S. Caterina di Labouré. Il regalo inatteso e perfetto!
lunedì 26 dicembre 2016
NATALE , a casa.
Natale
in casa, con famiglia, figlie e nipoti. Ormai ho la barba bianca anche io,
proprio come Babbo Natale, ossia Nonno
Natale. Non credevo quasi più ai regali, cioè a riceverli, salvo gli auguri
elettronici (e cinque bigliettini scritti, uno, addirittura, da un amico
architetto, presidente di una Associazione di Architetti statunitensi, del Connecticut e un altro, delizioso, dalla
amica Lea da Aix En Provence), ma quest’anno ho ricevuto molti regali
interessanti: libro dei proverbi, libro della Resistenza - questo molto
appropriato - , film, cd musicali, tazza artistica, e, infine, il “segno”. Il santino finora
introvabile della mia santa protettrice.
Grazie
di cuore a tutti.
lunedì 19 dicembre 2016
In primo piano, a sinistra, mio padre Renzo.
Ricordo del mio babbo.
L’agrifoglio [i]
A mio padre
Solo una volta, nel
tempo del Natale,
salimmo il sentiero
montano,
come eroi che non
conoscono il male,
sicuri e lieti d’un
antico amore.
Un albero grande
lassù ci attendeva,
le piccole bacche
brillavano rosse
sul lucente smeraldo
e c’era
una spruzzata di
neve…
Pareva quel luogo il
dolce sogno
dell’alba dell’uomo,
ove tutto è capito,
tutto perdonato,
e si ritorna bambini
felici e immortali.
Ora, forse, non
senti il vento
tra i rami
dell’agrifoglio
né il mio dolore che
sempre si rinnova
quando ritornano i
giorni incantati
e il suono dei
flauti
accarezza la sera
immota.
El acebo
A mi padre
Sólo una vez, en tiempo de Navidad,
subimos el sendero
montano,
como héroes que no conocen el mal,
seguros y dichosos de un vetusto amor.
Un gran árbol allá arriba nos aguardaba,
las pequeñas bayas brillaban rojas
sobre la deslumbrante esmeralda
de un manto de nieve…
Parecía aquel lugar del dulce sueño
del amancer del hombre,
donde todo es comprendido, todo perdonado,
y devuelve la alegría e inmortalidad infantiles.
Ahora, quizás, no sienta el rumor del viento
entre las ramas de acebo,
ni mi dolor que siempre vuelve
cuando retornan los mágicos días
y el sonido de las flautas
acaricia la noche
quieta.
[i] Le poesie:
L’agrifoglio, Io t’insegnavo a veder le stelle, Nella morte si dissolve ogni
dolore, l’anima mia è smarrita, dedicate a mio padre, Renzo (1915 – 1985),
successivamente alla sua morte avvenuta il 19 gennaio 1985 a Volterra, furono
pubblicate ne “Il Sillabario”, inserto letterario della rivista La Comunità di Pomarance, n.
2/1997. Per un profilo più ampio di mio padre si veda “Per mio padre” in La
vita larga, pp. 81-82, Grafitalia, 2010. Si veda anche: “Autobiografia di
Groppi Carlo, 1938-1963” ,
depositata al centro Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR).
VACANZE DI NATALE!
Da domani mi prenderò tre
settimane di vacanza; vacanza, si fa per dire, dato che sono in pensione
dall’estate del 1991! E’ una “vacanza” virtuale, soprattutto un distacco da una
ricerca storico-letteraria sentimentale, che mi appassiona molto e che vorrei
concludere entro la fine del prossimo anno!
Saluto i miei amici ed amiche vicini e lontane, con i migliori auguri di buona salute e
soddisfazioni e con una poesiola ed alcune immagini scattate oggi, agli unici
esemplari di fiori nel pezzetto di terra della mia casa ed anche ai superstiti
(come me) di vendemmie mai effettuate all’uva fragola, che, strano a dirsi,
oggi m’è parsa dolcissima! Niente allusioni alla mia età, d’altra parte, come
diceva Totò, in Italia non si allude! Siam tutti soci di questa Società.:
“Signò, mo nun capisco…/che vò significà?/So addeventato socio?/’e quale
società?”/”La Società Italiana…quella nostra,/tutti apparteniamo a questa
giostra./E’ Società simbolica,/libera e democratica…”.
Il tempo dell’amicizia
Il tempo dell’amicizia è prezioso,/composto dai frammenti
della quotidianità;/serbo il ricordo dei vecchi amici,/ormai son pochi, non
devo perderli./Quando i ricordi sono amabili/li sento aggrapparsi al mio
cuore,/battere: fanno parte della mia vita./Vita vissuta e vivente, come se il
presente/non fosse altro che l’avvenire del passato,/così posso vivere in una
sola volta/ il passato ed il presente in un palpito infinito./La primavera mi
porta dimenticanza;/immerso nelle fantasie, mentre cammino,/salgono le poesie
alla mia bocca,/come se le parole si riunissero per parlare:/A metà della collina splende un mandorlo
fiorito./Dio ti protegga, bianca bandiera,/che nessuno possa farti del
male!/Sei la pace annunciata,/tra il sole, il gelo, le nubi ed il vento:/l’allegria
che ci doni, ti prego,/disperdila lentamente.
domenica 18 dicembre 2016
PROVERBI.
In
attesa di avere, per il regalo di Natale, un libro molto interessante:
“Proverbi toscani”, di Giancarlo Vannuccini, cioè 7500 esperienze di vita, una
raccolta ampliata e trattata con il supporto del computer dalla sua Tesi di
laurea, discussa presso l’Università di Siena, relatore Pietro Clemente, AA.
1978/79, opera dalla quale spero di attingere qualche centinaio di proverbi,
considerati conosciuti in Toscana, da poter accogliere nella mia pur vasta
ricerca partita da oltre mezzo secolo con il solo tema della “licenziosità” ,
in un ambito territoriale molto ristretto, essendo quello identificato sulle
mappe “Colline Metallifere Toscane”, del
quale pubblicai un fascicoletto con 1200 proverbi dal titolo allusivo “Di
passere e d’altri uccelli…”, seguito poco dopo da un altro piccolo testo con
proverbi sulla pastorizia in Alta Maremma dal titolo “Fiorin di cacio, facciamo
finta di chiamare il micio…”. Negli ultimi vent’anni tali mie ricerche e
trascrizioni si sono ampliate fino a raggiungere, ad oggi 18 dicembre
2016, i 7838 proverbi ordinati
alfabeticamente, insieme ad aforismi, detti, stornelli, motti ecc. ecc., entro i quali il tema della licenziosità
mantiene uno spazio considerevole. Lavoro improponibile per una pubblicazione,
data la sua mole! Se non attraverso più selezioni tipologiche, per tema, per
territorio, per periodo storico. Ma, intanto, mi diverto moltissimo. Non
rientrava nel mio scopo eseguire un lavoro scientificamente impostato, ma
soltanto appagare l’antico desiderio di mettere nero su bianco una parte di
quel patrimonio, della licenziosità, considerato, non a torto, “la scienza dei
poveri”, così volgare, tenero e corposo che ci accompagna nella vita
quotidiana, quanto più è nascosto nella cultura ufficiale e scolastica, onde
salvaguardarne il bagaglio di sapienza, di ironia, e di saggezza che esso
racchiude. Apparirà al lettore moderno, anacronistico e superato il
preconcetto, se non disprezzo, del maschio verso la femmina, ispiratore della
maggior parte dei proverbi da me registrati, frutto di una cultura millenaria
non ancora del tutto rinnovatasi, che trasforma la donna in mero oggetto di
piacere e di utilità domestica; una creatura inferiore di cui non fidarsi mai;
tuttavia non potevo operarne l’oscuramento. Al contrario, la visione in
negativo del ruolo femminile consente di apprezzarne il progresso sulla strada
della piena emancipazione e parificazione sessuale, quando la tragica fase in
cui viviamo, per brevità definita impropriamente del “femminicidio”, che non
intendo amplificare in nessun modo,
tantomeno con la stampa di questo lavoro, sarà conclusa. Vi saluto con
le parole del “maestro”, l’incantevole Rabelais:
Lettori amici,
voi che m’accostate,liberatevi d’ogni passione,/e, leggendo, non vi
scandalizzate:/qui non si trova male né infezione./E’ pur vero che poca
perfezione/apprenderete, se non sia per ridere:/altra cosa non può il mio cuore
esprimere/vedendo il lutto che da voi promana:/meglio è di risa che di pianti
scrivere,/ché rider soprattutto è cosa umana.
