lunedì 21 novembre 2016



POESIA

Il giorno 7 dicembre 2016, ore 15,30, presenterò  il mio ultimo libriccino di poesie “Notte che sgorghi e ti dilati”, in una seduta del Corso Annuale  di “lezioni” dell’Università della Terza Età di Pomarance.  Sono ormai 19 anni che partecipo  e mi sono fatto molti amici e amiche “anziani” di età (come lo sono anch’io!), ma giovani nella mente ed anche ottimisti! Mi trovo bene tra loro, e mi da’ piacere la gentilezza nei miei riguardi, che, tra l’altro, un “docente” non sono e perciò le mie “lezioni” sono più o meno storie di persone e fatti locali, alcuni anche  divertenti. Come si vede, a prescindere dal risultato al Referendum del 4 dicembre, nel quale VOTERO’ SI CONVINTO, la vita e gli impegni continuano…
Certo, parlare di un libro e più estesamente di poesia, non sarà una cosa tanto semplice. Già la definizione di poesia presenta problemi. In più in un libriccino di poesie non c’è una trama, né un ordine di lettura, perché possiamo rifarci dall’ultima pagina, come da quella del mezzo o dalla prima,  possiamo anche lasciare intonso il volumetto, per mesi od anni, per poi “riscoprirlo” e, magari, leggerlo avidamente e cavarci qualcosa che fa bene alla nostra anima! Chi lo sa? Non ultimo elemento critico c’è il fatto che chi l’ha scritto sia un modesto autore, e le sue opere circolino in un territorio ristretto, distribuite a mano,  per lo più in copie singole (salvo  tre o quattro “tifosi” che ne hanno prese  ben 10 copie!) Tuttavia il fatto che i miei 8 lavori letterari, le cui copertine si possono vedere nell’illustrazione qui allegata, siano tutti ESAURITI e che le loro tirature abbiano oscillato tra le 300 e le 800 copie, mi da’ molta gioia! Ieri ho incontrato uno  scrittore vero, storico e giallista e uomo di lettere e di cultura che mi ha detto di avere un amico critico letterario che organizza reading di poesie ecc. ecc. e quindi lui poteva presentarmi. Io mi sono schernito e lui, m’ha detto “Ma Carlo, non fare il modesto…”, ma a questo punto l’ho interrotto dicendogli “No, non hai capito, non sono modesto, sono immodesto…” “Credevo ti  interessasse…”  “Ti ringrazio ma io mi sento “oltre”, al di là…” “Oltre…?” “Si, vedi, è un po’ come se ai tempi del Leopradii lo avessero invitato ad un concorso di poesie o a un reading letterario a Montelupone!) “Dove? Ah! ho capito…ti faccio i miei auguri…”. Dunque affido un valore alto ai miei versi ed a loro affido la mia anima e memoria attraverso il tempo. Forse mi sbaglierò, forse…

I versi (Vittorio Sereni, 1965).
Lines.

A few still get written.
You’re thinking about them, meanwhile
telling lies to the anxious faces wishing you
all the best on New Year’s Eve.
A few get written just as negatives
Inside a black space of years
like paying offa naggins debt
that’s been due for years.
No, there’s no fuyn it in anymore.
You wrote (they’re laughing) for art, only art.
Not me, not that, that’s the last thing I wanted.
Each line is a load strugge off
to make space for the next. There are always
extra loads to take, and no single line
ever soffice

if you yourself can’t even remember it tomorrow. 

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