giovedì 15 aprile 2021

 


Usanze e Leggende di Castelnuovo di Val di Cecina, appunti per la mia nipotina buttati giù a memoria!

I Longobardi, popolo del Nord,  occuparono Volterra e il suo territorio nell’anno 603 dopo Cristo. Tracciarono nuove strade e costruirono sulle pendici dei monti delle rocche di guardia per la difesa delle miniere di rame  e d’argento che si trovavano sulla valle del torrente Pavone.  Queste piccole rocche furono chiamate Guardinghi e i pochi abitanti furono chiamati “lambardi”. Un Conte longobardo che abitava a Volterra aveva il dominio di molti Guardinghi.

 I  primi longobardi avevano gli elmi con due corna  laterali e per i rozzi abitanti di questa zone,  furono chiamati in principio “diavoli”. E di questa presenza restano soltanto alcuni toponimi come ad esempio L’Aia dei Diavoli, cioè la sommità del Monte di Castelnuovo che prese questo nome. Poco discosto c’è un altro luogo che discende dai longobardi, cioè il “Campo ai trogoli” (dove trogolo o truogolo oggi si intende   un tronco di castagno svuotato dove si dava da mangiare ai porci), ma in realtà il luogo era anticamente conosciuto come “Campo agli Astrologhi”, dato che i longobardi amavano osservare le stelle, cioè gli astri.  Ma anche prima dei longobardi c’era stata la presenza etrusca, e quella dei romani che possedevano grandi territori e avevano edificato castelli. Infatti la derivazione dei nomi propri dei nostri Borghi che termina in “ano” significa “questo appartiene a): Lustignano: terra di Listenio; Micciano: terra di Mittius; Serrazzano: terra di Servius; Bruciano: Terra di Brocius; Libbiano: Terra di Livius ecc. ecc.

 Castri Novi de Montanea fu il nome che ebbe Castelnuovo. Vorrebbe dire: Castello di Montagna. Fu detto anche Castellum Novum e infine Castelnuovo. Il piccolo castello si ingrandì e nel 1213, passò sotto il dominio di Volterra. Era un forte castello  munito di mura e di porte possenti, aperte sulle vie di comunicazione (che non corrispondono più a quelle odierne) ma i cui resti si possono ancora oggi intravedere: Porta Fiorentina, Porta romana, Porta Massetana, Porta Volterrana.

 Le porte erano chiuse la notte e sempre sorvegliate da uomini armati.

Finalmente  alla fine del 1400 fu redatto uno Statuto di Castelnuovo, mentre in precedenza veniva applicato quello della città di Volterra. Questo Statuto è molto interessante, ci dice come si svolgeva la vita dentro il borgo, dov’era la pubblica cisterna dell’acqua, l’Ospedale, le chiese e le Cappelle ed anche com’erano i comportamenti dei  suoi abitanti.

 Ad esempio c’erano queste regole, poi diventate usanze:

 Non si può mandare come imprecazione la peste ad alcuno;

Le donne non possono accompagnare il morto;

Bisognava spazzare ogni giorno davanti all’uscio di casa;

Ogni Capo Famiglia  doveva coltivare un orto;

Era proibito fare le “scampanate” all’uscio di casa di vedovi o vedove che riprendevano moglie o marito;

Si faceva una multa alla vedova che si risposava entro un anno dalla morte del marito;

Tutti i capofamiglia si dovevano recare una volta all’anno alla “perdonanza” della Madonna del Piano, pena una multa a chi nol

 facesse.

 Le usanze erano per lo più di ordine religioso. Come portare fuori di Chiesa il Crocifisso ligneo se pioveva troppo o accadevano eventi meteorologici eccezionali. Più recentemente era usanza il gioco della tombola la vigilia di Natale in tutti i i bar e Circoli, e l’ultima tombolata veniva  premiata con un tacchino o “lucio”. Nelle campagne usava accendere i fuochi la notte di San Giovanni e per il Giorno dell’Ascensione non si poteva fare il formaggio, ma regalare il latte a chi lo voleva. Altrimenti si diceva che “tutto il latte va in perdizione”. Durante i forti temporali il capoccia del podere toglieva la catena di ferro dal camino del fuoco e andava a gettarla sull’aia, dicendo “Santa Barbara Benedetta liberaci dal fulmine e dalla saetta”!

 Altre riguardavano i castagneti e la raccolta delle castagne: i borghigiani potevano entrare nei castagneti solo dopo che i proprietari avevano raccolto il frutto, per fare “il ruspo” cioè sollevare le foglie e raccogliere le castagne rimaste. Potevano anche raccogliere la legna trasportata dal torrente Pavone e rimasta sull’argine.

 In quanto alle leggende non ne conosciamo alcuna tramandata ab antico. Si sente solo dire qualche nome: come “La carrozza di fuoco”, cioè qualcosa di magico o stregonesco legato al fosso “della Stregaia” che esiste ancora, oppure “La capra ferrata”, luogo magico e delittuoso nel fosso prima di Terricoli. Mi ricordo che subito dopo la fine della seconda guerra mondiale (1946-47) si diffuse a Castelnuovo che nella piazzetta dell'Oratorio, "ci si sentiva", cioè che c'erano delle voci notturne misteriose. E così per diversi giorni molte persone si radunavano in quella piazzetta, tanto che la notizia dei "fantasmi" a Castelnuovo finì sulle pagine dei giornali  (La Nazione, Cronaca di Pisa). Questa falsa notizia si deve, forse, al ritrovamento alcuni decenni prima, di alcuni scheletri  umani ritrovati nel fossone posteriore a quelle case. Forse molto antichi. Ma poi tutto finì.

 

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