POESIA
Il giorno 7 dicembre 2016, ore
15,30, presenterò il mio ultimo
libriccino di poesie “Notte che sgorghi e ti dilati”, in una seduta del Corso
Annuale di “lezioni” dell’Università
della Terza Età di Pomarance. Sono ormai
19 anni che partecipo e mi sono fatto
molti amici e amiche “anziani” di età (come lo sono anch’io!), ma giovani nella
mente ed anche ottimisti! Mi trovo bene tra loro, e mi da’ piacere la
gentilezza nei miei riguardi, che, tra l’altro, un “docente” non sono e perciò
le mie “lezioni” sono più o meno storie di persone e fatti locali, alcuni
anche divertenti. Come si vede, a
prescindere dal risultato al Referendum del 4 dicembre, nel quale VOTERO’ SI CONVINTO, la vita e gli impegni continuano…
Certo, parlare di un libro e più
estesamente di poesia, non sarà una cosa tanto semplice. Già la definizione di
poesia presenta problemi. In più in un libriccino di poesie non c’è una trama,
né un ordine di lettura, perché possiamo rifarci dall’ultima pagina, come da
quella del mezzo o dalla prima, possiamo
anche lasciare intonso il volumetto, per mesi od anni, per poi “riscoprirlo” e,
magari, leggerlo avidamente e cavarci qualcosa che fa bene alla nostra anima!
Chi lo sa? Non ultimo elemento critico c’è il fatto che chi l’ha scritto sia un
modesto autore, e le sue opere circolino in un territorio ristretto,
distribuite a mano, per lo più in copie
singole (salvo tre o quattro “tifosi”
che ne hanno prese ben 10 copie!)
Tuttavia il fatto che i miei 8 lavori letterari, le cui copertine si possono
vedere nell’illustrazione qui allegata, siano tutti ESAURITI e che le loro
tirature abbiano oscillato tra le 300 e le 800 copie, mi da’ molta gioia! Ieri
ho incontrato uno scrittore vero,
storico e giallista e uomo di lettere e di cultura che mi ha detto di avere un
amico critico letterario che organizza reading di poesie ecc. ecc. e quindi lui
poteva presentarmi. Io mi sono schernito e lui, m’ha detto “Ma Carlo, non fare
il modesto…”, ma a questo punto l’ho interrotto dicendogli “No, non hai capito,
non sono modesto, sono immodesto…” “Credevo ti
interessasse…” “Ti ringrazio ma
io mi sento “oltre”, al di là…” “Oltre…?” “Si, vedi, è un po’ come se ai tempi
del Leopradii lo avessero invitato ad un concorso di poesie o a un reading
letterario a Montelupone!) “Dove? Ah! ho capito…ti faccio i miei auguri…”. Dunque
affido un valore alto ai miei versi ed a loro affido la mia anima e memoria
attraverso il tempo. Forse mi sbaglierò, forse…
I versi (Vittorio
Sereni, 1965).
Lines.
A few still get written.
You’re thinking about them, meanwhile
telling lies to the anxious faces wishing you
all the best on New Year’s Eve.
A few get written just as negatives
Inside a black space of years
like paying offa naggins debt
that’s been due for years.
No, there’s no fuyn it in anymore.
You wrote (they’re laughing) for art, only art.
Not me, not that, that’s the last thing I wanted.
Each line is a load strugge off
to make space for the next. There are always
extra loads to take, and no single line
ever soffice
if you yourself can’t even remember it tomorrow.
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