Si,
ridere è cosa saggia e salutare! come recita un antico proverbio: “Chi ride
leva un chiodo alla bara!”, ossia vive più a lungo e meglio di chi non lo
faccia. Infine, per segnalazioni di ulteriori aggiunte, anche bibliografiche, sarò
contento di riceve e mail all’indirizzo: karl38cg@gmail.com
e in anticipo ringrazio chi lo farà.
sabato 17 dicembre 2016
TOSCANA OVUNQUE BELLA
INVITO
AD UN IPOTETICO TURISTA CURIOSO E INTELLIGENTE
Se hai scelto di
visitare Volterra per godere delle incredibili ricchezze artistiche, storiche,
archeologiche che tremila anni di civiltà vi hanno profuso, scoprendo, insieme
ad esse, panorami incantevoli, una cucina dai gusti forti e genuini, folklore,
musica e un popolo ironico e colto, gentile e laborioso, noi ti consideriamo un
viaggiatore intelligente, un amico di questa terra antica, un nostro amico.
Perciò ti consigliamo di dare un arrivederci alla città ammirando il panorama
dell’Alta Val di Cecina dal muro sul lato sud del Battistero, a quell’orizzonte
azzurrognolo ove si ergono le bizzarre e appuntite forme delle Colline
Metallifere, culminanti negli alti rilievi delle montagne di Gerfalco, segnate
qua e là dalle colonne di bianchi vapori geotermici delle centrali
elettriche. Un territorio scarsamente
popolato, talvolta aspro e selvaggio, sempre nuovo ad ogni girar di tornante
stradale, e mutevole nelle stagioni dell’anno. Pochi borghi sui cucuzzoli,
antiche Pievi appartate, limpidi torrenti, castelli e fattorie abbandonati, e
branchi di pecore alla pastura. Par quasi di toccare il passato remoto, calarsi
nel medioevo tanto le forme e i paesaggi sembrano immutabili: finché le ardite
forme e i serpeggianti tubi di acciaio
che portano il fluido geotermico alle grandi centrali elettriche, non ci
richiamano al presente ed al futuro. E’ in questa terra che vorremmo far ”perdere
le tue tracce”, abbandonando i consueti itinerari turistici e lasciandoti
condurre dal caso, dall’istinto, dalla poesia. Ma, niente pericoli, per carità!
Siamo nella civilissima Toscana, nella quale ogni strada, pur impervia che
appaia, conduce a qualcosa, sovente ad una piacevole ed imprevista scoperta.
Te lo dice Carlo, la cui famiglia vive a
Castelnuovo di Val di Cecina fin dai tempi del Granduca di Toscana Ferdinando
III, e questo territorio conosce in ogni suo anfratto, e lo ama.
Da qualsiasi
lato tu arrivi la vista spazierà sui rilievi montuosi che circondano il paese,
anch’esso posto ad una altitudine di 600 metri sul livello del mare, le
Cornate, la Carlina, il Poggio di Mutti e l’Aia dei Diavoli, ricoperti di
boschi. Bellissimi panorami si affacciano sulla valle del torrente Pavone che
corre dai monti verso il fiume Cecina ed il Mar Tirreno. La strada ha sovente un tracciato tortuoso in
un bosco prima ceduo poi a latifoglie. Sono i vasti querceti e castagneti che
circondano da tre lati il pittoresco Borgo Medievale di Castelnuovo di Val di
Cecina, nel medioevo “Castri Novi de Montanea”. Allora il castagno ed i suoi
frutti, soprannominati “il pane dei poveri” davano lavoro e cibo agli abitanti
che intorno a questo albero avevano costruito una parte importante della loro
cultura. In ogni stagione il castagneto ha il suo fascino: violaceo e
scheletrito in inverno, se non stretto dalla neve gelata; fiammeggiante nella
gamma dorata dei colori d’autunno; e poi mantello di verde sulle pendici dei
monti, ammiccante sentieri, sorgenti e
frescure d’estate. Ed ecco il paese del quale, si offre l’intera visione della
sua struttura urbanistica del Borgo medievale soltanto dal lato est, tutto
costruito su uno sperone di arenaria. Ma nel Borgo, nelle sue viuzze silenziose
e disadorne, nelle sue piazzette e slarghi, dove si va soltanto a piedi,
occorre soffermarsi a lungo. Non vi sono monumenti significativi, né musei,
taverne, bar e pizzerie. Solo la pietra, il cielo e il vento.
E il canto del
poeta: “…una muraglia si sbriciola nel silenzio e l’erbaccia delle sue
connessure si sprofonda e si alza: il medioevo in lei non lascia tracce. Le
erbe delle fessure si sollevano e sprofondano quando storpi dal vento in quella
calca zoppicano. Passano accanto, non hanno bastone che valga a risvegliare la
giovinezza in quella muraglia. Forse è nostra fantasia, il suo passato, e
costruimmo scale per entrare nelle ombre di un’epoca spettrale. Forse Dio ci
diede spazi di tempo ma il mondo non è capace di risveglio. Poiché è tutto già
sveglio, quello che è intorno a noi, leggero come una pannocchia e greve come
un muro di mattoni. L’arca del passato che creammo, di giorno, di notte, il
carico del futuro sopra slitte di nuvole, che pattini non hanno” (O. Loerke).
Qualche vecchia
ciarliera vi racconterà la sua storia, qualche profumo d’intingolo uscirà da
una finestra socchiusa, e un gatto smilzo vi attraverserà la strada furtivo.
Forse ascolterete lingue diverse: arabo, albanese, rumeno, inglese e tedesco,
olandese e macedone…non vi meravigliate, sono i nuovi abitanti, alcuni solo ospiti
transitori, altri, i più, tentano di diventare, tra una o due generazioni,
“castelnuovini”, in una terra stravolta dalle migrazioni che affronta il futuro
e vorrebbe plasmarlo. Fermatevi ad uno
dei bar sulla via principale del paese moderno, ordinate un bicchier di vino o
una birra o fatevi preparare un panino con formaggio, salume o prosciutto,
oppure nella pizzeria al taglio un bel triangolo di pizza, ascoltate e guardatevi intorno.
