Il mio 1° Maggio al tempo del CORONAVIRUS.
Sono in casa,
con uno straccio di “tricolore” al filo della terrazza. Intorno, nelle strade,
tutto tace. Ho ricordi lontani del 1° Maggio. Il primo è il garofano rosso che
mio nonno Dario si metteva all’occhiello della giubba,credo nel 1947; il
secondo è quello di mio suocero,
socialista, che non si metteva
più il garofano, dopo l’avvento di Craxi alla Direzione del Partito. Anzi,
diceva, dopo morto non mettetemi
garofani sulla tomba...Ricordo anche mio padre, musicista, che il 1° Maggio
andava con la banda a suonare a Sasso Pisano, la mattina presto, per poi fare
una ricchissima colazione! Anche a
Montecastelli era una grande festa, con un carro da buoi tutto adornato e pieno
di cose da mangiare e da bere. Nel 1964 andai a Roma, in Piazza San
Giovanni ad ascoltare il segretario generale della CGIL, Santi. Innumerevoli
furono inoltre le mie presenze alle varie celebrazioni del 1° maggio durante i
miei anni di “sindacalista” dal 1972 al 1985 e lo possono documentare i numeri
della stampa sindacale della Fabbrica di Larderello “Informazioni”, un
ciclostilato mensile che ancora oggi si può consultare all’Archivio Storico
della CGIL Toscana di Firenze. Credo di
aver celebrato il mio 1° Maggio più importante nel 1982, con un comizio ed una conferenza: al mattino in Piazza XX Settembre
a Castelnuovo e nel pomeriggio al “Circolino” di Montecerboli, commemorando il
delitto compiuto a Palermo da mafiosi-terroristi il giorno
innanzi, di due comunisti: Pio La Torre e Rosario di Salvo.
Successivamente,
dopo gli incarichi istituzionali come Sindaco del mio Comune e, con il
pensionamento, in concomitanza con il
frantumarsi della sinistra italiana e del Partito Comunista, e della Democrazia
Cristiana, mi sono distaccato (anche per malattie ed età), dalla militanza
attiva, dedicandomi alla letteratura ed alla storia locale, in primo luogo
quella della Resistenza e della Fabbrica di Larderello.
Dal
PCI sono approdato al PD, attraverso tutti i passaggi organizzativi, facendo oggi
parte dell’esiguo gruppetto di iscritti di tutto il comune che sarà composto da
una quarantina di iscritti. Ho trasfuso nelle mie poesie i miei ricordi, le mie
amarezze ed i miei timori per il futuro. Non solo per il mio partito, ma per la
deriva politica italiana. Ne pubblicherò una di queste poesie, dal titolo
emblematico di “L’ultimo inganno”, scritta nel 2007. Infatti il 19 aprile 2007 mi
ritrovai, inaspettatamente, tra gli ospiti invitati, al Congresso di
scioglimento del partito “Democratici di Sinistra” (DS) e avvio della fase
costituente del nuovo Partito Democratico, principalmente dalla fusione del
partito DS con la “Margherita”, uno dei tronconi della Democrazia Cristiana
prima e dell’Ulivo successivamente, che si svolse al Mandela Forum di Firenze.
Ero seduto accanto a nomi prestigiosi della politica italiana, ma ciò non mi
consolò! Ma, questo 1°
Maggio 2020, strade e piazze vuote, manifestazioni e cortei vietati per il
contagio, bandiere ammainate, e vissuto soltanto sulla televisione mi deprime moltissimo, con
i dati dei lavoratori che hanno perduto il posto di lavoro, dei disoccupati,
dei cassaintegrati, degli sfruttati e dei poveri del mondo, mentre una generazione
giovanile di uomini e donne stenterà a trovare una occupazione confacente con i
loro saperi e speranze di vita, ed ascoltare dalle televisioni soltanto quanto
il PIL di ogni paese scenderà, e quanti anni ci vorranno per riavere il
capitalismo vivo e le Borse andar su, come il differenziale tra BTP e Bund diminuirà
o si accrescerà. Certo, il Socialismo e il Comunismo erano soltanto utopie e, molte
volte si son trasformate in tragedie. Ma…
L’ultimo
inganno .
Aprile, una città sporca e infelice
m’attira nell’ultimo inganno
della lunga mia vita;
son nuove le parole, le persone
e mancano gli amati simboli,
bandiere del color del sangue,
e d’unire a fratellanza
gli sfruttati del mondo la canzone.
E’ morta una strana idea, un sogno,
forse un’illusione che m’ha guidato,
- e mio nonno e mio padre e tanti amici,
che non si turbino là, dove son felici! –
su strade impervie e sconosciute,
in mezzo a tremende bufere.
Il funerale è sobrio, come si conviene
tra poveri di spirito e di bene.
Nascerà da questa morte una gracile
creatura, una vita stentata, senza voce,
o crescerà come simulacro
di quella bruciante fede che sgorgò
da Marx e da una Croce?
Mi domando, di nuovo, chi sono
cosa cerco e perché mi trovo
in questo luogo alieno? ed esco
frastornato nella calda sera fiorentina,
lungo muri scrostati che sanno di urina,
tra dolenti sguardi d’immigrati neri
e spente donne dei balcani, in cerca
di fortuna.
Nessuno mi conosce, né conosce la
mia pena, la gente è indifferente
e ostile, a nulla loro importa
di sapere cosa urlino, tra qualche falsa
lacrima, là al Mandela Forum
nell’ultimo addio; soltanto una ragazza,
in un caffè di periferia, a un
complimento
ardito, mi mostra maliziosa
il bianco seno e luminoso un sorriso
amico! Ed è l’unica gioia, in questo
giorno triste.
El último
engaño
Abril,
una ciudad sucia y desdichada
me
seduce en el último engaño
de
mi larga vida;
son
nuevas las palabras, las personas
y
faltan los amados símbolos,
banderas
del color de la sangre,
y
de unión en la fraternidad
en
la canción de los explotados del mundo.
Ha
muerto un extraño ideal, un sueño,
quizás
una ilusión que me ha guiado
-como a mi abuelo y a mi padre y a tantos
amigos,
que
no se inquietan allí, donde encontraron la felicidad!-
por
quiméricos y desconocidos caminos,
entre
la furia del temporal.
El
funeral es sobrio, como se conviene
entre
los pobres de espíritu y de bienes.
¿Nacerá
de esta muerte una débil
criatura,
una vida agotada, silente,
o
crecerá a imagen
de
aquella ardiente fe que surgió
de
Marx y de una cruz?
De
nuevo me pregunto ¿quién soy,
qué
busco, por qué me encuentro
en
este lugar extraño? y salgo
agitado
a la cálida noche florentina,
de
interminables muros desconchados y orinados,
entre
tristes miradas de inmigrantes negros
y
apagadas mujeres balcánicas, en busca
de
fortuna.
Nadie
me conoce, ni conoce
mi
pena, la gente es indiferente
y
hostil, a ninguno le importa
saber
qué gritan, entre alguna falsa
lágrima,
en el último adiós, allí,
en
el Mandela Forum;
solamente
una muchacha,
en
un café de las afueras, tiene un cálido
cumplido
¡me muestra maliciosa
el
blanco seno e ilumina una sonrisa
amiga!
Es la única alegría, en este
aciago día.
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