sabato 17 dicembre 2016

TOSCANA OVUNQUE BELLA










INVITO AD UN IPOTETICO TURISTA CURIOSO E INTELLIGENTE

Se hai scelto di visitare Volterra per godere delle incredibili ricchezze artistiche, storiche, archeologiche che tremila anni di civiltà vi hanno profuso, scoprendo, insieme ad esse, panorami incantevoli, una cucina dai gusti forti e genuini, folklore, musica e un popolo ironico e colto, gentile e laborioso, noi ti consideriamo un viaggiatore intelligente, un amico di questa terra antica, un nostro amico. Perciò ti consigliamo di dare un arrivederci alla città ammirando il panorama dell’Alta Val di Cecina dal muro sul lato sud del Battistero, a quell’orizzonte azzurrognolo ove si ergono le bizzarre e appuntite forme delle Colline Metallifere, culminanti negli alti rilievi delle montagne di Gerfalco, segnate qua e là dalle colonne di bianchi vapori geotermici delle centrali elettriche.  Un territorio scarsamente popolato, talvolta aspro e selvaggio, sempre nuovo ad ogni girar di tornante stradale, e mutevole nelle stagioni dell’anno. Pochi borghi sui cucuzzoli, antiche Pievi appartate, limpidi torrenti, castelli e fattorie abbandonati, e branchi di pecore alla pastura. Par quasi di toccare il passato remoto, calarsi nel medioevo tanto le forme e i paesaggi sembrano immutabili: finché le ardite forme  e i serpeggianti tubi di acciaio che portano il fluido geotermico alle grandi centrali elettriche, non ci richiamano al presente ed al futuro. E’ in questa terra che vorremmo far ”perdere le tue tracce”, abbandonando i consueti itinerari turistici e lasciandoti condurre dal caso, dall’istinto, dalla poesia. Ma, niente pericoli, per carità! Siamo nella civilissima Toscana, nella quale ogni strada, pur impervia che appaia, conduce a qualcosa, sovente ad una piacevole ed imprevista scoperta.
 Te lo dice Carlo, la cui famiglia vive a Castelnuovo di Val di Cecina fin dai tempi del Granduca di Toscana Ferdinando III, e questo territorio conosce in ogni suo anfratto, e lo ama.
Da qualsiasi lato tu arrivi la vista spazierà sui rilievi montuosi che circondano il paese, anch’esso posto ad una altitudine di 600 metri sul livello del mare, le Cornate, la Carlina, il Poggio di Mutti e l’Aia dei Diavoli, ricoperti di boschi. Bellissimi panorami si affacciano sulla valle del torrente Pavone che corre dai monti verso il fiume Cecina ed il Mar Tirreno.  La strada ha sovente un tracciato tortuoso in un bosco prima ceduo poi a latifoglie. Sono i vasti querceti e castagneti che circondano da tre lati il pittoresco Borgo Medievale di Castelnuovo di Val di Cecina, nel medioevo “Castri Novi de Montanea”. Allora il castagno ed i suoi frutti, soprannominati “il pane dei poveri” davano lavoro e cibo agli abitanti che intorno a questo albero avevano costruito una parte importante della loro cultura. In ogni stagione il castagneto ha il suo fascino: violaceo e scheletrito in inverno, se non stretto dalla neve gelata; fiammeggiante nella gamma dorata dei colori d’autunno; e poi mantello di verde sulle pendici dei monti, ammiccante sentieri, sorgenti  e frescure d’estate. Ed ecco il paese del quale, si offre l’intera visione della sua struttura urbanistica del Borgo medievale soltanto dal lato est, tutto costruito su uno sperone di arenaria. Ma nel Borgo, nelle sue viuzze silenziose e disadorne, nelle sue piazzette e slarghi, dove si va soltanto a piedi, occorre soffermarsi a lungo. Non vi sono monumenti significativi, né musei, taverne, bar e pizzerie. Solo la pietra, il cielo e il vento.