Rilassatevi, non ci saranno né urgenze né imprevisti o ansie ad assillarvi. In
calma potrete programmare brevi escursioni, ad esempio per vedere una bella
tavola dipinta da Cosimo Daddi nel XVI secolo che si trova nella Chiesina della
Misericordia; o quello che rimane delle porte medievali; oppure ammirare la
sommità di quello che era il castello longobardo, salendo dalla scalinata della
Chiesa del SS. Salvatore, di epoca seicentesca su un impianto molto più antico
che conserva un pregevole Cristo sulla croce
del secolo XIII. Se avete interessi alla storia moderna e contemporanea
visitate le antiche fabbriche dell’acido borico che furono attive all’inizio
dell’Ottocento per conto dei Larderel, Fossi, dell’Anonima Belga e piccoli
imprenditori locali, anche se oggi delle
medesime ben poco rimane. E infine fate una visita al sacrario commemorativo
eretto sul luogo ove il 14 giugno 1944 furono uccisi dai nazi-fascisti 77
minatori della vicina miniera di Niccioleta, e leggendo l’epigrafe che al
visitatore si rivolge, riflettete sulla disumanità della guerra, dell’odio
razziale, e sullo sfruttamento dell’uomo, e rafforzate pensieri di pace,
democrazia e fratellanza. Potrete infine decidere di pernottare all’Hotel dei Conti, buon albergo in paese,
oppure in uno dei numerosi agriturismo dei dintorni che vi accoglieranno con
cortese ospitalità ad un prezzo equo e, forse, prolungare il vostro soggiorno
seguendo un itinerario tematico tra quelli che più di altri si possono
suggerire con base a Castelnuovo: itinerario della geotermia moderna e delle
manifestazioni endogene naturali, itinerario delle Pievi premillenarie,
itinerario delle terme e degli scavi etrusco-romani; itinerario della
Resistenza e memoria dei suoi gloriosi combattenti. Io, che sono nato ed ho
vissuto in questo Borgo, nutro verso
esso sentimenti di odio e di amore, sentimenti che potrete immaginare
ripensando al “natio borgo selvaggio” del Leopardi ed al cimitero di Spoon
River. Anche il nostro è sulla collina e racconta, con le lapidi dei morti
antichi, forse più storie di quanto oggi non facciano i vivi
Scheda sul paese di Castelnuovo di Val di Cecina.
Castelnuovo di Val di Cecina è un
piccolo villaggio delle Colline Metallifere Toscane, situato sulle estreme
propaggini della Maremma aperte verso il mar Tirreno e l’Isola d’Elba. Il suo
nome medievale è “Castri Novi de Montanea” e tale appellativo è assai più
rispondente alle caratteristiche fisiche dell’insediamento urbano. Le origini
sono incerte, ma risalgono senz’altro all’età Longobarda (VII secolo), allorché questo popolo tracciò nuove strade per la ricerca dei minerali
edificando una serie di rocche di avvistamento e difesa (Warding) lungo il tracciato
che si snodava da Volterra a Massa Marittima a Populonia e Falesia. Il
territorio comunale è caratterizzato
dalla presenza di notevoli siti
archeologici del periodo neolitico, etrusco, romano e barbarico, medievale e da
Pievi premillenarie che testimoniano il radicamento e la diffusione del
cristianesimo in quest’area. Infatti, seguendo il corso del fiume Cornia, che
corre ad ovest del Monte di Castelnuovo verso il mar Tirreno, risalirono dalla
foce verso l’interno S. Regolo, S. Cerbone, S. Ottaviano, S. Giusto e S.
Clemente, i Santi africani evangelizzatori di Volterra e delle Colline
Metallifere. Una importante via di pellegrinaggio verso Roma, aperta da San Pietro, vide la presenza
di San Rocco e San Guglielmo, di abati ed eremiti. Né si può tacere un
avvenimento di notevole importanza
accaduto nel territorio comunale, una delle apparizioni della Madonna (XV
secolo) non ancora approvata dalla Chiesa ed il cui processo è ancora in corso...
Dopo il 1000 Castelnuovo fu a lungo
feudo dei Conti Alberti fino alla “rivoluzione” del 1213, quando la
classe degli uomini liberi di discendenza longobarda (freiherren), riuscì a
prendere il potere con l’aiuto del potente comune di Volterra, sotto la cui
protezione l’economia e la vita civile conobbero un notevole sviluppo.
Castelnuovo e la sua comunità furono al centro degli scontri per il possesso
delle risorse minerarie (argento, solfo, allume e vetriolo), tra il
vescovo-conte e il libero comune di Volterra per circa due secoli, fino a che,
nel 1492, non entrarono definitivamente nell’orbita della Repubblica fiorentina
seguendone le aspre lotte e subendo invasioni e saccheggi dagli eserciti
imperiali e dalle truppe mercenarie al
servizio delle città nemiche. Alla fine
del secolo XV, Lorenzo de’ Medici e la sua corte di umanisti scelsero la
località termale di Bagno al Morbo, presso Castelnuovo, per trascorrervi lunghi
periodi di cura e di riposo. Dato in feudo, come marchesato, alla famiglia
degli Albizi di Firenze nel 1639, fu ricostituito in autonoma comunità nel 1776
da Pietro Leopoldo I, il grande sovrano illuminista che avviò la rinascita
industriale e sociale del territorio. Mèta di letterati, geografi, scienziati
(Lucrezio, Plinio, Dante, Ugolino da Montecatini, Leandro Alberti, Marullo,
Busching, Miller, Mascagni Hoefer, Giovanni Targioni Tozzetti, Maria Curie,
Michelucci, Enrico Fermi e molti altri tra i quali il Granduca di Toscana, il
Re d’Italia, l’Imperatore d’Austria ed Ungheria, ed innumerevoli uomini
politici e statisti), a partire dal 1818 conobbe una nuova fase di sviluppo
economico seguendo i progressi dell’industria boracifera attuati da Francesco
de Larderel e dai suoi discendenti (Federigo, Florestano, Piero Ginori Conti),
sviluppo che ha caratterizzato per quasi due secoli la storia, fino ad oggi.
Carlo Groppi.
giovedì 8 dicembre 2016
DISPONIBILITA’ LIBRI
VECCHI DI CARLO GROPPI
AL 8/12/2016.
1) PROVERBI
LICENZIOSI LOC.E TOSCANI (n° 1200) (2009) n° 25 copie, prix. 1 €/copia
2) LA VITA LARGA,
Zibaldone poetico e prose (2010) n° 1 copia, prix. 10€
3) VIANDANTE NELLA MEMORIA,
poesie e prose (2012) n° 3 copie, prix 10€/copia
4) RESISTENZA -
SARDI (2014) n° 4 copie/gratis.
5) GRAZIE ALLA VITA,
Poesie (2014) n° 3 copie/prix. 5€/copia
6) NOTTE CHE SGORGHI
E TI DILATI, poesie (2016) n° 12 copie/prix. 5€/copia
Ai costi dovranno
essere aggiunte le spese postali, se necessarie. Ordini a: karl38cg@gmail.com
Poesia a Pomarance.
