IL SECCATOIO
DI CHERUBINO
“ERA IL
1940 QUANDO MIO
PADRE ACQUISTO’ UNA CASA IN UN PICCOLO PAESE: BAGNORE DI S. FIORA –GR (800 ABITANTI) SUL MONTE
AMIATA. AVEVO QUATTRO ANNI ED
ERO IL PIU’ PICCOLO
DEI SUOI TRE FIGLI.
LA NOSTRA
NUOVA CASA ERA VICINISSIMA SIA ALL’ ABITAZIONE CHE
AL SECCATOIO DEL
SIG . MARCONI CHERUBINO, UN UOMO DI OLTRE
SETTANTA ANNI.
DICIAMO PURE “UN
OMONE” CON OLTRE UN METRO E OTTANTA DI STATURA, CLASSICO BOSCAIOLO,
GRANDE BEVITORE E
FUMATORE DI PIPA, E
CACCIATORE. PASSAVA LA SUA VITA NEL
BOSCO E NEL SECCATOIO, NEL QUALE
SECCAVA SIA LE SUE
CASTAGNE CHE QUELLE
DEGLI ALTRI PAESANI, COMPRESE
LE NOSTRE. IN QUESTO MESTIERE SI RITENEVA
IL PIU’ BRAVO IN ASSOLUTO DEI CASTAGNAI!
ERA UN UOMO MOLTO PRECISO.
IN PIU’, CHERUBINO,
SAPEVA LAVORARE IL
LEGNO DA VERO
ARTISTA. I SUOI
ARNESI ERANO COSTITUITI DA: UN’ACCETTA GRANDE DA
TAGLIO, UNA LARGA PER SQUADRARE I TRONCHI ED UNA PICCOLA;
UN PENNATO; TRE VERINE
PER FARE I FORI NEL LEGNO;
UN COLTELLO; UNA RASPA; UNA
SEGA A MANO E
UN’ASCIA.
IN QUANTO ALLA SUA
FAMA DI GRAN BEVITORE DI VINO, SI RACCONTAVA
CHE UN GIORNO FACESSE SEDICI VIAGGI CON LA SOMARA, PER
PORTARE AL FORNO DEL PAESE LE FASCINE DI LEGNA PER CUOCERE IL PANE E CHE AD
OGNI VIAGGIO SI FERMASSE ALLA LOCANDA BEVENDO UN QUARTINO DI VINO. DUNQUE BEN
QUATTRO LITRI! MA NON RICORDO DI AVERLO VISTO MAI UBRIACO.
NEGLI ANNI
CINQUANTA MI LASCIO’…
E FU PER
ME UN GRANDE
DISPIACERE PERCHE’ ERA STATO SEMPRE MOLTO BUONO.
NEI DIECI ANNI
TRASCORSI INSIEME MI AVEVA RACCONTATO
TANTE VOLTE LA SUA
VITA DI BOSCAIOLO
E DEL SUO
SECCATOIO E DELLE
SUE REGOLE PER
SECCARE LE CASTAGNE, CHE HO
CERCATO DI RICOSTRUIRE FEDELMENTE IN MODO DA ONORARE LA SUA MEMORIA.
MISURE
DEL SECCATOIO
GRANDEZZA:
CINQUE METRI PER
CINQUE, O CINQUE
PER SEI; COPERTO CON
IL TETTO A
CAPANNA; ALTEZZA COMPLESSIVA
CINQUE METRI; IL
PIANO TERRA NON DOVEVA
SUPERARE I DUE
METRI. OCCORREVANO CINQUE GROSSE
TRAVI DI CASTAGNO PER SOSTENERE IL
PESO DELLE CASTAGNE: DUE TRAVI ANDAVANO
ALLE PARETI E LE
ALTRE TRE, A DISTANZE UGUALI, AL CENTRO.
SOPRA LE TRAVI VENIVA POSATA
UNA RETE METALLICA
AVENTE UNA PICCOLA APERTURA PER
CONSENTIRE ALLE CASTAGNE, QUANDO
ERANO PRONTE, DI PASSARE AL
PIANO TERRA; SEMPRE A QUESTO PIANO VENIVA LASCIATA UNA PICCOLA
FINESTRINA CHE SERVIVA COME
PRESA D’ARIA. ANCHE ALLA
PORTA C’ERA UN FORO IN
MODO DA
FAR BRUCIARE IL
FOCO SENZA FIAMMA ( A FOCO
MORTO). ERA NECESSARIO UN PAGLIERICCIO CON UN SACCO DI FOGLIE DI
GRANTURCO PER POTERSI
RIPOSARE DURANTE LA NOTTE, IN QUANTO IL FOCO NON
SI POTEVA MAI LASCIARE .
