La guerra dei Turcomanni.
Ho preso dallo scaffale un
libriccino, quasi a caso, per leggerlo nell’ora di attesa della mia nipotina al
corso di nuoto nella piscina geotermica di Larderello: La guerra dei
turcomanni di Arthur de Gobineau,
dell’anno 1875. Il primo uscito nella Biblioteca Blù di Franco Maria
Ricci, nel mese di marzo 1973, già alla
seconda edizione: costava 1500 lire. L’ho letto tutto – appena 64 pagine -
facendo grandi solitarie risate! Vi si narra l’odissea di un soldato iraniano,
un dimenticato gioiello del grande scrittore che qualcuno definì “l’uguale dei
più grandi” e che Jean Prevost lo pose accanto a Stendhal. Al frontespizio ho
trovato una mia scritta a lapis: “Letto il 16/7/1973, interessante!” sulla
quale ci sarebbe da riflettere, ma soprattutto m’ha sorpreso una sottolineatura
marcata, sempre a lapis, nel testo a pagina 43: “…Le donne sono cattive
dappertutto: quelle erano atroci.”
Chissà perché sottolineai questa
frase? Non avevo la mamma, ero un marito amato, avevo due figlie incantevoli…una
suocera affezionata e una nonna quasi novantenne ancora arzilla e simpatica…Non
me lo spiego. Dal libro ho cavato addirittura quattro proverbi e modi di dire,
e lo consiglio a chi vuol fuggire dalla vacuità dei bestseller.
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