Un giorno a Firenze.
La bella giornata di primavera a
Firenze è iniziata con la visita alla Galleria Palatina e ai capolavori che più
degli altri amo, Lippi, Botticelli,
Raffaello, Rubens… e proseguita con un boschereccio economico spuntino nel
Giardin de’ Boboli, prima di ascendere al
punto panoramico e al Museo delle Porcellane. Oltrepassato il Ponte
Vecchio mi sono riposato al fresco di Orsanmichele, seduto proprio di fronte al
Tabernacolo di Andrea Orcagna e lì
disseto in parte la mia inesauribile sete di bellezza. Alle 15,30 son sullo
scalone della Loggia dei Lanzi, in attesa di due sconosciuti amici. Vedo Anna e
Nicolò già da lontano, li riconosco da antiche foto e dall’idea che per loro ho
costruito nella mia mente. Tali e quali. Miei coetanei, vivaci e ancora pieni
dell’antica bellezza. Lui, ormai in pensione, è stato un brillante giornalista,
collaboratore a giornali nazionali e degli Stati Uniti, fondatore di molte
iniziative editoriali e filmiche, nonché il testimone che fece conoscere “in diretta”,
al di là dell’Atlantico, la tragedia della tristemente famosa “alluvione di
Firenze” nel novembre 1966. Lei, Anna. è la poetessa mite e sognante che ha
accompagnato il mio cammino in questi ultimi dieci anni di inattesa creatività.
Insieme partecipiamo alla inaugurazione di una bella mostra di acquerelli di
Gabriella Balestri Porzio, una artista che ha, da anni, lo studio nel Borgo di
Castelnuovo di Val di Cecina, dove sono nato e dove vivo. Mi considero un amico
di Gabriella e apprezzo in sommo grado le sue qualità artistiche, del resto
note in Italia e all’estero. Poi la passeggiata per il centro fino al Duomo,
dove ci salutiamo. La fausta giornata si conclude a Siena, con squisita cena
preparata da mia figlia, Tania, e chiusa con un bicchierino di “Vin de glace”,
un vino molto particolare prodotto in Canada con acini maturati tra l’ottobre e
il gennaio e sottoposti ad essiccazione e concentrazione prima della
distillazione. Il risultato è questa boccettina di 200 cl, dal prezzo non
proprio economico, ma che vale tutto il sapore e la suggestione che lentamente
mi scaldano l’anima, prima di abbandonarmi al sonno.
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