TOSCANA OVUNQUE BELLA
INVITO
AD UN IPOTETICO TURISTA CURIOSO E INTELLIGENTE
Se hai scelto di
visitare Volterra per godere delle incredibili ricchezze artistiche, storiche,
archeologiche che tremila anni di civiltà vi hanno profuso, scoprendo, insieme
ad esse, panorami incantevoli, una cucina dai gusti forti e genuini, folklore,
musica e un popolo ironico e colto, gentile e laborioso, noi ti consideriamo un
viaggiatore intelligente, un amico di questa terra antica, un nostro amico.
Perciò ti consigliamo di dare un arrivederci alla città ammirando il panorama
dell’Alta Val di Cecina dal muro sul lato sud del Battistero, a quell’orizzonte
azzurrognolo ove si ergono le bizzarre e appuntite forme delle Colline
Metallifere, culminanti negli alti rilievi delle montagne di Gerfalco, segnate
qua e là dalle colonne di bianchi vapori geotermici delle centrali
elettriche. Un territorio scarsamente
popolato, talvolta aspro e selvaggio, sempre nuovo ad ogni girar di tornante
stradale, e mutevole nelle stagioni dell’anno. Pochi borghi sui cucuzzoli,
antiche Pievi appartate, limpidi torrenti, castelli e fattorie abbandonati, e
branchi di pecore alla pastura. Par quasi di toccare il passato remoto, calarsi
nel medioevo tanto le forme e i paesaggi sembrano immutabili: finché le ardite
forme e i serpeggianti tubi di acciaio
che portano il fluido geotermico alle grandi centrali elettriche, non ci
richiamano al presente ed al futuro. E’ in questa terra che vorremmo far ”perdere
le tue tracce”, abbandonando i consueti itinerari turistici e lasciandoti
condurre dal caso, dall’istinto, dalla poesia. Ma, niente pericoli, per carità!
Siamo nella civilissima Toscana, nella quale ogni strada, pur impervia che
appaia, conduce a qualcosa, sovente ad una piacevole ed imprevista scoperta.
Te lo dice Carlo, la cui famiglia vive a
Castelnuovo di Val di Cecina fin dai tempi del Granduca di Toscana Ferdinando
III, e questo territorio conosce in ogni suo anfratto, e lo ama.
Da qualsiasi
lato tu arrivi la vista spazierà sui rilievi montuosi che circondano il paese,
anch’esso posto ad una altitudine di 600 metri sul livello del mare, le
Cornate, la Carlina, il Poggio di Mutti e l’Aia dei Diavoli, ricoperti di
boschi. Bellissimi panorami si affacciano sulla valle del torrente Pavone che
corre dai monti verso il fiume Cecina ed il Mar Tirreno. La strada ha sovente un tracciato tortuoso in
un bosco prima ceduo poi a latifoglie. Sono i vasti querceti e castagneti che
circondano da tre lati il pittoresco Borgo Medievale di Castelnuovo di Val di
Cecina, nel medioevo “Castri Novi de Montanea”. Allora il castagno ed i suoi
frutti, soprannominati “il pane dei poveri” davano lavoro e cibo agli abitanti
che intorno a questo albero avevano costruito una parte importante della loro
cultura. In ogni stagione il castagneto ha il suo fascino: violaceo e
scheletrito in inverno, se non stretto dalla neve gelata; fiammeggiante nella
gamma dorata dei colori d’autunno; e poi mantello di verde sulle pendici dei
monti, ammiccante sentieri, sorgenti e
frescure d’estate. Ed ecco il paese del quale, si offre l’intera visione della
sua struttura urbanistica del Borgo medievale soltanto dal lato est, tutto
costruito su uno sperone di arenaria. Ma nel Borgo, nelle sue viuzze silenziose
e disadorne, nelle sue piazzette e slarghi, dove si va soltanto a piedi,
occorre soffermarsi a lungo. Non vi sono monumenti significativi, né musei,
taverne, bar e pizzerie. Solo la pietra, il cielo e il vento.
