martedì 30 aprile 2019




SESTA, GEOTERMIA E DEGRADO.









Stasera  ho fatto una passeggiata  intorno alla centrale “geotermica” di Sesta (Radicondoli). Il nome della centrale è preso da una antica Fattoria, ubicata un centinaio di metri dall’impianto, già citata  molti secoli fa, facente parte, con Tegoni, Anqua, Solaio e relative pertinenze, del feudo dei Marescotti (e proprio a Cugnanello e Solaio ebbe ritiro  all’inizio del XVII secolo suor Giacinta Marescotti,  poi Beata ed infine,  Santa). E’ una centrale con annessi Laboratori di Ricerca Applicata, che occupa, con le sue pertinenze industriali un’ampia porzione di terreno, rimasto incolto dopo l’abbandono  della grande tenuta agricola.
Non so cosa sarebbe stato meglio: avere questa Centrale che offre energia  geotermica alla Nazione, ed anche il Laboratorio di Ricerche avanzate nella turbo dinamica, utilizzato da grandi Aziende, anche se con un impatto ambientale non proprio soft (in attesa delle Nuove Centrali ad Emissioni quasi ZERO) e con una discreta occupazione primaria e indotta, oppure un territorio in declino, abbandono e rovina, come ad Anqua, Solaio, Sesta, Castello di Fosini, Palazzaccio ecc. ecc.; salvo qualche isola felice a coltivazioni intensive, prative e vinicole,  e agriturismi?

lunedì 29 aprile 2019



La nuova chiesa dell'architetto Giovanni Michelucci



Certo, morire in terre straniere....non era per difendersi



La mensa aziendale e la foresteria.


 La "sbarra" all'ingresso principale dello Stabilimento.


La parte chimica.

 Facciata della antica chiesa in Piazza Leopolda, costruita da Francesco de Larderel.


 L'antico "torrino" di guardua e in primo piano la ricostruzione moderna di una "lagone".


L'intenso verde della natura non deturpato da un bellissimo "vapordotto" che si snoda verso la grande Centrale Geotermoelettrica di Valle Secolo, con i simboli della ricchezza nazionale che produce, i tralicci , ossia gli elettrodotti.

LARDERELLO, 27 aprile 2019.

Nell’attesa di mia nipote impegnata  in piscina a Larderello , ho deciso di fare una passeggiata  nel villaggio.  Ho vissuto  nel Centro Industriale di Larderello, dal 1951 al 1991. I primi 4 anni frequentando le Scuole Aziendali, scuole private nelle quali, 30 ragazzi di età non superiore ai 16 anni, tramite un esame di selezione, potevano essere ammessi al 1° dei quattro corsi previsti per ottenere un “diploma” in una delle specializzazioni industriali indicate dalla Larderello SpA: mineraria, chimica, elettrica. I promossi venivano assunti al lavoro, tramite una Cooperativa di Servizi, dalla quale, entro alcuni anni, venivano assunti direttamente dall’Azienda. Insomma, era  un lavoro sicuro, ossia il famoso “posto” del film di Olmi.  Qualifica iniziale di manovale, e successivamente lenta progressione gerarchica, fino ad arrivare alle maggiori Categorie o, comunque, alla specializzazione. Terminata la scuola nell’estate del 1955 e ottenuto il Premio dedicato ad un pioniere della geotermia, Plinio Bringhenti, nella specializzazione mineraria (insieme al mio compagno di corso, Giancarlo Montagnani, che il Premio Bringhenti aveva ottenuto nel settore elettrico), iniziai il lavoro il 16 febbraio 1956  presso l’Ufficio Geologico ubicato ai due lati della Chiesa dello Stabilimento, in Piazza Leopolda. Sono andato in pensione  nel luglio 1991. Sono stati anni felici, ho amato la Fabbrica, là sono cresciuto politicamente, socialmente ed economicamente, raggiungendo un alto livello di inquadramento finale. Ma, soprattutto, ho amato il mio lavoro, i miei colleghi,  molti dei miei superiori, stringendo le più belle amicizie della mia vita. Ho anche fatto parte di organismi socio-culturali che abbracciavano non solo  Larderello, ma anche gli altri centri industriali che a Larderello facevano corona,  ed infine ho avuto l’opportunità di conoscere zone  geotermiche a Larderello assai lontane, come il Monte Amiata, le aree del Viterbese, di Latera, dei Monti Cimini e Sabatini, della Tolfa, Cesano e della Campania.  Per questi motivi ho intitolato uno dei miei più importanti saggi storici “Fabbrica amica”.  Ma questa mattina la Fabbrica era muta, la Chiesa chiusa, il villaggio deserto. Passeggiando tra le case salivano alla mia memoria solo nomi. Sulla traccia dei ricordi ho fissato queste immagini.  

