Della POESIA e della mia poesia.
In questi ultimi mesi
ho avuto modo di ricevere e leggere una
decina di libri di poesie. E di un’altra
decina di poeti ho letto su una antologia. Poeti locali e nazionali. Alcuni al
loro esordio, altri nella piena maturità e uno, addirittura , un “vegliardo”. La lettura di questi libri, e la facilità di scriverli e
pubblicarli, mi pone degli interrogativi sulla “mia” poesia, poiché non ho al
mio attivo pubblicazione alcuna di una casa editrice, ma solo piccole
pubblicazioni private, in poche copie,
riservate ad amici ed amiche che conosco di persona. Avrei, tranne che nel caso del “vegliardo”, un aiuto dalla mia età anagrafica (81 anni),
anche perché la mia vita, che si rispecchia nella poesia, ha attraversato il
secolo breve e drammatico del ‘Novecento, nel quale, pur avendo
primeggiato il mio esistenzialismo ed il
mio poetismo, non ho potuto fare a meno di sottolineare molti momenti storici, guerra, resistenza,
dittatura, oppressione, colonialismo, fino agli ultimi decenni , e alla
vittoria assoluta del capitalismo, con il conseguente assalto allo spazio
vitale dell’intero pianeta, in ragione del profitto. Dal 1952 ad oggi ho
serbato circa 1000 “poesie”, ma, dando ascolto a quanto R.M. Rilke ebbe a
scrivere all’aspirante poeta Franz Xavers Kappus, nelle famose 10 lettere tra
il 1903 ed il 1908, non l’ho ritenute tali . Ho soltanto cercato di scavare
dentro di me godendo di un possesso
naturale, come mio modo di vita e di espressione, e, come scrive Rilke al suo giovane aspirante
poeta “senza mai esigere una ricompensa che possa venire dal di fuori, perché il
creatore deve essere per sé stesso tutto un universo, tutto deve trovare in sé stesso
e in quella parte della natura alla quale si è unito, anche se, potrebbe darsi,
che dopo questa discesa nell’intimità della solitudine, si debba rinunziare a
divenire poeta”. La vanità, e l’irruenza della giovinezza, mi portarono a
cercare “il consenso esterno”, che fu cortese, mai ironico, e addirittura
qualche volta davvero gratificante. Dentro una cartella ho ritrovato una
fotografia, e la dedica parla ancora al mio cuore, quando leggo che essa è dedicata “ad un amico e poeta”. Si
parla del 1967, sono trascorsi 52 anni, e scrivo ancora.
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