Ieri sera, 7 dicembre, ho presentato, all’Università della
III^ Età di Pomarance, per la prima volta nella mia vita, un libriccino di
poesie: “Notte che sgorghi e ti dilati”, l’ultimo di sei pubblicati tra il 2007
e il 2016, Eravamo in pochi, ma per me è stato un sollievo e mi ha aiutato a
vincere la timidezza. Le persone erano attente e alla fine mi sono state
rivolte interessanti domande: perché scrivo versi liberi, senza ritmo e senza rima?
Quanto si impiega a comporre una poesia? Come nasce l’ispirazione? Cos’è la poesia?
Quali le differenze tra esistenzialismo, ermetismo, poetismo…Domande alle quali ho cercato di rispondere. Avevo con me dieci libriccini che mi sono
stati tutti richiesti! In più erano tra i presenti almeno altre tre persone che
il libriccino l’avevano comprato in precedenza! Cifre grosse per in libretto di
poesie! Grazie cari amici, Lorita, Maurizio, Angela, Girolamo, Piero, Domenico
e tutti gli altri presenti, per la piacevole serata (e grazie per le due
bottiglie di vino che mi avete regalato che berremo in famiglia, alla vostra
salute!) Con l’occasione rendo nota la disponibilità dei miei lavori letterari
mentre altri quattro (La Cometa Swan (Poesie), El poeta canta por todos (Poesie
in lingua spagnola con testo a fronte), L’arcobaleno suona ancora (Dramma
teatrale), e Antologia lirica di Dina Ferri,(Poesia, bibliografia, biografia ed
un Dramma liberamente ispirato alla poetessa), sono da tempo esauriti.
mercoledì 7 dicembre 2016
NATALE
SI AVVICINA!
Ieri a cercar libri
nell’unica (credo) libreria di usati, nuovi e caffetteria “CARTA&ZUCCHERO”
gestita con amore dalle sorelle Belli in via di Camollia 92-94 a Siena, info@cartazucchero.it www.cartazucchero.it
non ho resistito a farmi i primi (e forse unici)n regali di Natale!
1) Il programma del
Teatro alla Scala, maggio-giugno 1963: L’Anello del Nibelungo, di Richard Wagner, in un prologo e tre giornate:
L’oro del Reno 9,11,14 maggio; La Walchiria 15,17, 19 maggio; Siegfried 22,
24,30 maggio; Il crepuscolo degli Dei 28,31 maggio e 2 giugno!Undici ore di
musica! Bellissimo catalogo in quattro lingue ricco di illustrazioni. Dato che Wagner era stato amante della bisnonna
di un mio carissimo amico, che mi aveva introdotto alla vicenda d’amore e di
passione musicale che dette vita al Tristan und Isolde,questo catalogo
arricchisce grandemente le mie conoscenze del Maestro.
2) Poesie d’amore,ed.
Mondadori 1956, strenna per le lettrici del periodico femminile “GRAZIA”. Una antologia lirica con 16 tavole a colori
fuori testo, pp. 342, rilegato da Saffo ad Alfonso Gatto. Una miniera d’oro,
che mi farà compagnia per quasi tutti i giorni del 2017!
3) Vera sorpresa!
Novità assoluta! Per me che da quasi mezzo secolo curo una raccolta personale e
inedita di “proverbi licenziosi” giunta a quasi 8000 proverbi, aforismi, motti,
ecc. sul tema. “Proverbi Toscani” 7500 Esperienze di vita”, autore uno studioso e ricercatore vivente, Giancarlo
Vannuccini, nato a Montepulciano (SI).
Lo ringrazio anticipatamente per questo DONO!
lunedì 5 dicembre 2016
REFERENDUM ISTITUZIONALE, 4 dicembre 2016.
Nel Comune di Castelnuovo di Val di Cecina i
partiti politici negli ultimi anni sono
praticamente scomparsi. Ne restano credo solo due che hanno una costante
attività: il PD e PRC. Il PD conta una ventina di iscritti, del PRC non ho informazioni,
tuttavia credo che il numero dei suoi iscritti sia di poche decine di unità. I
due partiti hanno dato vita ad una lista civica PD-PRC-Indipendenti di
sinistra, che nelle ultime elezioni comunali ha visto perdere un gran numero di
voti (rispetto alle elezioni precedenti),
a favore di una lista civica di centro-destra. Durante il 2016 il PD ha mantenuto una sua
visibilità, sia con l’affissione giornaliera del quotidiano l’Unità, sia con manifesti e comunicati affissi nella seconda bacheca, su
temi locali. Anche le riunioni politiche dei pochi iscritti si sono tenute
abbastanza regolarmente nella sede del Circolo, alla Casa del Popolo, in Piazza
Settembre ed a Sasso Pisano. La campagna di propaganda per votare SI è stata
condotta con toni pacati, e, in particolare, con assemblee pubbliche a Sasso
Pisano, Larderello e Pomarance, cercando di entrare nel merito tecnico delle
problematiche. E così hanno fatto anche i responsabili del Circolo di
Rifondazione comunista schierati per il NO. Il NO ha prevalso a Castelnuovo di
Val di Cecina per 7 voti. Ma ha prevalso! Come in quasi tutto il resto d’Italia,
salvo tre regioni: Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Toscana dove il SI è
stato maggioritario. Personalmente ho condiviso l’azione riformatrice di Matteo
Renzi e ammirato il suo sforzo immane ed anche il pathos delle sue
argomentazioni politiche. Non si era abituati ad ascoltare un intervento così emotivamente sincero e lucido,
ammettendo la sconfitta, del PD e sua personale, a poco meno di due ore dall’inizio
dello spoglio delle schede, che già nei primi exit-pol registravano con
precisione un divario incolmabile tra il NO al 60% ed il SI al 40%. Niente
scuse, niente invettive, niente scenari futuri di disastri per l’Italia: tutto
rimarrà come è ora! Ed al 60% degli italiani sta bene così! Per me, che sono vecchio, non ci saranno
altre opportunità, mi dispiace, ma sono sopravvissuto a ben altre tragedie,
essendo nato proprio nell’anno delle Leggi Razziali di Benito Mussolini, poi la
guerra, e gli anni delle violenze e delle discriminazioni politiche…infine l’ultimo
ventennio con il crepuscolo dei partiti, la corruzione, il secessionismo, l’affievolirsi
dell’identità nazionale, le ruberie e il malgoverno. Tuttavia mi consola e mi
dà un po’ di speranza il mio partito democratico (PD), che spero in un prossimo
Congresso ritrovi la sua unità interna, prosegua nel rinnovamento, e stringa
sempre più saldamente l’azione politica non verso la sua parte, ma verso il
popolo dell’Italia, la nostra amata Patria. Soffia un vento triste, in Europa e
nel Mondo, si costruiscono muri, si avvelena il pianeta, si distruggono risorse alimentari e/o si
manipolano, mentre immense moltitudini soffrono la fame, le epidemie, le
malattie, dalle quali immense masse di persone cercano di fuggire, si scatenano guerre, per fanatismo, sete di
potere, accaparramento delle risorse energetiche o posizioni geografiche
considerate “strategiche”. Spero che il 40% che il SI ha ottenuto, quasi tutto
per merito del PD, oltre che, naturalmente dei suoi alleati di governo e degli
italiani che vivono all’estero, si trasformi in un CONSENSO POLITICO che faccia
argine e diga al populismo, al revanscismo, al razzismo, e ai seminatori di
discordia e di odio tra le persone. Il
60% del NO è un voto frazionato e presto ognuna delle sue componenti si dovrà
riappropiare della sua vera identità: la sinistra del PD, l’ANPI, l’ARCI, la
CGIL, Sinistra Ecologia e Libertà, PRC, i
Tavoli della Pace e le miriadi di Organizzazioni di volontariato laico e
religioso, che costituiscono la parte migliore d’Italia, in un progetto storico
di pace e di integrazione con gli altri
Stati , di cultura e opportunità di lavoro per uomini e donne e perché no? di
benessere materiale e spirituale, di
felicità. Anche a Castelnuovo il PD ha rialzato la testa…
mercoledì 30 novembre 2016
Una rosa e il buco nel muro.
