mercoledì 3 aprile 2019








TRACCE DELLA “RESISTENZA”.

Ieri escursione con amici/che di Follonica, Massa Marittima e Montalcinello al luogo che ricorda la famosa battaglia (24 giugno 1944) di alcune squadre della XXIII Brigata Garibaldi “Boscaglia” contro un  divisione tedesca in ritirata. I Partigiani lasciarono sul terreno 5 uomini, un russo, un castelnuovino, un siciliano e due volterrani.  I caduti tedeschi non furono trovati, anche se si parlò di una ventina, e non sappiamo dove essi furono sepolti. Certo è che furono molti, a quel che dissero le prime testimonianze. Il Cippo commemorativo ha bisogno di restauri e pulizia dell’epigrafe. Salendo di poco nel bosco, sul luogo dove furono piantate le cinque croci di ferro, già nel 1945, per opera del fabbro di Montalcinello, che riportano le iniziali dei cinque partigiani, è stata eretta da alcuni anni, una bella artistica scultura in pietra dall’ANPI di Volterra, con i ritratti dei caduti e una scena di guerra. Si tratta di un luogo a me molto caro, sia per le memorie di un giovane partigiano,  Guido Salvadori, nato a Castelnuovo di Val di Cecina, sia per gli amici di Montalcinello, Serpi Evaldo e Capanni Cipriano, che mi fecero da guida  in tempi lontani, sia per i due partigiani di Volterra, dei quali mi son occupato nel libro La Piccola Banda di Ariano (2003): Ugo Mancini e Leonardo Dell’Aiuto. Ritornando a casa mi sono fermato al bivio del Ricavolo, a ripulire dalle foglie e dalla terra il piccolo cippo dove fu ucciso il partigiani Guido Nenciolini,  il quale, credo, avrebbe meritato un maggior decoro.  Ma questo è niente rispetto allo scempio che è stato compiuto al “totem” ubicato sul bivio della strada per Solaio-Anqua. Il “totem” in legno fu dato alle fiamme da vandali sconosciuti e il segnale indicatore dei luoghi dove si dispose la XXIII Brigata Garibaldi, sui Monti delle Carline, località Belcaro, fu divelto e nascosto. Una parte di questo cartello metallico fu ritrovato sotto il ponte del Mulino del Pavone. Come ammonisce  una celebre espressione di Ovidio nelle Metamorfosi: Tempus edax igitur praeter non omnia perdit ( il tempo vorace  oltre a noi distrugge ogni cosa).  Nell’indifferenza dei viventi.

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