domenica 1 gennaio 2012




Carlo, Fabio, Girolamo, tre amici, ore 22 del 31 dicembre 2011, al Vile in attesa del Nuovo Anno.

Buongiorno, benvenuto 2012!

Buongiorno, benvenuto 2012! E’ l’augurio, un po’ insensato, dell’ottimismo. Ma lo faccio, in primo luogo a me stesso, che sono tendenzialmente incline al pessimismo. Alzato abbastanza presto (per essere andato a letto oltre le tre di notte), vedo davanti alla mia finestra la bellezza, sempre nuova, del panorama che mi circonda (e penso: Carlo, vivere qui tra questi monti, ormai da settantatre anni, è una fortuna perché è come essere permanentemente in vacanza in luoghi meravigliosi!) Perciò voglio sommessamente innalzare il pensiero al Dio di tutti i viventi, al Creatore, facendo mie le parole del Salmo 33: Gridate di gioia, o giusti, a Jahweh,/i retti devono innalzargli la lode./Lodate Jahweh con la lira,/con l’arpa a dieci corde a lui inneggiate…E’ davvero un salmo meraviglioso indirizzato al creatore del cosmo e signore della storia, un inno alla parola divina creatrice e provvidenziale che guida il cammino degli esseri viventi. Vi colgo anche la lode al “canto” alla “poesia”, anch’essa creatrice ed eterna. Oggi è il giorno propizio ai propositi, alla riflessione. Una tregua nella corsa del tempo, pur nella sua misteriosa continuità. Inizierò dalla correzione della prima bozza del piccolo libro che ho in stampa (Viandante nella memoria), un misto di pensieri poetici, espressi in prosa e in versi, che uscirà alla fine dell’inverno con una tiratura che dire amatoriale è riduttivo, cento copie numerate; farò una lunga passeggiata e un sobrio pranzo tardivo; scriverò una o due lettere con carta e penna. Coccolerò la mia gatta “Cirilla” che s’è ripresa magnificamente dopo una complessa operazione chirurgica, durante e dopo la quale, ha dimostrato delle doti di coraggio e resistenza che me l’hanno fatta ancor più amare. Una di queste lettere sarà per Anna, che mi ha mandato uno dei regali più belli del mio natale, con due poesie scritte proprio per me, che non posso fare a meno, per vanità, di trascrivere:

Mentre camminavo…

Mentre camminavo
per strade ignote e
solo il sottile filo del passato
mi legava ad un malinconico presente,
uno sconosciuto dolce e gentile,
mi venne incontro.

Presto divenne amico,
se pure invisibile,
dei miei giorni vuoti.
Al sorgere di un nuovo giorno
svanirono le inquiete ombre
della notte.

Questo piccolo pianeta,
le stelle: bottoni lucenti di madreperla
che dal cielo lontano ci scrutano,
non mi furono più ostili.

Illuminata, nella notte chiara,
aprii i cancelli della mia anima,
che come acqua limpida si unì alla terra.
E mi sentii lieta.

A un amico.

Dolci e gentili
sono le parole
del mio amico lontano.

Non conosco il suo sorriso,
né il timbro della sua voce,
né la stretta della sua mano:
conosco solo il suo canto.

Nostra amica e complice
è la Poesia, fiore di molti campi.
Penetra dalla porta lasciata
socchiusa dell’anima mia,
e come spuma di mare
porta ricordi, abbandoni
e amore, soltanto sognato.

Dolci e gentili sono le parole
che s’insinuano nel mio cuore,
vi albergano, amiche,
Scacciano via le ragnatele
intrise di tristezza,
che l’opprimono.

Solo allora, io penso serena
alla mia solitudine.

Nessun commento:

Posta un commento