E’ fiorita questa rosa ed accanto
ha ancora dischiuso un bocciolo, ma non ci lasceremo ingannare, perché l’inverno
è alle porte e maggio è lontano! Da ieri la temperatura è scesa di oltre 10 °C
(la notte son -4°C e il giorno + 3-4°C). I vecchi dicono a me che sono vecchio,
“Bimbo, l’inverno è sempre venuto!” Forse non lo dicono solo
meteorologicamente, ma soltanto all’inverno della loro vita. Per me ho tirato
fuori dal cassetto la sciarpa e la berretta di lana, credo che dei guanti non
ce ne sia bisogno. Uscirò di nuovo anche dopo cena per partecipare ad una
seduta teoretica di fotografia, mentre ieri sera sono stato fin oltre alle 23
ad una assemblea per costituire un “Comitato di Accoglienza Solidale” verso
profughi o migranti nel mio paesello che
avverte il peso della crisi etica (nonostante la mirabile presenza e parola di
Papa Francesco) e si schiera per opporsi a tale accoglienza, vaticinando muri,
se non peggio. Mi hanno scaldato molte parole da labbra e cuori giovanili,
forse una minoranza, come spesso accade nella storia. Dietro a questa rosa si
potrà notare un buco nel muro, lì ho dato accoglienza a due lucertoline, adesso
già in letargo, ma che spero di rivedere a primavera. Sono due amiche e avranno
figliolanza. Certo sono assai diverse da me, ma la convivenza è stata
possibile. Il buco c’era già, piccolo, ma io l’ho allargato. Ora è il momento
di allargare i nostri cuori. Sarà una metafora?
COMITATO DI ACCOGLIENZA SOLIDALE A
CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA.
Quando non esistevano i
“vaccini” immunizzanti, l’immunizzazione
avveniva, molte volte, dopo aver contratto una malattia. Castelnuovo di Val di
Cecina, un Comune noto per la sua “accoglienza” che, senza andar troppo
lontani, agli etruschi, romani, longobardi…si è scoperto da pochi anni essersi trasformato in un
Comune il cui Sindaco ha proclamato “l’accoglienza zero” ai profughi e migranti
in fuga dalla fame e dalla povertà, dalla guerra, dalla schiavitù. Tale virus pernicioso
ha per fortuna sviluppato nell’organismo sociale un ANTIVIRUS che porterà alla
guarigione! Non dimentichiamo di essere in Toscana, regione civilissima, nella
quale proprio oggi 30 novembre, si festeggia l’abolizione della pena di morte e
l’uso della tortura. Il primo
Stato al mondo ad abolire legalmente la pena di morte fu il Granducato di Toscana il 30 novembre 1786 con l'emanazione del nuovo codice
penale toscano (Riforma criminale toscana o Leopoldina, preparata dal
giurista Pompeo
Neri alcuni
anni prima) firmato dal granduca Pietro
Leopoldo (divenuto poi Leopoldo II del Sacro Romano Impero),
influenzato dalle idee di pensatori come Cesare
Beccaria; tale giornata è festa regionale in Toscana. Seguirono il Granducato di Toscana la Repubblica Romana di ispirazione mazziniana (che tuttavia ebbe breve esistenza) nel 1849, San Marino (1865) e altri. L'Italia l'abolì, tranne che per crimini di guerra e regicidio, nel 1889, per poi reinserirla con il Codice Rocco del 1930 con il regime fascista, e abolirla definitivamente nel 1948. Il Regno
Unito l'abolì negli anni
sessanta del Novecento, mentre la Francia nel 1981. E proprio oggi, 30 novembre, furono
bruciati sulle pubbliche piazze dei comuni toscani gli strumenti di tortura e
di morte esistenti nelle prigioni. Dunque, la “malattia” ha prodotto un
resistente vaccino, un mixer di efficaci anticorpi, che all’accoglienza ZERO
oppone resistenza con “ACCOGLIENZA SOLIDALE”. E ieri sera, data importante, da
ricordare, un folto gruppo di persone, ha costituito nel Comune il COMITATO DI
ACCOGLIENZA SOLIDALE, che proclama nelle
sue finalità: “Costituiamo il Comitato Volontario “Comitato di Accoglienza
Solidale” perché riteniamo inaccettabile l’atteggiamento apertamente ostile
manifestato inizialmente dall’Amministrazione Comunale di Castelnuovo di Val di
Cecina nei confronti dei profughi e perché, al contrario, riteniamo
indispensabile un’azione umanitaria di ascolto e integrazione nei confronti dei
profughi e di eventuali soggetti in difficoltà”. Il Comitato sostiene che: “Il
modo migliore per affrontare e risolvere i problemi delle persone e dei gruppi,
come già nel passato, è la via del DIALOGO. I profughi hanno diritto, come
tutti, al rispetto della dignità della propria persona. L’atteggiamento da
tenere nei confronti dei profughi è quello della disponibilità e dell’accoglienza.
I rapporti tra persone e culture devono essere basati sulla reciprocità e sulla
solidarietà. L’atteggiamento verso il profugo non deve essere di tolleranza, ma
deve avere come prospettiva il reciproco arricchimento”. Tutti i cittadini che
condividono le finalità del Comitato possono farne parte sottoscrivendo la
propria adesione e informandosi dal presidente, Roberta Vichi, o dai membri del
direttivo: Katia Taddei, Fabrizia Doloverti, Mauro Bianciardi, Monia Neri, Beat
Weibel, Rodolfo Marconcini.
lunedì 28 novembre 2016
1979. Un convegno a Siena, una rosa ed
una radiolina accesa.
I maggiori responsabili della crisi energetica
italiana si sono riuniti il 27 e 28 giugno all’Hotel Garden di Siena in un
Convegno organizzato dall’Enel. Due giornate intense di meditazione alla
faticosa ricerca di salvare l’Italia da quello che viene paventato come il più
grande “disastro” dei tempi moderni nei paesi capitalistici avanzati: la
mancanza di energia elettrica e di petrolio. L’Enel ha voluto dimostrare, conti
alla mano, che non ci sono alternative al petrolio al di fuori delle centrali
nucleari. Si, ci sarà uno sforzo nell’utilizzo
di tutte le altre fonti energetiche nazionali (idroelettriche,
geotermiche, eoliche, rifiuti, solare, maree…), ci dovranno essere i risparmi,
le doppie tariffe, i razionamenti, ma questo, nel suo insieme, darà un apporto
molto limitato e comunque inferiore all’incremento della domanda. Quindi o
crisi o, sostanzialmente, ancora petrolio ed uranio.
