sabato 6 aprile 2019




Della POESIA e della mia poesia.

 In questi ultimi mesi ho avuto  modo di ricevere e leggere una decina di libri di poesie.  E di un’altra decina di poeti ho letto su una antologia. Poeti locali e nazionali. Alcuni al loro esordio, altri nella piena maturità e uno, addirittura , un “vegliardo”.  La lettura di questi  libri, e la facilità di scriverli e pubblicarli, mi pone degli interrogativi sulla “mia” poesia, poiché non ho al mio attivo pubblicazione alcuna di una casa editrice, ma solo piccole pubblicazioni private,  in poche copie, riservate ad amici ed amiche che conosco di persona.  Avrei, tranne che nel caso del “vegliardo”,  un aiuto dalla mia età anagrafica (81 anni), anche perché la mia vita, che si rispecchia nella poesia, ha attraversato il secolo breve e drammatico del ‘Novecento, nel quale, pur avendo primeggiato  il mio esistenzialismo ed il mio poetismo, non ho potuto fare a meno di sottolineare  molti momenti storici, guerra, resistenza, dittatura, oppressione, colonialismo, fino agli ultimi decenni , e alla vittoria assoluta del capitalismo, con il conseguente assalto allo spazio vitale dell’intero pianeta, in ragione del profitto. Dal 1952 ad oggi ho serbato  circa 1000 “poesie”,  ma, dando ascolto a quanto R.M. Rilke ebbe a scrivere all’aspirante poeta Franz Xavers Kappus, nelle famose 10 lettere tra il 1903 ed il 1908, non l’ho ritenute tali . Ho soltanto cercato di scavare dentro di me godendo  di un possesso naturale, come mio modo di vita e di espressione, e,  come scrive Rilke al suo giovane aspirante poeta “senza mai esigere una ricompensa che possa venire dal di fuori, perché il creatore deve essere per sé stesso tutto un universo, tutto deve trovare in sé stesso e in quella parte della natura alla quale si è unito, anche se, potrebbe darsi, che dopo questa discesa nell’intimità della solitudine, si debba rinunziare a divenire poeta”. La vanità, e l’irruenza della giovinezza, mi portarono a cercare “il consenso esterno”, che fu cortese, mai ironico, e addirittura qualche volta  davvero gratificante.  Dentro una cartella ho ritrovato una fotografia, e la dedica parla ancora al mio cuore, quando leggo  che essa è dedicata “ad un amico e poeta”. Si parla del 1967, sono trascorsi 52 anni, e scrivo ancora.

Nessun commento:

Posta un commento