AVVENIMENTI LOCALI (I).
Tra sabato e domenica (19 e 20 novembre 2106) ho
partecipato a tre “avvenimenti locali” degni di nota. Il primo, sabato mattina
a Castelnuovo di Val di Cecina, riunione straordinaria del Consiglio Comunale
per il conferimento agli 83 minatori di Niccioleta (Massa Marittima) della
CITTADINANZA ONORARIA. Riconoscimento tardivo, ma sempre importante per
conservare alla storia il ricordo del drammatico eccidio compiuto dalle SS
naziste e dalle “camicie nere” italiane della RSI di Mussolini, fra il 13 ed il
14 giugno 1944.
Ai primi 6 minatori uccisi la
sera del 13 a Niccioleta, si aggiunsero oltre 150 minatori imprigionati e
trasportati nella notte, per un gran
tratto dei 25 Km. a piedi e poi, negli
ultimi sei-sette km., a mezzo camion, nel salone del cinema “Tirreno” di Castelnuovo. Il giorno seguente,
dopo una spietata selezione, alla quale contribuirono anche fascisti di Niccioleta,
i minatori furono suddivisi in tre
gruppi: il primo, di 77 per essere uccisi; il secondo di 21 per essere
deportati nei Lager della Germania e il terzo, di una cinquantina, i più
anziani, da rimandare a Niccioleta come esempio ed ammonimento a non molestare
le armate tedesche in ritirata. La sera
del 14 giugno i 77 minatori furono mitragliati e assassinati con una pallottola
nella testa nei pressi della Centrale elettrica di Castelnuovo, in un vallino
profondo ribollente dei vapori geotermici. Si tratta, nell’ambito della “guerra
ai civili” programmata da Hitler, del più grande eccidio di lavoratori in
Italia. Nonostante ciò la memoria della strage è rimasta per decenni confinata
alla memoria locale, fino ad un risveglio, negli anni più recenti, grazie a
studiosi dell’Università di Pisa ed alla nostra cara professoressa Katia
Taddei, che ha speso ogni energia per
oltre due decenni a ricostruire in ogni dettaglio la genesi e lo svolgimento
della strage. Si deve anche aggiungere che l’eccidio poteva avere dimensioni
anche maggiori, se non fossero fuggiti altri cinquanta prigionieri della
Niccioleta e tre dal Mastio di Volterra. Tuttavia ai 77 minatori si devono
sommare i quattro partigiani della “piccola banda di Ariano” fucilati a
mezzogiorno del 14 giugno poco discosto dal luogo dell’uccisione dei minatori, dagli
stessi assassini. La cerimonia è stata
semplice e solenne allo stesso tempo e momenti di vera commozione si sono avuti
quando il Sindaco Alberto Ferrini a letto la lista interminabile di nomi e
cognomi delle settantasette vittime. Ho visto molti parenti e familiari, venuti
da Massa Marittima ed altri paesi del grossetano, piangere. Il Sindaco ha
preannunciato che nel prossimo futuro anche agli altri 10 partigiani fucilati
sul suolo della Comunità di Castelnuovo, sarà concessa la Cittadinanza
Onoraria. Presenti molte rappresentanze dei Comuni vicini, Monterotondo
Marittimo e Pomarance, oltre che, naturalmente a quella di Massa Marittima,
città medaglia d’argento della Resistenza, con la presenza e l’intervento del
suo Sindaco, Marcello Giuntini. Hanno
preso la parola, il presidente dell’ANPI di Pisa e quello di Massa Marittima. Tra
le bandiere dell’ANPI, spiccavano i ragazzi della II e III media di Castelnuovo
con i loro insegnanti. Una lapide è stata apposta al muro esterno dell’ex
cinema, il luogo dove furono rinchiusi, fino alla sera del 14 giugno i minatori. In un dibattito successivo alla Cerimonia
Ufficiale, Katia ha intervistato gli unici due minatori, allora appena
ventenni, deportati in Germania: Fabio Scali e Mario Fatarella, dei tre ancora
viventi. Mancava Fabio Terrosi, impossibilitato a partecipare. Sono stati
momenti emozionanti ascoltare dalla viva voce il ricordo di quelle ore
drammatiche, insieme al calvario personale che li vide inviati ai lavori
forzati nel Reich tedesco fino alla fine della guerra mondiale. Come sappiamo
il popolo di Castelnuovo, sfidando l’orrore, la paura e la presenza dei
tedeschi in ritirata, si riversò intorno al “vallino della morte”, ricomponendo
i cadaveri sfigurati dal calore geotermico, trasportandoli per il riconoscimento
sul mattonato antistante le cappelle del cimitero prima di dargli sepoltura all’esterno,
dietro l’abside della cappella, in attesa dell’esumazione e del trasporto, chi
ai luoghi di nascita e molti al cimitero di Massa Marittima. Né si devono
dimenticare coloro che accudirono per anni i luoghi “”sacri” dove il delitto fu
consumato, il luogo dove fu eretto un cippo marmoreo, e il “vallino della morte”. Questi uomini erano operai delle sonde di
Larderello, coordinati dal partigiano combattente, già operaio alle miniere di
Niccioleta, Mauro Tanzini, e i loro nomi sono Renzo Groppi, Astenio Di Sacco,
Angiolino Rossi, Niccolo Marconcini. L’unico
neo di questo giorno memorabile, in parte causato dal brutto tempo, è stata la
scarsissima presenza di “castelnuovini”! Un vero peccato.
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