Giornata della
Memoria, 27 gennaio 2015, martedì.
27 gennaio 2015 Celebrazione, alla Pista di Castelnuovo V.C. ore
9,30, della Giornata della memoria della Shoah a ricordo dell’abbattimento dei
reticolati del lager di AUSCHWITZ-BIRKENAU. Partecipano gli scolari delle tre
classi medie comunali ed alcuni insegnanti. Introduce l’assessora del comune
Linda Bilei. L’incontro termina con la proiezione di un breve
documentario-intervista a Primo Levi. In questa occasione l’amm.ne comunale
distribuisce a tutti una copia del volumetto edito per il 70° della Liberazione
dal nazifascismo.
Oggi sappiamo
tutto, o quasi, della Shoah. Possiedo centinaia di libri, film, documenti…Mi
servono perchè non dobbiamo stancarci di tramandarne la memoria alle nuove
generazioni, soprattutto attraverso la scuola. Tra poco vedremo un breve , ma
intenso, filmato-intervista a Primo Levi, una figura eccezionale e testimone
sopravvissuto al lager di Auschwitz. Ogni volta che lo vedo mi commuovo. Ho
avuto la fortuna di conoscere molti ebrei, fino a diventarne intimo amico.
Testimoni diretti del tentativo di annientamento del loro popolo. Ho visitato
alcuni lager, Bergen-Belsen, Mauthausen, Terezin, Auschwitz-Birkenau, Dachau, e
alcuni luoghi simbolo come i Ghetti di Cracovia, di Varsavia, di Lublino, di
Plzen e di Praga…ho visitato l’appartamento di Anna Frank ad Amsterdam…in più
ho contribuito a rendere nota la vicenda del piccolo campo di concentramento
per ebrei allestito a Roccatederighi, ubicato a pochi chilometri da noi,
nel comune di Roccastrada, provincia di Grosseto.
Ho anche raccolto
una vasta messe di interviste e testimonianze, diari, fotografie grazie
all’aiuto di una infaticabile ricercatrice, Elide Lattes, nata negli Stati
Uniti d’America e residente in Italia dall’inizio degli anni ’50. Elide è morta
da poco lasciandomi gran parte del proprio archivio costituito dalle memorie di
ebrei toscani sopravvissuti alla Shoah. Le quaranta pagine manoscritte del suo
diario sono depositate nell’Archivio Diaristico Nazionale, dov’è anche il mio. Alla
fine degli anni ’70 sono stato a Vienna, al Centro di Simon Wiesental, il
famoso “cacciatore di criminali nazisti”; nel 2009, al Centro di documentazione
ebraico Mémorial de la Shoah ,
ed a Parigi, nel 2011, in occasione della
grande Mostra Mémoire des Camps. Successivamente ho dato l’input e poi
collaborato con la regista Vera Paggi alla produzione di un documentario per
RAI News 24 sulla vicenda degli ebrei grossetani, ed infine, due anni or sono,
al termine di un lungo percorso di ricerca, sono stato invitato, dal Presidente
della Comunità ebraica italiana, alla inaugurazione del cippo ricordo posto
all’ingresso dell’ex Campo di Roccatederighi…adesso faccio parte della Sezione
Italiana dei Figli della Shoah, il che costituisce, forse, il premio più alto e
sorprendente che mai mi sarei atteso dalla vita. Nel giugno 2014, ho visitato,
a Gerusalemme, il grande museo della Shoah, Yad Vashem.
Come
ho accennato, mi sono occupato con l’amica Elie, alla ricerca delle biografie
dei sopravvissuti dei Campi di Concentramento italiani, nei quali, a seguito
delle Leggi Razziali del 1938, furono rinchiusi tutti gli ebrei che fu
possibile catturare nel territorio del Regno e che, dopo l’avvento della
Repubblica Sociale di Mussolini, nell’autunno 1943, passarono, a quelli di
smistamento, di Fossoli di Carpi in Emilia e di Trieste e Bolzano, sotto le
dirette competenze delle SS tedesche e italiane. Forse questo interesse è dovuto al fatto che io sono nato alla fine
dell’estate del 1938, il fatidico anno delle Leggi Razziali? Forse. All’inizio
pensavo che la questione della Shoah riguardasse soltanto il Reich nazionalsocialista, e le comunità ebraiche
delle nazioni invase dalle armate tedesche, non l’Italia. A Castelnuovo, nel
primo ventennio dopo la fine della seconda guerra mondiale, mai avevo sentito
parlare di ebrei italiani o, addirittura toscani…o di Pitigliano, Volterra,
Livorno, Grosseto. nonostante che Castelnuovo, anche per le tragiche vicende
dell’uccisione dei minatori di Niccioleta e per essere collocato entro un
territorio caratterizzato da una forte presenza delle bande partigiane,
manifestasse un forte spirito antinazista ed antifascista. E’ vero che si
celebrava ogni anno l’antifascismo, si faceva il corteo, banda musicale in
testa e tricolore, il 25 aprile e, il 14
giugno, la nascita della democrazia, la bandiera del 25 aprile e, naturalmente,
il 14 giugno data dell’eccidio dei minatori di Niccioleta, ma la storia della
Shoah e delle Leggi Razziali era completamente sconosciuta o, peggio, dimenticata.
Si parlava poco anche dei partigiani, dell’olio di ricino, degli eccidi di S.