giovedì 25 aprile 2019

Biancane e Fumarole, la terra fumante (II).













Biancane e Fumarole, la terra fumante. (I)       

Credo che il “turismo intelligente” assumerà in futuro un aspetto molto importante per l’economia del nostro territorio. Le città d’arte a numero chiuso, i prezzi crescenti per l’accesso a monumenti e spettacoli, l’insicurezza sociale, faranno scoprire e riscoprire i piccoli “borghi”, dei quali la Toscana abbonda, i grandi boschi con alberi millenari, i torrenti, la geologia che ci racconterà da dove veniamo e lo stupore di trovare sui nostri monti impronte della vita sviluppatesi in un mare profondo duemila e più metri, e in più una gastronomia e un’accoglienza  in strutture alberghiere e agrituristiche inaspettate. Noi abbiamo tutte queste caratteristiche. Perciò non dobbiamo perdere l’occasione di valorizzare, curare, proteggere questo patrimonio. Ed allo stesso tempo saper trasformare quello che ci è stato dato dalla natura e dal lavoro dell’uomo: la storia della nostra industria unica al mondo, per genialità e antichità, la geotermia. La “geotermia” ossia il calore della terra è già presente sulla cartografia nel III secolo a.C e la “Tabula Peutingeriana” lo attesta con il logo di Acquae Populoniae ed Aquae Volaterranae”, la riproduzione originale del suo grande formato, ci conferma l’importanza di questi due siti archeologici, entrambi ubicati entro il territorio della Comunità di Castelnuovo di Val di Cecina. Anche il fenomeno “geotermico” e le sue manifestazioni descritte da storici e scienziati antichi e moderni, sono ancora oggi facilmente riconoscibili. Tuttavia tali fenomeni naturali devono essere più protetti, non lasciati alle invasioni di scolari, studenti, gruppi non organizzati. Ci deve essere una costante manutenzione  dei percorsi e dei pannelli didascalici, forse anche una illuminazione notturna, e, naturalmente un servizio di guide. Forse ci dovrebbe essere anche un ticket d’ingresso per sostenere in parte tali spese di guardiania e manutenzione. Ieri sono andato a fare una visita alle “Biancane di Sasso Pisano”. Era il tardo pomeriggio e ancora una decina di persone vagavano qua e là. Calpestano, raccolgono pietruzze e mineralizzazioni, fanno cadere qualche palo lungo i sentieri, colgono fiori e rametti di erica…Ho notato anche in questo sito un attenuarsi dei fenomeni geotermici, un raffreddamento del suolo ai bordi delle manifestazioni ed all’invasione del bosco. Segno che la terra calda e fumante soffre dell’impatto indisciplinato dei visitatori. Di questo passo tra 50 anni le Biancane e le Fumarole scompariranno.         

venerdì 19 aprile 2019









VISITA A MONTECASTELLI PISANO 19 APRILE 2019.
ANNO 1900 – Movimento demografico e Statistico del Comune di Castelnuovo di Val di Cecina (PI)

Abitanti del Comune  Maschi 2905; Femmine 2636 TOTALI 5541.
Abitanti di Montecastelli  Paese  348.
Abitanti della Campagna d 510.
Totale abitanti  di Montecastell: i  858