E il canto del poeta: “…una muraglia si sbriciola nel silenzio e l’erbaccia delle sue connessure si sprofonda e si alza: il medioevo in lei non lascia tracce. Le erbe delle fessure si sollevano e sprofondano quando storpi dal vento in quella calca zoppicano. Passano accanto, non hanno bastone che valga a risvegliare la giovinezza in quella muraglia. Forse è nostra fantasia, il suo passato, e costruimmo scale per entrare nelle ombre di un’epoca spettrale. Forse Dio ci diede spazi di tempo ma il mondo non è capace di risveglio. Poiché è tutto già sveglio, quello che è intorno a noi, leggero come una pannocchia e greve come un muro di mattoni. L’arca del passato che creammo, di giorno, di notte, il carico del futuro sopra slitte di nuvole, che pattini non hanno” (O. Loerke).
Qualche vecchia ciarliera vi racconterà la sua storia, qualche profumo d’intingolo uscirà da una finestra socchiusa, e un gatto smilzo vi attraverserà la strada furtivo. Forse ascolterete lingue diverse: arabo, albanese, rumeno, inglese e tedesco, olandese e macedone…non vi meravigliate, sono i nuovi abitanti, alcuni solo ospiti transitori, altri, i più, tentano di diventare, tra una o due generazioni, “castelnuovini”, in una terra stravolta dalle migrazioni che affronta il futuro e vorrebbe plasmarlo.  Fermatevi ad uno dei bar sulla via principale del paese moderno, ordinate un bicchier di vino o una birra o fatevi preparare un panino con formaggio, salume o prosciutto, oppure nella pizzeria al taglio un bel triangolo di  pizza, ascoltate e guardatevi intorno. Rilassatevi, non ci saranno né urgenze né imprevisti o ansie ad assillarvi. In calma potrete programmare brevi escursioni, ad esempio per vedere una bella tavola dipinta da Cosimo Daddi nel XVI secolo che si trova nella Chiesina della Misericordia; o quello che rimane delle porte medievali; oppure ammirare la sommità di quello che era il castello longobardo, salendo dalla scalinata della Chiesa del SS. Salvatore, di epoca seicentesca su un impianto molto più antico che conserva un pregevole Cristo sulla croce  del secolo XIII. Se avete interessi alla storia moderna e contemporanea visitate le antiche fabbriche dell’acido borico che furono attive all’inizio dell’Ottocento per conto dei Larderel, Fossi, dell’Anonima Belga e piccoli imprenditori locali,  anche se oggi delle medesime ben poco rimane. E infine fate una visita al sacrario commemorativo eretto sul luogo ove il 14 giugno 1944 furono uccisi dai nazi-fascisti 77 minatori della vicina miniera di Niccioleta, e leggendo l’epigrafe che al visitatore si rivolge, riflettete sulla disumanità della guerra, dell’odio razziale, e sullo sfruttamento dell’uomo, e rafforzate pensieri di pace, democrazia e fratellanza. Potrete infine decidere di pernottare  all’Hotel dei Conti, buon albergo in paese, oppure in uno dei numerosi agriturismo dei dintorni che vi accoglieranno con cortese ospitalità ad un prezzo equo e, forse, prolungare il vostro soggiorno seguendo un itinerario tematico tra quelli che più di altri si possono suggerire con base a Castelnuovo: itinerario della geotermia moderna e delle manifestazioni endogene naturali, itinerario delle Pievi premillenarie, itinerario delle terme e degli scavi etrusco-romani; itinerario della Resistenza e memoria dei suoi gloriosi combattenti. Io, che sono nato ed ho vissuto in questo Borgo, nutro   verso esso sentimenti di odio e di amore, sentimenti che potrete immaginare ripensando al “natio borgo selvaggio” del Leopardi ed al cimitero di Spoon River. Anche il nostro è sulla collina e racconta, con le lapidi dei morti antichi, forse più storie di quanto oggi non facciano i vivi

Scheda sul paese di Castelnuovo di Val di Cecina.