Da un’ottica tecnocratica e
neocapitalistica poco c’è da ribattere alle cifre e alle considerazioni fornite
dagli esperti dei problemi energetici, tanto più se esaminati in riferimento a
una singola nazione come l’Italia, oppure alla sola Europa occidentale.
Esse partono dal presupposto
dell’immutabilità dei rapporti politici mondiali e quindi dal fatto che un
miliardo di uomini realizzi un “alto” livello di vita sfruttando i rimanenti
quattro-cinque miliardi della popolazione della Terra. Non a caso i consumi pro
capite di energia sono negli Usa 300 volte superiori a quelli dei cinesi…Ma
serve davvero a migliorare la qualità della vita umana accrescere continuamente
la produzione ed il consumo di energia? Per quello che sappiamo sembra di no.
Solo una piccola parte dei problemi, o forse nessuno, è fuori dall’essere
umano, dei sentimenti, dei rapporti sociali, familiari, di gruppo o di più
estese comunità e il cuore fondamentale delle questioni è di natura politica.
Dobbiamo cominciare a riflettere ed
a chiederci se la crisi energetica, fatta balenare sinistramente come un
flagello che colpisce i lavoratori e le masse degli sfruttati, non sia in
realtà l’unico grande mezzo che si offre ai popoli per trasformare, in senso
democratico, ugualitario, non consumistico e non antagonistico, la vita sulla
Terra costruendo quella società a misura dell’uomo che ci appare, altrimenti, sempre
più irraggiungibile.
***
In un mattino di luglio, stranamente
fresco e trasparente per questa stagione, mi sono recato a Villa Caggio, un ex
padiglione dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra, come membro della
Commissione d’esami per il “Corso professionale di avicoltura”, frequentato da
un gruppo di internati. Mi accompagnavano i sospetti ed i pregiudizi che una
persona “normale” ha di solito verso i “diversi”, in particolare verso gli
ammalati di mente, o, come si dice, i matti.
Ero teso, preoccupato, ansioso di
verificare le mie idee politiche sulla istituzione manicomiale, sulla necessità
o meno del suo smantellamento, sull’assoluta necessità di ridare dignità di
“uomini” a tante creature offese e abbandonate. E parlando con loro, ascoltando
le loro storie, visitando le camerette pulite ed intime, scherzando e ridendo
per qualche battuta arguta, visitando il cortile adibito all’allevamento dei
polli – “qui ci mettevano noi a prendere l’aria, ora ci sono le galline!” – di
fronte alla bontà dei loro sentimenti pensavo a quanto male è capace di fare
l’uomo ai propri simili. Le privazioni, l’istituzione totalizzante del
manicomio, avevano fatto enormi danni, ma non irreparabili se queste persone si
aprivano con tanta fiducia, tanto calore, a degli estranei, forse intuendo
l’ansia dentro di noi. Era per loro un giorno di festa, questo d’esami tanto
atteso, e il “diploma” che chiedevano era una piccola grande rivincita sulla
loro esclusione. Certo non tutti i loro problemi sono risolti e gli operatori sociali
che li hanno così amorevolmente seguiti dovranno ancora guidarli in un primo
timido tentativo di autosufficienza economica basata sull’allevamento dei
tacchini ed altri animali da cortile; guai a lasciarli soli! Guai a tradire
così ingenue speranze!
E quando sono partito per rientrare
nella mia vita di problemi, di lotte, di inganni e, talvolta, di solitudine,
violenze, superficialità, mi hanno regalato una rosa…una rosa per ognuno di
noi…una rosa cresciuta da loro, così vicini alla verità, senza usare né una
goccia di quel petrolio, né un watt di quella energia, per il cui dominio
“l’umanità sana” sembra pronta a scatenare la sua follia nel mondo intero.
***
Una settimana in campeggio, il sogno
di un breve riposo e anche di un arricchimento della vita sociale vivendo in
modo libero e aperti al contatto e alla conoscenza degli altri. Ma,
immancabilmente, la delusione di constatare che non bastano le strutture per
cambiare in così poco tempo i modelli di comportamento delle famiglie che
riproducono quelli chiusi che si riscontrano oggi nelle grandi metropoli e
anche nelle nostre zone, dove si sono avute trasformazioni profonde e negative
e dove i contatti umani e sociali si vanno progressivamente immiserendo di pari
passo all’aumento del benessere materiale.
Una giovane coppia con una bambina,
immancabilmente in ascolto della radio o della televisione, sempre, in pineta,
sul mare, nella veranda, mi ha riportato alla mente un brano di Konrad Lorenz,
il famoso etologo e premio Nobel per la medicina: “…il dilagante bisogno di
rumore, che sembra paradossale se si considera la nevrastenia degli uomini
d’oggi, si spiega solamente col bisogno di soffocare qualcosa. Durante una
passeggiata nel bosco mia moglie ed io fummo un giorno sorpresi dal rapido
avvicinarsi degli strilli di una radiolina che un solitario ciclista di circa
sedici anni portava con se sul portapacchi. Mia moglie osservò: “Questo ragazzo
ha paura di sentire cantare gli uccelli!” Penso che egli temesse soltanto il
pericolo di potere, per un attimo, incontrare se stesso”.
E per quale motivo persone anche di
notevoli pretese intellettuali preferirebbero le stupidissime trasmissioni
semi-pubblicitarie della televisione (specialmente emittenti private) o di
Radio Montecarlo, alla propria compagnia? Certamente perché questo li aiuta ad
evitare la riflessione.
Le forme lussuose di vita, che sono
il risultato del terribile circolo vizioso istauratosi tra aumento della
produzione e “crescita dei bisogni”, premiando il consumatore con il
miglioramento del suo tenore di vita, e così condizionandolo perché continui a
competere con il suo prossimo in una gara che alla fine diverrà fatale, sono
una tra le cause che minacciano di annientare l’umanità. L’americano medio ha
subito uno schok tremendo ascoltando il discorso di Carter sull’energia. Non
sono le penurie future, in senso materiale, ad allarmarlo perché il Presidente
ha ribadito il predominio dell’economia e della potenza militare Usa,
all’interno e nel mondo, ma il concetto timidamente introdotto che l’uomo deve
valere per quello che è, non per quello che ha. E su quali fondamenti potrà
durare allora la società capitalistica che al Moloch del denaro, del potere,
della competizione, della devastazione dello spazio vitale naturale,
dell’estinguersi dei sentimenti e della tradizione, dei mass-media, ha
costruito la propria identità politica e culturale? Quale futuro senza una
politica di austerità per cambiare la nostra vita?
domenica 27 novembre 2016
EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI VOLTERRA.