A distanza di 119 anni gli abitanti del Borgo di Montecastelli sono  circa 80. Delle campagne non conosco il numero, ma immagino che dei 510 del 1900 ne restino un numero  assai ridotto. In questo periodo (1900-2019) lo spopolamento di questo antico territorio è stato devastante.
Oggi ho letto un articolo di due o tre anni fa del quotidiano La Repubblica  di  Gregorio Moppi “Montecastelli, così la musica può riaccendere il paese fantasma”. Moppi parla di circa 80 abitanti residenti. La musica è quella  importata da un musicista e manager tedesco, Philipp Bonhoeffer, che ha scelto Montecastelli come luogo ideale  della sua vita e della sua arte. I risultati positivi, in questi anni, sotto la direzione di Bonhoeffer (Creative director), non sono mancati. Ultimamente, nel potenziamento dell’attività musicale e della “liuteria”, si assiste alla radicale trasformazione dell’Acropoli, con spazi sociali,  artistici, e presto di accoglienza, nazionale ed internazionale. I lavori urbanistici sono ancora in corso e, per quanto ne so, interesseranno il recupero della Torre dei Pannocchieschi.  Intanto, percorrendo le stradine del Borgo, colpiscono le targhette sui portoncini delle abitazioni, la maggior parte son nomi di cittadini non italiani, ma europei. Si sono già sviluppate aziende turistiche nel paese e agrituristiche nei dintorni, con un ciclo di punta stagionale. Sono nati deliziosi spazi sportivi e di fitness, due o tre piscine, vengono programmati importanti eventi artistici che richiamano molti visitatori  e artisti nazionali e internazionali. Naturalmente non ci sono più le scuole, né ambulatori medici presidiati, né uffici postali presidiati, né  negozi stabili, come il forno del pane.  Quello che ancora funzione è l’Associazione di Pubblica Assistenza, dotata dei mezzi e della presenza di alcuni cittadini-volontari.

Il Borgo è  mantenuto pulito e ordinato, quasi nulla c’è di sgradevole (se non l’impatto dei lavori in corso, inevitabili e preziosi), il patrimonio storico è ben tenuto e importante: Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, Museo della Civiltà Contadina; Tomba etrusca Villanoviana, più la vicinanza di altri importanti siti: Torre Sillana, Miniere del Rame e Torrente Pavone, luoghi dove soggiornarono San Bernardino e Santa Giacinta Marescotti. La posizione urbanistica è stupenda, aperta fino agli Appennini ed al Monte Amiata,  e la sua quiete e sicurezza invogliano i turisti e chi vi ha scelto la sua seconda residenza. Una lacuna storica, ma adesso accentuata, è quella della viabilità di accesso, sia per frane che dissesto del fondo stradale. Un altro punto controverso è infine quello della presenza in area confinante (Località Sesta, Comune di Radicondoli) di una Centrale Geotermica con Laboratori di Ricerca,  dalla quale, tuttavia, si diparte la condotta dell’acqua geotermica che riscalda  Montecastelli. Essa sostituisce il gasolio, il gas e la legna da ardere, rendendo perciò l’atmosfera e il benessere delle famiglie tangibile.  Ciò non toglie, tuttavia, che negli abitanti del Borgo ed in quelli delle Aziende agricole locali, vi sia una netta opposizione ad accogliere sul loro territorio le ricerche geotermiche e  l’eventualità di vedervi eretta una Centrale Geotermoelettrica vera e propria! Non hanno, secondo me, tutti i torri vista la non buona gestione di quelle esistenti  nelle aree geotermiche toscane, se non si passerà a sistemi  tecnologici più avanzati , senza alcuna contaminazione dell’ambiente. 

Montecastelli Pisano, insomma, è per me gioiello che richiede e richiederà un’attenzione amorosa e intelligente! Cosa che gli auguro avvenga nel prossimo futuro.

mercoledì 17 aprile 2019








TANTI AFFETTUOSI AUGURI AI MIEI AMICI DEL  BLOG GRAZIEALLAVITA CON DUE POESIOLE PASQUALI (UNA ANTICA ED UNA MODERNA) E TRE DISEGNI DI 
J. LADA.

