TRACCE DELLA “RESISTENZA”.
Ieri escursione con amici/che di Follonica, Massa Marittima e
Montalcinello al luogo che ricorda la famosa battaglia (24 giugno 1944) di
alcune squadre della XXIII Brigata Garibaldi “Boscaglia” contro un divisione tedesca in ritirata. I Partigiani
lasciarono sul terreno 5 uomini, un russo, un castelnuovino, un siciliano e due
volterrani. I caduti tedeschi non furono
trovati, anche se si parlò di una ventina, e non sappiamo dove essi furono
sepolti. Certo è che furono molti, a quel che dissero le prime testimonianze.
Il Cippo commemorativo ha bisogno di restauri e pulizia dell’epigrafe. Salendo
di poco nel bosco, sul luogo dove furono piantate le cinque croci di ferro, già
nel 1945, per opera del fabbro di Montalcinello, che riportano le iniziali dei
cinque partigiani, è stata eretta da alcuni anni, una bella artistica scultura
in pietra dall’ANPI di Volterra, con i ritratti dei caduti e una scena di guerra.
Si tratta di un luogo a me molto caro, sia per le memorie di un giovane
partigiano, Guido Salvadori, nato a
Castelnuovo di Val di Cecina, sia per gli amici di Montalcinello, Serpi Evaldo e
Capanni Cipriano, che mi fecero da guida
in tempi lontani, sia per i due partigiani di Volterra, dei quali mi son
occupato nel libro La Piccola Banda di Ariano (2003): Ugo Mancini e Leonardo
Dell’Aiuto. Ritornando a casa mi sono fermato al bivio del Ricavolo, a ripulire
dalle foglie e dalla terra il piccolo cippo dove fu ucciso il partigiani Guido
Nenciolini, il quale, credo, avrebbe
meritato un maggior decoro. Ma questo è
niente rispetto allo scempio che è stato compiuto al “totem” ubicato sul bivio
della strada per Solaio-Anqua. Il “totem” in legno fu dato alle fiamme da
vandali sconosciuti e il segnale indicatore dei luoghi dove si dispose la XXIII
Brigata Garibaldi, sui Monti delle Carline, località Belcaro, fu divelto e
nascosto. Una parte di questo cartello metallico fu ritrovato sotto il ponte
del Mulino del Pavone. Come ammonisce
una celebre espressione di Ovidio nelle Metamorfosi: Tempus edax igitur
praeter non omnia perdit ( il tempo vorace
oltre a noi distrugge ogni cosa). Nell’indifferenza dei viventi.
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