lunedì 29 aprile 2019



La nuova chiesa dell'architetto Giovanni Michelucci



Certo, morire in terre straniere....non era per difendersi



La mensa aziendale e la foresteria.


 La "sbarra" all'ingresso principale dello Stabilimento.


La parte chimica.

 Facciata della antica chiesa in Piazza Leopolda, costruita da Francesco de Larderel.


 L'antico "torrino" di guardua e in primo piano la ricostruzione moderna di una "lagone".


L'intenso verde della natura non deturpato da un bellissimo "vapordotto" che si snoda verso la grande Centrale Geotermoelettrica di Valle Secolo, con i simboli della ricchezza nazionale che produce, i tralicci , ossia gli elettrodotti.

LARDERELLO, 27 aprile 2019.

Nell’attesa di mia nipote impegnata  in piscina a Larderello , ho deciso di fare una passeggiata  nel villaggio.  Ho vissuto  nel Centro Industriale di Larderello, dal 1951 al 1991. I primi 4 anni frequentando le Scuole Aziendali, scuole private nelle quali, 30 ragazzi di età non superiore ai 16 anni, tramite un esame di selezione, potevano essere ammessi al 1° dei quattro corsi previsti per ottenere un “diploma” in una delle specializzazioni industriali indicate dalla Larderello SpA: mineraria, chimica, elettrica. I promossi venivano assunti al lavoro, tramite una Cooperativa di Servizi, dalla quale, entro alcuni anni, venivano assunti direttamente dall’Azienda. Insomma, era  un lavoro sicuro, ossia il famoso “posto” del film di Olmi.  Qualifica iniziale di manovale, e successivamente lenta progressione gerarchica, fino ad arrivare alle maggiori Categorie o, comunque, alla specializzazione. Terminata la scuola nell’estate del 1955 e ottenuto il Premio dedicato ad un pioniere della geotermia, Plinio Bringhenti, nella specializzazione mineraria (insieme al mio compagno di corso, Giancarlo Montagnani, che il Premio Bringhenti aveva ottenuto nel settore elettrico), iniziai il lavoro il 16 febbraio 1956  presso l’Ufficio Geologico ubicato ai due lati della Chiesa dello Stabilimento, in Piazza Leopolda. Sono andato in pensione  nel luglio 1991. Sono stati anni felici, ho amato la Fabbrica, là sono cresciuto politicamente, socialmente ed economicamente, raggiungendo un alto livello di inquadramento finale. Ma, soprattutto, ho amato il mio lavoro, i miei colleghi,  molti dei miei superiori, stringendo le più belle amicizie della mia vita. Ho anche fatto parte di organismi socio-culturali che abbracciavano non solo  Larderello, ma anche gli altri centri industriali che a Larderello facevano corona,  ed infine ho avuto l’opportunità di conoscere zone  geotermiche a Larderello assai lontane, come il Monte Amiata, le aree del Viterbese, di Latera, dei Monti Cimini e Sabatini, della Tolfa, Cesano e della Campania.  Per questi motivi ho intitolato uno dei miei più importanti saggi storici “Fabbrica amica”.  Ma questa mattina la Fabbrica era muta, la Chiesa chiusa, il villaggio deserto. Passeggiando tra le case salivano alla mia memoria solo nomi. Sulla traccia dei ricordi ho fissato queste immagini.  

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