         Castelnuovo di Val di Cecina è un piccolo villaggio delle Colline Metallifere Toscane, situato sulle estreme propaggini della Maremma aperte verso il mar Tirreno e l’Isola d’Elba. Il suo nome medievale è “Castri Novi de Montanea” e tale appellativo è assai più rispondente alle caratteristiche fisiche dell’insediamento urbano. Le origini sono incerte, ma risalgono senz’altro all’età Longobarda (VII secolo), allorché  questo popolo tracciò  nuove strade per la ricerca dei minerali edificando una serie di rocche di avvistamento e difesa (Warding) lungo il tracciato che si snodava da Volterra a Massa Marittima a Populonia e Falesia. Il territorio comunale è caratterizzato  dalla presenza di notevoli  siti archeologici del periodo neolitico, etrusco, romano e barbarico, medievale e da Pievi premillenarie che testimoniano il radicamento e la diffusione del cristianesimo in quest’area. Infatti, seguendo il corso del fiume Cornia, che corre ad ovest del Monte di Castelnuovo verso il mar Tirreno, risalirono dalla foce verso l’interno S. Regolo, S. Cerbone, S. Ottaviano, S. Giusto e S. Clemente, i Santi africani evangelizzatori di Volterra e delle Colline Metallifere. Una importante via di pellegrinaggio  verso Roma, aperta da San Pietro, vide la presenza di San Rocco e San Guglielmo, di abati ed eremiti. Né si può tacere un avvenimento  di notevole importanza accaduto nel territorio comunale, una delle apparizioni della Madonna (XV secolo) non ancora approvata dalla Chiesa ed il cui processo è ancora in corso... Dopo il 1000 Castelnuovo fu a lungo  feudo dei Conti Alberti fino alla “rivoluzione” del 1213, quando la classe degli uomini liberi di discendenza longobarda (freiherren), riuscì a prendere il potere con l’aiuto del potente comune di Volterra, sotto la cui protezione l’economia e la vita civile conobbero un notevole sviluppo. Castelnuovo e la sua comunità furono al centro degli scontri per il possesso delle risorse minerarie (argento, solfo, allume e vetriolo), tra il vescovo-conte e il libero comune di Volterra per circa due secoli, fino a che, nel 1492, non entrarono definitivamente nell’orbita della Repubblica fiorentina seguendone le aspre lotte e subendo invasioni e saccheggi dagli eserciti imperiali e dalle truppe  mercenarie al servizio  delle città nemiche. Alla fine del secolo XV, Lorenzo de’ Medici e la sua corte di umanisti scelsero la località termale di Bagno al Morbo, presso Castelnuovo, per trascorrervi lunghi periodi di cura e di riposo. Dato in feudo, come marchesato, alla famiglia degli Albizi di Firenze nel 1639, fu ricostituito in autonoma comunità nel 1776 da Pietro Leopoldo I, il grande sovrano illuminista che avviò la rinascita industriale e sociale del territorio. Mèta di letterati, geografi, scienziati (Lucrezio, Plinio, Dante, Ugolino da Montecatini, Leandro Alberti, Marullo, Busching, Miller, Mascagni Hoefer, Giovanni Targioni Tozzetti, Maria Curie, Michelucci, Enrico Fermi e molti altri tra i quali il Granduca di Toscana, il Re d’Italia, l’Imperatore d’Austria ed Ungheria, ed innumerevoli uomini politici e statisti), a partire dal 1818 conobbe una nuova fase di sviluppo economico seguendo i progressi dell’industria boracifera attuati da Francesco de Larderel e dai suoi discendenti (Federigo, Florestano, Piero Ginori Conti), sviluppo che ha caratterizzato per quasi due secoli la storia, fino ad oggi.


Carlo Groppi.

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