Pasqua

C’erano la stessa aria densa e calda di primavera,
la pigrizia del mattino e i petali perlacei dei ciliegi
che cadevano lenti nel piccolo giardino;

c’erano, ed ora non più, le note della fisarmonica
ammiccanti e tenere, i sorrisi delle donne nelle piccole
stanze di legno, odoranti d’antico;

c’erano gli occhi innocenti e civettuoli delle acerbe
compagne di scuola, nel vicinato raccolto, nell’intreccio
di voci amiche;

c’era nel petto un sommovimento profondo,
un tendere indefinito all’orizzonte
ancora  bianco di neve, un’ansia sconosciuta
nel primo risveglio d’amore, e l’attesa di lei;

lei, la grazia sempre nuova, leggera, liquefatti smeraldi
tra pagliuzze d’oro, frutti acerbi ammiccanti in vaporosi
ricami, melodia delle sciolte campane nell’incedere flessuoso.

Altro non c’era, per me, in quel santo giorno,
in quella resurrezione misteriosa che mi lasciava sbigottito.


 Le violacciocche

Sul muro le viole di Santa Fina son fiorite,
nascono dalla pietra, in alto, dove non s’arrivano,
mi ricordano che la Santa Pasqua s’avvicina,
e, come i fiori cancellano dell’inverno il gelo
le campane che si sciolgono porteranno la speranza.

Ora ho l’amore dei bambini che mi riscalda,
la loro innocenza mi commuove. Guardo in alto,
e vedo le viole, la gialla rama, come il sole
e il soffio della vita, che non muore.

Chiedo poco ai miei giorni,
felice di stare accanto a chi m’ama.



domenica 7 aprile 2019






































Torrente “Possera”.

Il Torrente Possera ha origine dal Fontino di Pietralata, sottostante la sommità del monte Aia dei Diavoli, ad ovest del Borgo di Castelnuovo di Val di Cecina (da circa un secolo la sorgente è raccolta in un deposito e convogliata in un acquedotto, che per caduta, porta l’acqua – o portava – alla Perla e, forse, al Bagno a Morbo. Il piccolo fossetto, molto incassato e ripido, raccoglie le acque piovane  di due versanti (il Monte di Castelnuovo e  quello detto dei Pagliaioli), lungo il quale si trovano altre  due sorgenti, anch’esse ridotte in depositi e convogliate nella condotta  del Fontino di Pietralata: si tratta delle sorgenti Fonte di Chioppi e Sorgente della Pottina, quest’ultima  scaturente dalla viva roccia nel luogo detto I Lastroni. Più a valle si trovano i depositi del Casino e della Perla. Il Torrente Possera sbocca infine nel Fiume Cecina.

In tutta l’area  il toponimo/sinonimo “Possera” non  contraddistingue altro luogo. Se non nome moderno di vie di Pomarance,  Montecerboli, di alcuni ponti e ponticelli e poderi, guadi e mulini lungo il corso del torrente.

In antico sembra che il suo nome fosse “Possula”, come afferma don Mario Bocci nelle sue ricerche. Tale nome non si trova più nella lingua italiana, ma in altri due o tre Stati, ad indicare  una varietà di suini. Insomma, ad essere pignoli, si accosterebbe  al toponimo Possula (maiale/a; troia) più Passera che Possera!

Recentemente ho trovato scritto su un cartello indicatore di un percorso escursionistico il toponimo “Torrente Passera”, questo si, molto significante.  Infatti nasce e scorre tra due dorsali di monti che si aprono in una ampia valle e il riferimento al nome locale del sesso femminile  mi è apparso più adatto, visti anche i toponimi sottostanti la sorgente: Pottina (piccola Potta) e Casino (piccola casa ed anche casa di tolleranza).

