nomi propri dei nostri Borghi che termina in “ano” significa
“questo appartiene a): Lustignano: terra di Listenio; Micciano: terra di
Mittius; Serrazzano: terra di Servius; Bruciano: Terra di Brocius; Libbiano:
Terra di Livius ecc. ecc.
Castri
Novi de Montanea fu il nome che ebbe Castelnuovo. Vorrebbe dire: Castello di
Montagna. Fu detto anche Castellum Novum e infine Castelnuovo. Il piccolo
castello si ingrandì e nel 1213, passò sotto il dominio di Volterra. Era un
forte castello munito di mura e di porte
possenti, aperte sulle vie di comunicazione (che non corrispondono più a quelle
odierne) ma i cui resti si possono ancora oggi intravedere: Porta Fiorentina,
Porta romana, Porta Massetana, Porta Volterrana.
Le
porte erano chiuse la notte e sempre sorvegliate da uomini armati.
Finalmente alla fine del 1400 fu redatto uno Statuto di
Castelnuovo, mentre in precedenza veniva applicato quello della città di
Volterra. Questo Statuto è molto interessante, ci dice come si svolgeva la vita
dentro il borgo, dov’era la pubblica cisterna dell’acqua, l’Ospedale, le chiese
e le Cappelle ed anche com’erano i comportamenti dei suoi abitanti.
Ad
esempio c’erano queste regole, poi diventate usanze:
Non
si può mandare come imprecazione la peste ad alcuno;
Le
donne non possono accompagnare il morto;
Bisognava
spazzare ogni giorno davanti all’uscio di casa;
Ogni
Capo Famiglia doveva coltivare un orto;
Era
proibito fare le “scampanate” all’uscio di casa di vedovi o vedove che
riprendevano moglie o marito;
Si
faceva una multa alla vedova che si risposava entro un anno dalla morte del
marito;
Tutti
i capofamiglia si dovevano recare una volta all’anno alla “perdonanza” della
Madonna del Piano, pena una multa a chi nol
facesse.
Le
usanze erano per lo più di ordine religioso. Come portare fuori di Chiesa il
Crocifisso ligneo se pioveva troppo o accadevano eventi meteorologici
eccezionali. Più recentemente era usanza il gioco della tombola la vigilia di
Natale in tutti i i bar e Circoli, e l’ultima tombolata veniva premiata con un tacchino o “lucio”. Nelle
campagne usava accendere i fuochi la notte di San Giovanni e per il Giorno
dell’Ascensione non si poteva fare il formaggio, ma regalare il latte a chi lo
voleva. Altrimenti si diceva che “tutto il latte va in perdizione”. Durante i
forti temporali il capoccia del podere toglieva la catena di ferro dal camino
del fuoco e andava a gettarla sull’aia, dicendo “Santa Barbara Benedetta liberaci
dal fulmine e dalla saetta”!
Altre
riguardavano i castagneti e la raccolta delle castagne: i borghigiani potevano
entrare nei castagneti solo dopo che i proprietari avevano raccolto il frutto,
per fare “il ruspo” cioè sollevare le foglie e raccogliere le castagne rimaste.
Potevano anche raccogliere la legna trasportata dal torrente Pavone e rimasta
sull’argine.
In
quanto alle leggende non ne conosciamo alcuna tramandata ab antico. Si sente
solo dire qualche nome: come “La carrozza di fuoco”, cioè qualcosa di magico o
stregonesco legato al fosso “della Stregaia” che esiste ancora, oppure “La
capra ferrata”, luogo magico e delittuoso nel fosso prima di Terricoli. Mi ricordo che subito dopo la fine della seconda guerra mondiale (1946-47) si diffuse a Castelnuovo che nella piazzetta dell'Oratorio, "ci si sentiva", cioè che c'erano delle voci notturne misteriose. E così per diversi giorni molte persone si radunavano in quella piazzetta, tanto che la notizia dei "fantasmi" a Castelnuovo finì sulle pagine dei giornali (La Nazione, Cronaca di Pisa). Questa falsa notizia si deve, forse, al ritrovamento alcuni decenni prima, di alcuni scheletri umani ritrovati nel fossone posteriore a quelle case. Forse molto antichi. Ma poi tutto finì.
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