AL PIANO
SUPERIORE DOVE SI TROVAVANO LE CASTAGNE (LE QUALI NON DOVEVANO SUPERARE L’ALTEZZA DI NOVANTA CENTIMETRI), C’ERA UNA PICCOLA
FINESTRINA A “ V” CAPOVOLTA, CHE SERVIVA PER L’ ARIAGGIO.
UN’ APERTURA COLLEGATA
CON UNA SCALINATA PORTAVA AL PIANO TERRA
PERMETTENDO COSI’ DI INTRODURRE LE
CASTAGNE ALL’INTERNO DEL
SECCATOIO. SI DOVEVANO METTERE IN UN SACCO PER MEGLIO DISTRIBUIRLE
DENTRO IL SECCATOIO.
PER COMPLETARE IL CARICO OCCORREVANO CIRCA VENTI
GIORNI DOPO TALE PERIODO TUTTE LE
PRESE D’ARIA VENIVANO
SIGILLATE.
PER SECCARE LE CASTAGNE OCCORREVANO DAI
QUARANTA AI QUARANTACINQUE GIORNI.
REGOLAMENTO PER
LE CASTAGNE
1) LE CASTAGNE NON
DEVONO ESSERE SELVATICHE
2) = = = = PICCOLE
3) = =
= = BACATE
PER CONTROLLARE LA
QUANTITA' CONSEGNATA IL RESPONSABILE DEL
SECCATOIO MISURAVA LE CASTAGNE CON UN APPOSITO RECIPIENTE DI LEGNO, TIPO
CESTO. ALLA FINE DELLA “SECCATURA” VENIVA RESO AL CLIENTE UN SOLO CESTO DI CASTAGNE
SECCHE, DEI TRE RICEVUTI DA SECCARE.
SPETTAVA AL CLIENTE
LA SPESA DELLA BATTITURA .
LA SCORZA DELLA
CASTAGNA DETTA “ LUPPICA” RESTAVA AL SECCATOIO.
DOTAZIONE
AL SECCATOIO
1) UN DEPOSITO
DI DUECENTO LITRI
DI ACQUA
2) UNA SCALA
DI LEGNO A PIOLI
ALTA QUANTO LA
STRUTTURA
3) UNA ACETILENE
4) UNA
CANDELA
5) UNA
SCOPA PER LE
PULIZIE AL PIANO TERRA E AL SOFFITTO
6) UNA PALA GRANDE PER IL SECONDO PIANO PER SPOSTARE LE
CASTAGNE
7) UNA PALA PICCOLA PER IL PIANO TERRA PER TOGLIERE
LA CENERE DAL FUOCO E
METTERCI LA LUPPICA
8) UNA
FIASCA PER L’ACQUA DA
BERE
9) UN
FERRO, CON MANICO DI LEGNO, PER CONTROLLARE IL FUOCO, A UNA PUNTA,
ED UN SECONDO
CON DUE PUNTE
10) UN
RASTRELLO GRANDE DI LEGNO PER GIRARE LE
CASTAGNE
11) UN
RASTRELLO SENZA DENTI
PER SPOSTARE IL PRODOTTO
12) UNA
PALA GRANDE PER
FAR CADERE LE
CASTAGNE AL PIANO TERRA
13) UNA
PADELLA FORATA PER
LE CALDARROSTE PER IL
SABATO
SERA PER
GLI AMICI (CHE LO
VENIVANO A TROVARE PRIMA
DI ANDARE A
LETTO). INSIEME ALLA CALDARROSTE OFFRIVA
A LORO UN FIASCO DI VINO FRAGOLINO
(TIPICO BEVERAGGIO PER LE CASTAGNE).
14) UNA ACCETTA
PER SPEZZARE LE LEGNA
15) OCCORREVA UNA
TETTOIA PER RIPARARE LE LEGNA DALLA PIOGGIA
16) LA LEGNA
DOVEVA ESSERE DI
CASTAGNO SELVATICO O DI
CIOCCO
(N0N SI DOVEVA
ADOPERARE LEGNA UMIDA O
DI RAMO
DI
CASTAGNO
LA CASTAGNA
SECCA, DOPO LA BATTITURA, DEVE ESSERE BIANCA PER
FARE UNA BUONA
FARINA E DEVE ESSERE MACINATA CON LA RUOTA DI PIETRA.
IL DETTO
DI CHERUBINO: “IN UN
SECCATOIO CHE SI
RISPETTI CI DEVE ESSERE
SEMPRE UN FIASCO DI
VINO PER GLI AMICI!”
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