Da un punto di vista turistico,  il toponimo Passera è più attraente, vuoi mettere Passera con Possera? Fare un’escursione sulla Passera può invogliare un ben più alto numero di turisti, ed oggi, per l’uso che ne viene fatto, non offenderebbe persona alcuna, tantomeno la religione. Insomma si tratta di decidersi su cosa si deve scrivere nei cartelli indicatori.


sabato 6 aprile 2019




Della POESIA e della mia poesia.

 In questi ultimi mesi ho avuto  modo di ricevere e leggere una decina di libri di poesie.  E di un’altra decina di poeti ho letto su una antologia. Poeti locali e nazionali. Alcuni al loro esordio, altri nella piena maturità e uno, addirittura , un “vegliardo”.  La lettura di questi  libri, e la facilità di scriverli e pubblicarli, mi pone degli interrogativi sulla “mia” poesia, poiché non ho al mio attivo pubblicazione alcuna di una casa editrice, ma solo piccole pubblicazioni private,  in poche copie, riservate ad amici ed amiche che conosco di persona.  Avrei, tranne che nel caso del “vegliardo”,  un aiuto dalla mia età anagrafica (81 anni), anche perché la mia vita, che si rispecchia nella poesia, ha attraversato il secolo breve e drammatico del ‘Novecento, nel quale, pur avendo primeggiato  il mio esistenzialismo ed il mio poetismo, non ho potuto fare a meno di sottolineare  molti momenti storici, guerra, resistenza, dittatura, oppressione, colonialismo, fino agli ultimi decenni , e alla vittoria assoluta del capitalismo, con il conseguente assalto allo spazio vitale dell’intero pianeta, in ragione del profitto. Dal 1952 ad oggi ho serbato  circa 1000 “poesie”,  ma, dando ascolto a quanto R.M. Rilke ebbe a scrivere all’aspirante poeta Franz Xavers Kappus, nelle famose 10 lettere tra il 1903 ed il 1908, non l’ho ritenute tali . Ho soltanto cercato di scavare dentro di me godendo  di un possesso naturale, come mio modo di vita e di espressione, e,  come scrive Rilke al suo giovane aspirante poeta “senza mai esigere una ricompensa che possa venire dal di fuori, perché il creatore deve essere per sé stesso tutto un universo, tutto deve trovare in sé stesso e in quella parte della natura alla quale si è unito, anche se, potrebbe darsi, che dopo questa discesa nell’intimità della solitudine, si debba rinunziare a divenire poeta”. La vanità, e l’irruenza della giovinezza, mi portarono a cercare “il consenso esterno”, che fu cortese, mai ironico, e addirittura qualche volta  davvero gratificante.  Dentro una cartella ho ritrovato una fotografia, e la dedica parla ancora al mio cuore, quando leggo  che essa è dedicata “ad un amico e poeta”. Si parla del 1967, sono trascorsi 52 anni, e scrivo ancora.

venerdì 5 aprile 2019



Valentino.
                                                                                                            
“…e venne
marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a mezzo, così con le penne,
ma nudi i piedi, come un uccello:
come l'uccello venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch'oltre il beccare, il cantare, l'amare,
ci sia qualch'altra felicità”.

Ai tempi della scuola elementare,
le poesie si imparavano a memoria;
erano musicali, non si faceva fatica.
Ricordo ancora la maestra Didi,
affacciata al mio viso,
a sussurrarmi le dolci parole
ch’io credevo l’avesse scritte per me!

Il biancospino fiorito sulle pietraie
del Carbonciolo, sulle quali,
a piedi nudi o con zoccoli
di legno, mi recavo,
cercando asilo alla pungente
brezza marzolina
in attesa della primavera
e dell’uccello che tardava
a svelarmi gli arcani dell’amore,
perch’io non conoscevo altro della vita,
oltre il beccare e il cantare.

Dell’amore  sapevo ben poco,
perché la mia famiglia
s’era spezzata presto, con dolore,
ma, tuttavia, come nelle fiabe,
la felicità arrivò.