Anna di Stazzema, Marzabotto, del Valdarno e della sorte dei fascisti della
RSI, catturati dagli Alleati e rinchiusi al Campo di Coltano, alle porte di
Pisa, nel quale transitarono anche alcuni castelnuovini. Nel ‘70 uscì il bel
film di De Sica tratto da un romanzo di Bassani, Il giardino dei Finzi Contini,
uno dei rarissimi film sul tema. Mi emozionò tantissimo! In quegli anni c’erano
stati altri tre o quattro film soltanto, dei quali ricordo Kapò, L’oro di Roma
e Andremo in città. E’ bene ricordare, ancora una volta, che in Italia la Shoah è avvenuta con le
Leggi Razziali contro gli ebrei italiani. Tutto il resto è orrore che si
aggiunge all’orrore. Non aver reagito a quelle Leggi, essere stati passivi di
fronte alla violenza fascista, fa pendere sulla nostra società, sui nostri
nonni e padri e madri, su noi stessi, una condanna morale con poche scusanti,
per questo ho cercato di conoscere la verità. Italiani brava gente...si dice!
Tanto bravi da non aver mai fatto, come invece è avvenuto in Germania, un
processo di autocritica collettiva! Silenzio e rimozione. Tanto che, all’inizio
degli anni ’60, il nostro Governo e le nostre Autorità locali, non risposero
alle richieste della Magistratura tedesca che stava costruendo gli atti di
accusa per molti ex nazisti autori delle stragi e delle rappresaglie compiute
in Italia. Come, ad esempio, contro il maggiore Emil Bloch da parte della
Magistratura di Gottinga per la strage dei minatori di Niccioleta. Poiché i
crimini contro l’umanità non cadono mai in prescrizione è stato recentemente
possibile celebrare, a più di mezzo secolo di distanza, e condannare, spesso
post mortem, gli autori delle stragi di Sant’Anna di Stazzema, del Lager di
Bolzano e di altre minori. Molti sostengono che il fascismo fu più umano del
nazismo, dato che non gassifico gli ebrei (se non qualcuno alla Risiera di San
Sabba a Trieste), pur avendogli confiscato i beni, averli allontanati dalle
scuole e dall’insegnamento, e sostanzialmente dal lavoro, vietando loro di
frequentare gli alberghi, di possedere un apparecchio radio, di avere alle
dipendenze una domestica cosiddetta
ariana, di innamorarsi di una donna o di un giovane ariano, ed essere
obbligati a censirsi presso appositi uffici comunali e provinciali e poi, se
non se ne erano perdute le tracce, internati e deportati. Se nell’orrore del
male ci fosse una graduatoria si potrebbe affermare che il fascismo fu meno
orribile. Ma questo non attenua le colpe di chi accettò tutto: di chi permise
quelle Leggi e le omissioni degli anni
seguenti. Gli ebrei in Italia alla data del 1938 erano circa 36.000, dei quali
molti riuscirono a fuggire ed a nascondersi, aiutati, è bene dirlo, da Istituzioni
religiose, da antifascisti e persone di buon cuore d’ogni ceto sociale. Oggi si può, quasi definitivamente,
ricostruire la sorte degli ebrei italiani dei quali 500 ripararono al Sud
liberato, 6000 in
Svizzera e 29.000 rimasero fino alla Liberazione nella clandestinità. Di loro,
1000 aderirono alle Brigate partigiane e 100 caddero in combattimento. Gli
internati e deportati verso i Campi di sterminio del Reich furono circa 7800,
dei quali 6000 uccisi ad Auschwitz, come risulta dalle precise ricerche di
Liliana Picciotto pubblicate nel volume edito da Mursia, “Il libro della
Memoria”. Soltanto poche centinaia scamparono alle camere a gas, meno di 800. In Italia furono
allestiti 113 Campi di Concentramento, alcuni sotto la diretta supervisione
nazista, gli altri gestiti dai militi italiani della RSI di Mussolini, con la
supervisione dei Comandi territoriali delle forze armate hitleriane. Dieci di
questi Campi erano collocati in Toscana: Anghiari Renicci (AR), Bagni di Lucca
(LU), Bagno a Ripoli (FI), Civitella della Chiana (AR), Colle di Compito (LU).
Laterina (AR), Massa Carrara (MS), Montalbano (FI), Rovezzano (FI) e, infine
quello vicino a noi: Roccatederighi (GR), dal quale, come sappiamo, due convogli speciali trasportarono ad
Auschwitz oltre 50 persone, compresi molti bambini e, tra loro, la piccola
Gigliola Finzi, nata nel Campo e uccisa all’arrivo del treno blindato partito
da Fossoli via Bolzano con un migliaio di ebrei italiani, sacrificati alla
follia razziale del nazifascismo. Quasi nessuno di loro, soltanto in tre scamparono
ai forni crematori. Gli italiani, con ben più inaudita ferocia che non
in Patria, allestirono alcuni Campi di Concentramento anche nelle nazioni
occupate: 15 nella ex Jugoslavia e 7
in Albania. Di questi Campi sono state quasi del tutto
cancellati i documenti, oltre che i resti fisici, come è avvenuto in tante nazioni d’Europa. Per questo la Giornata della Memoria
istituita recentemente dal Consiglio della Comunità Europea è così importante
per contribuire alla salvezza ed alla ricostruzione della verità storica
proprio come un antidoto all’indifferenza che anche oggi, insieme
all’acquiescenza collettiva che deriva da un sempre più vasto decadimento etico
e morale, rischia di favorire l’insorgere di antiche e nuove forme di discriminazione
e di imbarbarimento, con il manifestarsi di nuove forme di intolleranza e
“razzismo” verso le migrazioni di popoli di altri continenti in fuga dagli
orrori della guerra, dalla fame e dalla povertà, dalla violenza. Infine,
permettetemi di ricordare che è grazie alla Associazione Culturale “Il
Chassino” se, ormai da quattordici anni, la Giornata della Memoria viene celebrata a
Castelnuovo di Val di Cecina e la fiammella della ricordanza riamane accesa.
Carlo Groppi