Al sismografo [i]
Sulla carta affumicata
la penna registrava
della terra il pulsare
lontano e profondo:
montagne, abissi, vulcani
dell’ignoto mondo
aspettavo nell’onda sinuosa.
Fuori il sole giocava
su rose purpuree,
più tardi sorgeva la luna
e il vento del Nord
avvolgeva il giardino
in una trama di gelo.
Così m’é rimasta
quell’ansia antica
di scrutare oltre il visibile
e noto
dentro le cose,
per comprendere il nuovo
che multiforme sboccia.
[i] La poesia "Al
sismografo" fu pubblicata ne “Il
Sillabario”, inserto della rivista La Comunità di Pomarance, n. 1/1997. Il
sismografo di cui parlo (uno dei 4 installati nell'area), era uno strumento per la rilevazione dei terremoti, installato
negli scantinati della Villa Ginori a Castelnuovo di Val di Cecina. Ad esso
accudivo (dall'estate 1956-1962), anche in orari serali e notturni. I 4 sismografi furono installati dall'Istituto Nazionale di Geofisica di Roma. Erano apparecchi di rilevazione di eventi sismici a breve periodo ed elevata sensibilità. Lo scopo di queste apparecchiature era quello di poter registrare movimenti sismici di breve periodo in un raggio zonale, sperando di poter stabilire l'esistenza di qualche ipocentro locale, origine di perturbazioni più forti. Inoltre i quattro strumenti potrebbero presentare delle differenzazioni locali circa l'intensità delle perturbazioni registrate, potendo così fornire utili dati alla analisi geologica del sottosuolo. Infine l'attività sismica poteva essere messa in relazione con altri fenomeni naturali o prodotti artificialmente che si verificavano nell'area geotermica di Larderello in relazione all'apertura di nuovi pozzi con emissione di vapore, o altre attività di natura endogena straordinaria.
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