E il canto del
poeta: “…una muraglia si sbriciola nel silenzio e l’erbaccia delle sue
connessure si sprofonda e si alza: il medioevo in lei non lascia tracce. Le
erbe delle fessure si sollevano e sprofondano quando storpi dal vento in quella
calca zoppicano. Passano accanto, non hanno bastone che valga a risvegliare la
giovinezza in quella muraglia. Forse è nostra fantasia, il suo passato, e
costruimmo scale per entrare nelle ombre di un’epoca spettrale. Forse Dio ci
diede spazi di tempo ma il mondo non è capace di risveglio. Poiché è tutto già
sveglio, quello che è intorno a noi, leggero come una pannocchia e greve come
un muro di mattoni. L’arca del passato che creammo, di giorno, di notte, il
carico del futuro sopra slitte di nuvole, che pattini non hanno” (O. Loerke).
Qualche vecchia
ciarliera vi racconterà la sua storia, qualche profumo d’intingolo uscirà da
una finestra socchiusa, e un gatto smilzo vi attraverserà la strada furtivo.
Forse ascolterete lingue diverse: arabo, albanese, rumeno, inglese e tedesco,
olandese e macedone…non vi meravigliate, sono i nuovi abitanti, alcuni solo ospiti
transitori, altri, i più, tentano di diventare, tra una o due generazioni,
“castelnuovini”, in una terra stravolta dalle migrazioni che affronta il futuro
e vorrebbe plasmarlo. Fermatevi ad uno
dei bar sulla via principale del paese moderno, ordinate un bicchier di vino o
una birra o fatevi preparare un panino con formaggio, salume o prosciutto,
oppure nella pizzeria al taglio un bel triangolo di pizza, ascoltate e guardatevi intorno.
Rilassatevi, non ci saranno né urgenze né imprevisti o ansie ad assillarvi. In
calma potrete programmare brevi escursioni, ad esempio per vedere una bella
tavola dipinta da Cosimo Daddi nel XVI secolo che si trova nella Chiesina della
Misericordia; o quello che rimane delle porte medievali; oppure ammirare la
sommità di quello che era il castello longobardo, salendo dalla scalinata della
Chiesa del SS. Salvatore, di epoca seicentesca su un impianto molto più antico
che conserva un pregevole Cristo sulla croce
del secolo XIII. Se avete interessi alla storia moderna e contemporanea
visitate le antiche fabbriche dell’acido borico che furono attive all’inizio
dell’Ottocento per conto dei Larderel, Fossi, dell’Anonima Belga e piccoli
imprenditori locali, anche se oggi delle
medesime ben poco rimane. E infine fate una visita al sacrario commemorativo
eretto sul luogo ove il 14 giugno 1944 furono uccisi dai nazi-fascisti 77
minatori della vicina miniera di Niccioleta, e leggendo l’epigrafe che al
visitatore si rivolge, riflettete sulla disumanità della guerra, dell’odio
razziale, e sullo sfruttamento dell’uomo, e rafforzate pensieri di pace,
democrazia e fratellanza. Potrete infine decidere di pernottare all’Hotel dei Conti, buon albergo in paese,
oppure in uno dei numerosi agriturismo dei dintorni che vi accoglieranno con
cortese ospitalità ad un prezzo equo e, forse, prolungare il vostro soggiorno
seguendo un itinerario tematico tra quelli che più di altri si possono
suggerire con base a Castelnuovo: itinerario della geotermia moderna e delle
manifestazioni endogene naturali, itinerario delle Pievi premillenarie,
itinerario delle terme e degli scavi etrusco-romani; itinerario della
Resistenza e memoria dei suoi gloriosi combattenti. Io, che sono nato ed ho
vissuto in questo Borgo, nutro verso
esso sentimenti di odio e di amore, sentimenti che potrete immaginare
ripensando al “natio borgo selvaggio” del Leopardi ed al cimitero di Spoon
River. Anche il nostro è sulla collina e racconta, con le lapidi dei morti
antichi, forse più storie di quanto oggi non facciano i vivi
Scheda sul paese di Castelnuovo di Val di Cecina.