Forse è per la nostalgia
di quegli anni lontani,
non più rischiarati dalla luce
della ricordanza, che amo ritornare
su quei poggi selvatici,
per rivedere il tremolio del mare,
il rosso sole che vi s’immerge,
i paleri fruscianti,
e ritrovare le antiche prugnolaie
e le fonti, e stupirmi del biancor dello spino,
un arbusto acuminato e imperforabile,
dietro al quale mi riposavo a sognare,
al riparo dalla tramontana
e dai venti gelidi della vita.

giovedì 4 aprile 2019







Considerazioni elettoralistiche.

Tra i miei 230 “amici” di Facebok  ho anche il Sindaco del mio Comune, Alberto Ferrini. Ho con Alberto una amicizia antica e profonda. Amico dei suoi nonni e dei suoi genitori, con i quali ho trascorso molti periodi della mia giovinezza e, più tardi, con Giuseppe, suo padre, l’esperienza durante il mio  periodo di Assessore e poi Sindaco dal 1990, periodo nel quale, dato l’aspro scontro politico che c’era in Italia, con Alberto, schierato con Bettino Craxi, e poi con Silvio Berlusconi, siamo diventati “avversari”! Diciamo pure abbastanza “alla buona”. Cioè una “opposizione” raramente fine a se stessa. Non ho mai dimenticato, nel ricordo incancellabile che ho di mio padre,  le ore nelle quali il ragazzo “Alberto”, veniva in casa sua ad esercitarsi nella musica. E il mio babbo me ne parlava in tono entusiastico. E anch’io, pur trovandomi sulla sponda opposta, ho dato sempre ad Alberto, un voto altissimo nell’arte della musica. Non solo; egli mi ha fornito molto materiale storico, direi indispensabile, per una mia storia del PSI a Castelnuovo e del periodo del CLN,  che purtroppo non sono riuscito a far stampare; ma, anche da Sindaco  non s’è tirato indietro nel sostenere alcune mie pubblicazioni, con delle  prefazioni che per me restano tra le più belle.
In questi suoi 10 anni di Sindaco, credo che abbia fatto cose buone, altre meno buone, alcune sbagliate. Forse come hanno fatto i sindaci precedenti, compreso il sottoscritto. Ne ho parlato direttamente, con lui,  molte volte.

Naturalmente tutto viene a logorarsi nel tempo, in un periodo della storia italiana molto complicato. Credo che Alberto potrebbe tornare a fare il Sindaco per il suo terzo mandato,  e ancora non è nota la compagine che lo sosterrà. Ma credo che questa volta sia auspicabile un CAMBIAMENTO, proprio per ridare energia, inventiva, slancio propositivo del fare, al nostro Comune in sinergia con tutti i Comuni vicini, sui temi locali e su quelli di carattere più generale.  La lista civica BENE COMUNE, nella sua presentazione programmatica, m’è apparsa come la vera, inaspettata, prospettiva di un progetto etico-amministrativo propulsivo, nella quale mi ritrovo.

Il 26 maggio 2019 si voterà, sia per l’Europa sia per il Comune. Nel secondo caso si tratterà di un confronto tra le due Liste e poi saranno i cittadini a decidere.  Forse anche questo rituale delle Liste contrapposte resta un bagaglio del passato quando si tratta di governare Comuni  con popolazione al di sotto dei 2500 abitanti, dove tutti ci si conosce e con quasi tutti siamo amici; forse occorrerà trovare il modo di arrivare ad una UNICA LISTA CIVICA espressione di tutta la popolazione! Ma ormai sarà per il futuro. Faccio comunque l’auspicio che  anche nel confronto prevalga il senso del bene comune di tutta la nostra popolazione,  e passate le elezioni, si possa trovare  il modo di “governare tutti insieme, per il BENE COMUNE del nostro piccolo grande Comune che amiamo.



Segui il tuo corso e lascia dir le genti.

