Norma Parenti: itinerario e una scoperta.
L’11 novembre 2011, giorno di
San Martino, è stato un giorno stupendo, non solo meteorologicamente. L’ho
trascorso con un giornalista-scrittore, Riccardo, fiorentino, che incontravo
per la prima volta. Lavora ad un libro, del quale per adesso non posso svelare
i particolari, dove ha un posto importante Norma Parenti, uno dei simboli “al
femminile” della Resistenza, medaglia d’oro al valor militare già dal lontano 1945. Mi ha trovato sul
web dato che ho trattato di Norma in un volume ed in altre pubblicazioni,
alcune in rete. Desiderava incontrarmi di persona, per approfondire alcuni
dettagli della scarna biografia di Norma, vedere i luoghi ove agì e raccogliere
eventuale documentazione sia da me che a Massa Marittima. Gli ho prestato due
libri e qualche appunto e regalato qualcosa che avevo in doppia copia. Anche
lui mi ha portato un suo bel libro, sulla guerra anglo-irlandese, di recente
pubblicazione, scrivendomi una dedica che mi inorgoglisce: “A Carlo “maestro”
di memoria!” Infatti quel giorno ha avuto fortuna di trovare la mia memoria
limpida e profonda, cosa che ormai non avviene tanto frequentemente. Dopo aver
esaminato il materiale cartaceo e fotografico, risposto a domande e registrate,
decidemmo di partire per Massa Marittima con una sosta da “Rita”, un po’ fuori
strada, ma mitica trattoria di pietanze economiche e tipicamente locali,
ubicata su una pendice del fiume Cornia, in luoghi di grande suggestione
mistica. La prima sosta dopo pranzo fu al Cimitero di Massa Marittima, dove è
sepolta Norma, insieme alla madre ed altri componenti della sua famiglia. Bella
la scultura del volto di Norma…unico neo la data imprecisa della morte, perché,
come sappiamo, ella fu uccisa la notte del 23 giugno 1944 e non il 22. Accanto
a questa tomba c’è quella di un partigiano comunista, Enrico
Filippi, con tanto di falce e martello scolpite sulla lapide. E, adiacente, il
quadrato con le tombe di una trentina di partigiani combattenti e minatori
delle miniere di Niccioleta, uccisi il 14 giugno 1944 a Castelnuovo di Val di
Cecina (in tutto, quel fatidico giorno, le SS e i militi della RSI, uccisero a
Castelnuovo 77 minatori e 4 partigiani, che si sommano ai 6 minatori uccisi la
sera prima a Niccioleta), in quello che risulta essere uno degli eccidi di più
vaste proporzioni di “lavoratori” dell’intero periodo resistenziale italiano,
come ben ebbe a dire il compianto padre Ernesto Balducci quando pose il sangue
e il sacrificio dei minatori che difendevano le loro miniere dalla distruzione,
molto più in alto di quella Costituzione che afferma, nell’articolo uno,
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”! La seconda tappa fu
effettuata al podere (oggi inurbato e trasformato in graziosa villetta familiare)
Coste Botrelli e alla soprastante uliveta, luoghi nei quali Norma conobbe la
morte e il martirio. Risalendo la ripidissima stradina incassata, e
oltrepassata la Porta
di San Bernardino, giungemmo sulla piazzetta ove si apriva la stalla del padre
di Norma e che la figlia utilizzava per nascondere ex prigionieri dei
tedeschi, ebrei, armi e una rudimentale pressa tipografica per la stampa di
volantini antinazisti e antifascisti. Poco discosto si trova quella che un
tempo fu la trattoria “Roma”, gestita dalla madre di Norma con, ai piani
superiori, la casa di abitazione. Trattoria e abitazione, prospicienti la Caserma della Milizia
della RSI, dalla quale, come si ipotizza, partì la richiesta di cattura e
soppressione di Norma alle SS hitleriane. Ultima sosta, mentre la luce del
giorno si accorciava e urgeva la partenza per il rientro di Riccardo a Firenze,
da Antonella Cocolli, nella biglietteria del Museo Comunale di Massa Marittima.
Per fortuna Antonella era di turno e ci accolse con l’abituale calore. Con lei
approfondimmo alcuni aspetti un po’ controversi della vicenda di Norma, e
ricordi, trasmessi da suo padre, che l’aveva conosciuta, il partigiano Dino
Cocolli, figura di spicco della resistenza massetana, venuto a mancare da poco.
Improvvisamente un colpo di scena. Esclamò Antonella: “Carlo, ma non ti ho
ancora detto che ho una fotografia inedita di Norma!” “Sarebbe troppo bello,
dato che, come sai, possediamo solo pochissime immagini di lei!” “Ma questa è
nuova, me l’ha portata una donna che l’ha trovata tra i rifiuti…forse qualcuno
che ha ristrutturato un appartamento…è su cartoncino pesante di circa 20x30
centimetri…io l’ho scannerizzata, eccola te la faccio vedere…” Così, con poche
mosse, sullo schermo del computer comparve la foto, davvero inedita, di Norma
Parenti che tiene in braccio il figlioletto dell’età di pochi mesi. Fu
scattata sul Poggio di Massa, presumibilmente una o poche settimane prima della
sua uccisione ed è una delle rarissime immagini “al naturale”, cioè non riprese
in studio. E’ una fotografia bellissima che conferma non solo l’ardire, la
temerarietà, la modernità della Norma partigiana, ma ci rivela Norma di una
dolcezza materna, più matura e consapevole. Mentre fissa il volto del suo
bambino sollevandolo in alto sullo sfondo della luce del cielo, pare quasi
volergli far vedere il mondo nuovo che si sta ormai avvicinando rapidamente,
dopo il buio del fascismo e le tragedie della guerra scatenata da Hitler e
Mussolini. Quel mondo per il quale ella donerà la sua giovane vita.
Nessun commento:
Posta un commento