Castelnuovo di Val di Cecina è un
piccolo villaggio delle Colline Metallifere Toscane, situato sulle estreme
propaggini della Maremma aperte verso il mar Tirreno e l’Isola d’Elba. Il suo
nome medievale è “Castri Novi de Montanea” e tale appellativo è assai più
rispondente alle caratteristiche fisiche dell’insediamento urbano. Le origini
sono incerte, ma risalgono senz’altro all’età Longobarda (VII secolo), allorché questo popolo tracciò nuove strade per la ricerca dei minerali
edificando una serie di rocche di avvistamento e difesa (Warding) lungo il tracciato
che si snodava da Volterra a Massa Marittima a Populonia e Falesia. Il
territorio comunale è caratterizzato
dalla presenza di notevoli siti
archeologici del periodo neolitico, etrusco, romano e barbarico, medievale e da
Pievi premillenarie che testimoniano il radicamento e la diffusione del
cristianesimo in quest’area. Infatti, seguendo il corso del fiume Cornia, che
corre ad ovest del Monte di Castelnuovo verso il mar Tirreno, risalirono dalla
foce verso l’interno S. Regolo, S. Cerbone, S. Ottaviano, S. Giusto e S.
Clemente, i Santi africani evangelizzatori di Volterra e delle Colline
Metallifere. Una importante via di pellegrinaggio verso Roma, aperta da San Pietro, vide la presenza
di San Rocco e San Guglielmo, di abati ed eremiti. Né si può tacere un
avvenimento di notevole importanza
accaduto nel territorio comunale, una delle apparizioni della Madonna (XV
secolo) non ancora approvata dalla Chiesa ed il cui processo è ancora in corso...
Dopo il 1000 Castelnuovo fu a lungo
feudo dei Conti Alberti fino alla “rivoluzione” del 1213, quando la
classe degli uomini liberi di discendenza longobarda (freiherren), riuscì a
prendere il potere con l’aiuto del potente comune di Volterra, sotto la cui
protezione l’economia e la vita civile conobbero un notevole sviluppo.
Castelnuovo e la sua comunità furono al centro degli scontri per il possesso
delle risorse minerarie (argento, solfo, allume e vetriolo), tra il
vescovo-conte e il libero comune di Volterra per circa due secoli, fino a che,
nel 1492, non entrarono definitivamente nell’orbita della Repubblica fiorentina
seguendone le aspre lotte e subendo invasioni e saccheggi dagli eserciti
imperiali e dalle truppe mercenarie al
servizio delle città nemiche. Alla fine
del secolo XV, Lorenzo de’ Medici e la sua corte di umanisti scelsero la
località termale di Bagno al Morbo, presso Castelnuovo, per trascorrervi lunghi
periodi di cura e di riposo. Dato in feudo, come marchesato, alla famiglia
degli Albizi di Firenze nel 1639, fu ricostituito in autonoma comunità nel 1776
da Pietro Leopoldo I, il grande sovrano illuminista che avviò la rinascita
industriale e sociale del territorio. Mèta di letterati, geografi, scienziati
(Lucrezio, Plinio, Dante, Ugolino da Montecatini, Leandro Alberti, Marullo,
Busching, Miller, Mascagni Hoefer, Giovanni Targioni Tozzetti, Maria Curie,
Michelucci, Enrico Fermi e molti altri tra i quali il Granduca di Toscana, il
Re d’Italia, l’Imperatore d’Austria ed Ungheria, ed innumerevoli uomini
politici e statisti), a partire dal 1818 conobbe una nuova fase di sviluppo
economico seguendo i progressi dell’industria boracifera attuati da Francesco
de Larderel e dai suoi discendenti (Federigo, Florestano, Piero Ginori Conti),
sviluppo che ha caratterizzato per quasi due secoli la storia, fino ad oggi.
Carlo Groppi.
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