 E’ di dominio pubblico che 26 PERSONE, le più ricche del pianeta, possiedono quanto la metà delle più povere, cioè 3,8  miliardi di persone. Anche in Italia si calcola che circa il 20% della popolazione possieda  il 72% della ricchezza nazionale. In Europa il 10% dei più ricchi possiede il 37%  delle risorse. La proporzione aumenta al 47% negli Stati Uniti. Sono dati aggiornatissimi pubblicati sulla rivista internazionale Vanity Fair, marzo 2019.

Questi dati mi fanno riflettere e un po’ mi consolano, per aver aderito nel 1961 al Partito Comunista Italiano ed aver cantato in coro Bandiera Rossa e l’Internazionale! Certo, il fallimento delle esperienze dei paesi del cosiddetto “socialismo reale” e il “comunismo capitalista” della Cina, oppure quello “oligarchico” della Corea del Nord, ed altri esempi, consimili, mi amareggiano e mi inducono al pessimismo scrutando il futuro della razza umana dominante sul pianeta Terra…ma comunque io non ci sarò! Mi dico. Tuttavia mi ostino ad essere iscritto al un partito-scommessa, il Partito Democratico, nato dalle ceneri del PCI e dei suoi più o meno legittimi figlioli, affidandomi alla celebre frase con la quale Karl Marx chiuse il suo famoso  testamento politico preveggente, Il Capitale: Segui il tuo corso e lascia dir le genti!. Ebbene seguirò il mio corso e le mie utopie.



mercoledì 3 aprile 2019








TRACCE DELLA “RESISTENZA”.

Ieri escursione con amici/che di Follonica, Massa Marittima e Montalcinello al luogo che ricorda la famosa battaglia (24 giugno 1944) di alcune squadre della XXIII Brigata Garibaldi “Boscaglia” contro un  divisione tedesca in ritirata. I Partigiani lasciarono sul terreno 5 uomini, un russo, un castelnuovino, un siciliano e due volterrani.  I caduti tedeschi non furono trovati, anche se si parlò di una ventina, e non sappiamo dove essi furono sepolti. Certo è che furono molti, a quel che dissero le prime testimonianze. Il Cippo commemorativo ha bisogno di restauri e pulizia dell’epigrafe. Salendo di poco nel bosco, sul luogo dove furono piantate le cinque croci di ferro, già nel 1945, per opera del fabbro di Montalcinello, che riportano le iniziali dei cinque partigiani, è stata eretta da alcuni anni, una bella artistica scultura in pietra dall’ANPI di Volterra, con i ritratti dei caduti e una scena di guerra. Si tratta di un luogo a me molto caro, sia per le memorie di un giovane partigiano,  Guido Salvadori, nato a Castelnuovo di Val di Cecina, sia per gli amici di Montalcinello, Serpi Evaldo e Capanni Cipriano, che mi fecero da guida  in tempi lontani, sia per i due partigiani di Volterra, dei quali mi son occupato nel libro La Piccola Banda di Ariano (2003): Ugo Mancini e Leonardo Dell’Aiuto. Ritornando a casa mi sono fermato al bivio del Ricavolo, a ripulire dalle foglie e dalla terra il piccolo cippo dove fu ucciso il partigiani Guido Nenciolini,  il quale, credo, avrebbe meritato un maggior decoro.  Ma questo è niente rispetto allo scempio che è stato compiuto al “totem” ubicato sul bivio della strada per Solaio-Anqua. Il “totem” in legno fu dato alle fiamme da vandali sconosciuti e il segnale indicatore dei luoghi dove si dispose la XXIII Brigata Garibaldi, sui Monti delle Carline, località Belcaro, fu divelto e nascosto. Una parte di questo cartello metallico fu ritrovato sotto il ponte del Mulino del Pavone. Come ammonisce  una celebre espressione di Ovidio nelle Metamorfosi: Tempus edax igitur praeter non omnia perdit ( il tempo vorace  oltre a noi distrugge ogni cosa).  Nell’indifferenza dei viventi.