Oggi, con 18 amici del Gruppo Fotografico di Castelnuovo di Val di Cecina, sono andato a visitare il Museo e le strutture ancora esistenti dell'ex "manicomio" di Volterra. A suo tempo uno dei più grandi d'Italia con quasi 5000 ricoverati. Un vero e proprio grande centro abitato, autosufficiente o quasi, che tra ricoverati, infermieri ed altre unità lavorative, annoverava oltre 8500 persone. E' stata una esperienza bellissima e sono stato contento di sapere che nella civilissima Toscana, anche il trattamento della "follia" o "del disagio mentale", oppure l'accoglienza di tantissimi "sani", ma vittime della miseria, è stato dignitoso, senza mai far ricorso a terapie violente, ma utilizzando l'unica capace di dare notevoli risultati di miglioramento o guarigione, "l'ergoterapia", cioè il LAVORO! in tutte le sue forme. Sia all'interno della grande struttura, fatta di grandi padiglioni salubri, alternati ad altrettanti e maggiori spazi a verde ed a bosco, e sia nelle "colonie", cioè la vasta rete poderale dove si allevavano bovini, tacchini e polli, maiali e si coltivavano orti. Anche l'arte aveva il suo spazio: disegno e poesia, musica e teatro, ma oggi quello che appare il reperto più emozionante è un graffito alto circa 2 metri e lungo 40 realizzato con il gancio della cintola dei pantaloni dal "matto" Nannetti. E' una storia, una riflessione sulla vita, un sogno...della quale restano adesso poche tracce perché essendo esterno è stato danneggiato dagli agenti atmosferici e dalle muffe, ma, soprattutto, dalla mano vandalica delle persone "sane". Per fortuna c'è chi ha provveduto a microfilmarlo e poi a tradurlo ed infine a farne un duplicato, che ha trovato il suo spazio in un Museo...di Losanna (Svizzera)! Adesso, circa 4 metri sono esposti nel piccolo, ma interessante "museo" a Volterra. Parlando con una delle nostre guide mi è tornato a mente un giorno, o più giorni, dell'anno 1979 quando partecipai, come membro di una Commissione di esami scolastici, ad esaminare gruppi di "matti" addetti alle lavorazioni agricole nei poderi disseminati sulle pendici volterrane, per dargli il diploma della scuola elementare. Ci scrissi un breve articoletto su un periodico sindacale della CGIL che riproduco, a distanza di 37 anni! Ma non decrepito...
(1^parte)
lunedì 21 novembre 2016
POESIA
Il giorno 7 dicembre 2016, ore
15,30, presenterò il mio ultimo
libriccino di poesie “Notte che sgorghi e ti dilati”, in una seduta del Corso
Annuale di “lezioni” dell’Università
della Terza Età di Pomarance. Sono ormai
19 anni che partecipo e mi sono fatto
molti amici e amiche “anziani” di età (come lo sono anch’io!), ma giovani nella
mente ed anche ottimisti! Mi trovo bene tra loro, e mi da’ piacere la
gentilezza nei miei riguardi, che, tra l’altro, un “docente” non sono e perciò
le mie “lezioni” sono più o meno storie di persone e fatti locali, alcuni
anche divertenti. Come si vede, a
prescindere dal risultato al Referendum del 4 dicembre, nel quale VOTERO’ SI CONVINTO, la vita e gli impegni continuano…
Certo, parlare di un libro e più
estesamente di poesia, non sarà una cosa tanto semplice. Già la definizione di
poesia presenta problemi. In più in un libriccino di poesie non c’è una trama,
né un ordine di lettura, perché possiamo rifarci dall’ultima pagina, come da
quella del mezzo o dalla prima, possiamo
anche lasciare intonso il volumetto, per mesi od anni, per poi “riscoprirlo” e,
magari, leggerlo avidamente e cavarci qualcosa che fa bene alla nostra anima!
Chi lo sa? Non ultimo elemento critico c’è il fatto che chi l’ha scritto sia un
modesto autore, e le sue opere circolino in un territorio ristretto,
distribuite a mano, per lo più in copie
singole (salvo tre o quattro “tifosi”
che ne hanno prese ben 10 copie!)
Tuttavia il fatto che i miei 8 lavori letterari, le cui copertine si possono
vedere nell’illustrazione qui allegata, siano tutti ESAURITI e che le loro
tirature abbiano oscillato tra le 300 e le 800 copie, mi da’ molta gioia! Ieri
ho incontrato uno scrittore vero,
storico e giallista e uomo di lettere e di cultura che mi ha detto di avere un
amico critico letterario che organizza reading di poesie ecc. ecc. e quindi lui
poteva presentarmi. Io mi sono schernito e lui, m’ha detto “Ma Carlo, non fare
il modesto…”, ma a questo punto l’ho interrotto dicendogli “No, non hai capito,
non sono modesto, sono immodesto…” “Credevo ti
interessasse…” “Ti ringrazio ma
io mi sento “oltre”, al di là…” “Oltre…?” “Si, vedi, è un po’ come se ai tempi
del Leopradii lo avessero invitato ad un concorso di poesie o a un reading
letterario a Montelupone!) “Dove? Ah! ho capito…ti faccio i miei auguri…”. Dunque
affido un valore alto ai miei versi ed a loro affido la mia anima e memoria
attraverso il tempo. Forse mi sbaglierò, forse…
I versi (Vittorio
Sereni, 1965).
Lines.
A few still get written.
You’re thinking about them, meanwhile
telling lies to the anxious faces wishing you
all the best on New Year’s Eve.
A few get written just as negatives
Inside a black space of years
like paying offa naggins debt
that’s been due for years.
No, there’s no fuyn it in anymore.
You wrote (they’re laughing) for art, only art.
Not me, not that, that’s the last thing I wanted.
Each line is a load strugge off
to make space for the next. There are always
extra loads to take, and no single line
ever soffice
if you yourself can’t even remember it tomorrow.
AVVENIMENTI LOCALI (III).
Ieri, domenica, ore 17, a
Belforte nella Casa della memoria “L’Aquilante”, dopo un lungo periodo di inattività, incontro degli amici del PIL (Piccoli
Incontri Letterari), la cui attività ha oltrepassato i 10 anni!
Eravamo soltanto in 5 e chi per
una ragione, chi per l’altra non è venuto.
Al di là degli aspetti preoccupanti per la riduzione de “pilisti”,
abbiamo fatto molte scoperte e molte risate!
Certo, il territorio del Comune di Radicondoli, con i suoi 932 abitanti,
non può dar molto di più ed anche ieri sera, sui cinque, in tre eravamo “esterni”. Per me, che vengo da più
lontano di tutti, è bello anche il viaggio, parte del quale adesso si svolge nella notte. La solitudine che incombe in questo tratto di
quasi 30 chilometri, la luna, o la
pioggia, o i temporali, le ombre dei
grandi boschi misteriosi, i fuggitivi animali selvatici che al mio
passaggio spariscono rapidamente nella macchia: daini, lepri, cinghiali, ricci,
volpi, ma non i lupi, come sembra che in branchi stiano ripopolando i boschi
delle Colline Metallfere: certo, vederne qualcuno sarebbe bellissimo! Mentre ascolto
le mie canzoni preferite, ho modo anche di “ripensare”alle cose dette e al
clima amichevole che ho respirato. Mi fa bene all’anima e soffrirei tantissimo se anche questa porta rimanesse
chiusa. Grazie alla voglia ancora salda di Rosella e Daniela…ci rivedremo il 15
gennaio 2017! Auguri a tutti i pilisti di un Buon 2017, molto molto creativo!
AVVENIMENTI LOCALI
(II).
