La sonda, i sondisti.
Ho trovato una vecchia fotografia
tra le mie scartoffie, una sonda di
perforazione, e la didascalia dice: “manovre per levare i ferri al
Soffionissimo n. 4, Larderello 7.3.1936”. Era l’epoca dei “soffionissimi” che
ottennero anche la copertina di Beltrame sulla Domenica del Corriere.
All’esplosione del primo soffionissimo di Larderello si udiva il rombo anche a 30 chilometri di
distanza e nelle abitazioni degli operai e impiegati si misero i materassi
davanti a porte e finestre tant’era il rumore, fino a che il pozzo non fu
imbrigliato! Naturalmente a quel tempo le perforazioni avvenivano all’interno
degli stabilimenti, vicino agli antichi borghi medievali, Montecerboli,
Castelnuovo, Monterotondo, Serrazzano, Sasso Pisano…dato che in quei luoghi
furono costruite le Centrali
Geotermoelettriche e gli impianti per la produzione dell’acido borico. Una
ricchezza, non solo per la “Regione Boracifera”, ma per la Toscana e l’Italia! Da
molto tempo non si vedono più torri di perforazione nelle vicinanze dei nostri paesi,
oggi si costruiscono grandi piazzole, per eseguire dalle stesse più pozzi,
verticale e deviati, vicino ai nuovi impianti di produzione, e quelli antichi,
Centrale 3, Centrale 2, Centrale di Castelnuovo ed altre son diventate monumenti,
ben più grandi sculture di quelle di Henry Moore! Cambiano i tempi e le
sensibilità “ecologiche”, crescono i malumori e le opposizioni addirittura
all’impiego dell’energia geotermica come fonte rinnovabile, si paventano
disastri ambientali, terremoti, radioattività, inquinamento delle acque,
rumore, gas incondensabili nell’aria e chi sa quali disastri sotterranei per la
reiniezione nel sottosuolo delle acque reflue della condensazione del
vapore…per non parlare dell’inquinamento visivo delle strutture geotermiche,
centrali, vapordotti, acquedotti, strade…dato anche che le moderne tecnologie
hanno falcidiato gli organici operai e impiegatizi, un tempo provenienti dal
territorio locale e quindi, naturale risarcimento alla massiccia presenza
industriale. Naturalmente c’è un po’ di
verità in questi timori, anche se le misure adottate hanno attenuato tutti i
tipi di impatto ambientale, come si dice. D’altra parte, pensiamo ai nostri
territori in termini di “fine della mezzadria e fuga dalla terra”, emigrazione,
abbandono dei vecchi borghi medievali, delle vecchie “fattorie” e “castelli”,
delle pievi millenarie e sparse nelle campagne: l’ambiente eufemisticamente
dichiarato “intatto”, senza la presenza dell’uomo, si rimodella da solo anche
se i cambiamenti avverranno in tempi “geologici”, ma sono in corso, come le
frane e l’inselvatichimento dei boschi. E’ ovvio che l’abbandono genera
degrado. I migranti sono transitori, sono stati una boccata di ossigeno
sociale, ma non ci illudiamo. Anche loro, non appena superata la prima fase di
adattamento, cesseranno di tagliare i boschi e di fare i lavori non
professionali, precari e di fatica, e cosa potrebbero trovare i loro figli, da
noi, se anche la nostra risorsa principale venisse osteggiata e ridotta, se
cessassero gli incentivi alla geotermia come energia rinnovabile per Regioni ed
Enti locali territoriali? Dall’inizio degli anni ’70 le nostre popolazioni si
sono mobilitate ed hanno lottato per chiedere sviluppo produttivo industriale
ottenendo grandi successi, fino a portare a livello nazionale la questione
della differenziazione delle fonti primarie di energia, per diminuire la
dipendenza estera e, soprattutto, dal
petrolio. Uno dei nostri slogan era “Geotermia, fonte di vita!” altro che causa
di declino e degrado. Certo sono cambiate e cambiano incessantemente le
situazioni, l’innovazione tecnologica ha più che dimezzato il personale
occupato; dentro le centrali geotermiche non ci sono più lavorati “turnisti”,
anzi, non c’è più nessuno! Tra un po’ di tempo le squadre di manutenzione si
sposteranno rapidamente a mezzo elicotteri e altre decine di impiegati saranno
cancellati dalle macchine elettroniche. Perciò è più che mai urgente fare un
salto di qualità anche nei settori della ricerca e dell’approvvigionamento
della risorse, e cioè del settore delle “perforazioni” del sottosuolo, a
partire dalla ricerca di nuovi campi geotermici. E la sonda non sta mai ferma,
in essa si alternano squadre di lavoratori e tecnici, giorno e notte, giorni
feriali e feste comandate…e sono questi lavoratori un vero e proprio “simbolo”
della nostra esperienza e genialità. Basti pensare che uno dei contributi
principali a tirar fuori le decine di minatori cileni intrappolati nella
profondità della terra è stato proprio un tecnico dell’Enel di Larderello, che
ha messo ha disposizione il suo sapere acquisito sul campo! Abbiamo diffuso
cultura geotermica in tutto il mondo, non lo dimentichiamo mai! E Larderello è
il luogo simbolo di questa cultura, una vera Capitale Morale Mondiale della
geotermia. Dal 1991, dopo 40 anni di vita in fabbrica, a Larderello, sono in
pensione. In quei quaranta anni ho cambiato reparti, uffici, incarichi, ma il
mio amore è rimasto legato al “grandioso reparto” delle perforazioni, a quegli
uomini veri che ho conosciuto nella giovinezza, i “sondisti”. Per loro
scrissi questa poesia, nel 2003:
Sulla dolce collina
dove ragazzo battevo la coccola,
oltre le arcate del ponte
e rade vigne depredate dai frosoni,
al Montalbano cinto da pietre
segnate dal fuoco di antichi nemici,
un derrik di luce
schiara le radure notturne
e le paure ancestrali
di uomini lupo, terribili fiere.
Al tepore del capanno
quasi Dei mi stringono
amici, nel flusso dei ricordi, della sorte,
delle lotte, degli amori, e, ahimè,
della tragica e violenta morte.
Dove sono gli azzurri eroi?
e il cucciolo bastardo, della sonda
allegra sentinella? Lalle, Paolo, Zola,
Maso, Libertario, Armido,
Fabbrino, Oris, Pasquino…
il Moro, il Ciuco, e Bachino?
Il lavoro come un poema
di aste e scalpelli, preventer,
bentonite, vibrovaglio e terra, termometri,
chiavi rotary, argano, cunei e maglio;
il castello altissimo
scalare come una montagna,
quasi un gioco, e mai taceva
del rock bit il rombo possente,
che macinava la roccia d’ere lontane,
cretaceo, lias, retico, permiano,
argille, calcari, anidrite, quarzite…
Il drillometro regolava la vita,
laggiù, nel profondo,
al confine del tempo primordiale,
mentre vivide stelle vegliavano fredde
sui destini dei popoli e l’ordito del mondo,
sempre in bilico tra la pace e la guerra,
il bene e il male.
Magica notte! magica luce boreale al
Palazzaccio! E ingenuo cuor che palpiti
di nostalgia per un’amante tradita
nel fuggir rapido del tempo e della vita!
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