Alle 9,30 di ieri, 30 marzo, ero
già all’ingresso della stradina sterrata che s’inerpica per un centinaio di
metri, dipartendosi dalla provinciale della Val d’Era, alla Badia Camaldolese
di Volterra. La Badia
di San Giusto si trova all’estremità nord della città e la sua massa imponente
si affaccia sulla voragine delle “Balze”. Il monastero fu fondato dal vescovo
Gunfredo tra il 1030 ed il 1034 ed affidato più tardi ai monaci benedettini ai
quali, nel corso del XIII, subentrarono i monaci camaldolesi. L’immensa frana
delle “balze” cominciò a manifestarsi nei primi anni del XVII secolo, e nei
secoli successivi il movimento franoso arrivò fino a lambire la Badia , dove s’è arrestato.
Nel periodo dell’occupazione francese, tutti gli ordini monacali furono
soppressi e i camaldolesi vi fecero ritorno nel 1820 per abbandonare
definitivamente l’edificio, ormai in grave pericolo, nel 1861. Da questa data
inizia in lento ma progressivo degrado dell’insieme architettonico che porterà
alla pressoché totale distruzione della chiesa e del lato ovest. L’edificio
ospiterà poi numerosi prigionieri di guerra del primo conflitto mondiale e gli
“sfollati” dalla città di Volterra durante e dopo la seconda guerra mondiale,
con importanti manomissioni strutturali e l’accentuarsi del degrado e della
spoliazione. Soltanto in questi ultimi venti anni, per merito essenzialmente
della Fondazione della Cassa di Risparmio di Volterra, sono stati avviati i
lavori di messa in sicurezza dell’intero edificio e, recentemente, avvalendosi
del “Progetto Europeo Leonardo”, della collaborazione della Camera di Commercio
di Stoccarda e di altre strutture locali, tra cu mantiene un ruolo principale
il GIAN (Gruppo Italiano Amici della Natura, sezione di Volterra), circa
quindici giovani artigiani tedeschi, supportati da ditte e maestranze
specializzate, operano per tre mesi all’opera di restauro. Ieri sono partiti i
giovani tedeschi e s’è svolta la cerimonia ufficiale tra le Autorità di
Stoccarda e di Volterra, una cerimonia importante e calorosa. Spero vivamente,
avendo seguito in questi ultimi dieci anni, come componente della Fondazione, i
lavori, di poter rivedere l’insigne monumento nella sua bellezza, e pieno di
vita, tra un mezzo secolo! Naturalmente, se possibile, lo vedrò da un’altra
prospettiva! Ma una speranzosa certezza mi rassicura che l’opera sarà ultimata.
Si potrà visitare la Badia ,
che conserva tra l’altro un grandioso ciclo di affreschi, nel periodo
primavera-autunno contattando l’Ufficio Turistico di Volterra al telefono (o
fax) 058887257.
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