Sabato 19 novembre ore 16,30
Teatro dei Coraggiosi a Pomarance. Incontro promosso dai Comitati per il SI di
Pomarance e Castelnuovo di Val di Cecina in occasione del prossimo referendum del
4 dicembre in Italia sulla “Riforma Costituzionale”. Un incontro molto interessante
per il valore dei relatori, in primis, ma non per ragioni affettive, ma per
conoscenza profonda della materia costituzionale, non solo dell’Italia, di mia
figlia Tania. E chi volesse più informazioni può aprire il suo curriculum. Gli
interventi dei relatori sono stati integrati da tre interventi del pubblico, molto
pertinenti e che sono stati approfonditi esaurientemente da Tania. Mi ha dato
molta gioia ritrovare e salutare alcuni
amicissimi, coi quali ho condiviso anni di impegno politico e sindacale, amici
che hanno arricchito la mia vita e che non dimentico mai: Giovanni Balatri “Nasetta”; Angiolino Rossi “Scalabrino”; Loriano
Fidanzi; Graziano Pacini; Lido Costagli; Marcello Cerri; Carlo Becorpi…il Fedeli “Cacchio”, Maurizio Maggi, ed anche il
Sindaco Loris Martignoni, che tanto bene opera in quel comune e altri che ora mi sfuggono. Buona la partecipazione di più di sessanta
persone, molto attente e partecipi. Che sia di buon auspicio? Non lo so, non
vorrei essere ingannato dal vivere in Toscana, in questa regione conosciuta e amata in TUTTO IL MONDO, civilissima
e non dimentica del suo inimitabile passato di arte, letteratura, scienza, Fede
e umanità. Nutro però speranza che il SI prevalga, non perché contenga la
VERITA’STORICA del divenire, in questo caso di una Nazione, che solo a Dio appartiene, ma per nutrire l’attesa
di un nuovo ciclo virtuoso, proprio nel rispetto dei fondamenti intoccabili
della nostra Costituzione, che non sono assolutamente sfiorati dalle necessarie
manutenzioni da apportare alla parte seconda. Infine, anche se sono vecchio, quindi
più immerso nel passato che nel futuro che tante volte mi spaventa, è al “sonno
della ragione” che mi oppongo, perché con le parole di Goya non vorrei che, questo
sonno e ripiegamento negativi,
generassero MOSTRI.
AVVENIMENTI LOCALI (I).
Tra sabato e domenica (19 e 20 novembre 2106) ho
partecipato a tre “avvenimenti locali” degni di nota. Il primo, sabato mattina
a Castelnuovo di Val di Cecina, riunione straordinaria del Consiglio Comunale
per il conferimento agli 83 minatori di Niccioleta (Massa Marittima) della
CITTADINANZA ONORARIA. Riconoscimento tardivo, ma sempre importante per
conservare alla storia il ricordo del drammatico eccidio compiuto dalle SS
naziste e dalle “camicie nere” italiane della RSI di Mussolini, fra il 13 ed il
14 giugno 1944.
Ai primi 6 minatori uccisi la
sera del 13 a Niccioleta, si aggiunsero oltre 150 minatori imprigionati e
trasportati nella notte, per un gran
tratto dei 25 Km. a piedi e poi, negli
ultimi sei-sette km., a mezzo camion, nel salone del cinema “Tirreno” di Castelnuovo. Il giorno seguente,
dopo una spietata selezione, alla quale contribuirono anche fascisti di Niccioleta,
i minatori furono suddivisi in tre
gruppi: il primo, di 77 per essere uccisi; il secondo di 21 per essere
deportati nei Lager della Germania e il terzo, di una cinquantina, i più
anziani, da rimandare a Niccioleta come esempio ed ammonimento a non molestare
le armate tedesche in ritirata. La sera
del 14 giugno i 77 minatori furono mitragliati e assassinati con una pallottola
nella testa nei pressi della Centrale elettrica di Castelnuovo, in un vallino
profondo ribollente dei vapori geotermici. Si tratta, nell’ambito della “guerra
ai civili” programmata da Hitler, del più grande eccidio di lavoratori in
Italia. Nonostante ciò la memoria della strage è rimasta per decenni confinata
alla memoria locale, fino ad un risveglio, negli anni più recenti, grazie a
studiosi dell’Università di Pisa ed alla nostra cara professoressa Katia
Taddei, che ha speso ogni energia per
oltre due decenni a ricostruire in ogni dettaglio la genesi e lo svolgimento
della strage. Si deve anche aggiungere che l’eccidio poteva avere dimensioni
anche maggiori, se non fossero fuggiti altri cinquanta prigionieri della
Niccioleta e tre dal Mastio di Volterra. Tuttavia ai 77 minatori si devono
sommare i quattro partigiani della “piccola banda di Ariano” fucilati a
mezzogiorno del 14 giugno poco discosto dal luogo dell’uccisione dei minatori, dagli
stessi assassini. La cerimonia è stata
semplice e solenne allo stesso tempo e momenti di vera commozione si sono avuti
quando il Sindaco Alberto Ferrini a letto la lista interminabile di nomi e
cognomi delle settantasette vittime. Ho visto molti parenti e familiari, venuti
da Massa Marittima ed altri paesi del grossetano, piangere. Il Sindaco ha
preannunciato che nel prossimo futuro anche agli altri 10 partigiani fucilati
sul suolo della Comunità di Castelnuovo, sarà concessa la Cittadinanza
Onoraria. Presenti molte rappresentanze dei Comuni vicini, Monterotondo
Marittimo e Pomarance, oltre che, naturalmente a quella di Massa Marittima,
città medaglia d’argento della Resistenza, con la presenza e l’intervento del
suo Sindaco, Marcello Giuntini. Hanno
preso la parola, il presidente dell’ANPI di Pisa e quello di Massa Marittima. Tra
le bandiere dell’ANPI, spiccavano i ragazzi della II e III media di Castelnuovo
con i loro insegnanti. Una lapide è stata apposta al muro esterno dell’ex
cinema, il luogo dove furono rinchiusi, fino alla sera del 14 giugno i minatori. In un dibattito successivo alla Cerimonia
Ufficiale, Katia ha intervistato gli unici due minatori, allora appena
ventenni, deportati in Germania: Fabio Scali e Mario Fatarella, dei tre ancora
viventi. Mancava Fabio Terrosi, impossibilitato a partecipare. Sono stati
momenti emozionanti ascoltare dalla viva voce il ricordo di quelle ore
drammatiche, insieme al calvario personale che li vide inviati ai lavori
forzati nel Reich tedesco fino alla fine della guerra mondiale. Come sappiamo
il popolo di Castelnuovo, sfidando l’orrore, la paura e la presenza dei
tedeschi in ritirata, si riversò intorno al “vallino della morte”, ricomponendo
i cadaveri sfigurati dal calore geotermico, trasportandoli per il riconoscimento
sul mattonato antistante le cappelle del cimitero prima di dargli sepoltura all’esterno,
dietro l’abside della cappella, in attesa dell’esumazione e del trasporto, chi
ai luoghi di nascita e molti al cimitero di Massa Marittima. Né si devono
dimenticare coloro che accudirono per anni i luoghi “”sacri” dove il delitto fu
consumato, il luogo dove fu eretto un cippo marmoreo, e il “vallino della morte”. Questi uomini erano operai delle sonde di
Larderello, coordinati dal partigiano combattente, già operaio alle miniere di
Niccioleta, Mauro Tanzini, e i loro nomi sono Renzo Groppi, Astenio Di Sacco,
Angiolino Rossi, Niccolo Marconcini. L’unico
neo di questo giorno memorabile, in parte causato dal brutto tempo, è stata la
scarsissima presenza di “castelnuovini”! Un vero peccato.
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