A Dina Ferri [i]
E’ spenta la
querula voce
della fanciulla
che non conobbe amore.
I boschi
son pieni di silenzio,
le pietre non
possono piangere.
Greggi straniere
vanno sul monte:
casolari, città
lontane, l’infinito
orizzonte, il
firmamento sereno
e il maggio con
l’alpestre splendore
mirano occhi che
non sono i suoi.
Sfuma il
ricordo, si placa il desiderio,
anni si
ammucchiano ad anni,
speranze a
inganni; essere stati
è come il vento
d’una antica stagione,
vento perduto,
il nulla,
forse la vita
che incessante
rinasce in altre
forme.
La vita, il
quaderno, la rosa,
il dolore e la
croce:
s’è spenta la
querula voce
e ancora ci
addolcisce la canzone
il cuore.
Del sol morente
un raggio
è nostro
prigioniero
e dà calore.
[i] Il primo verso è tratto da una poesia della poetessa Dina Ferri
(Anqua/Radicondoli, 1908 –Siena, 1930), autrice dell’opera “Quaderno del
Nulla”, dal titolo “Partì” scritta per la morte della cuginetta Leontina.
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