Geotermia italiana: avanti tutta a meno che…
L’attuale bozza di Decreto di riforma degli
incentivi per le fonti rinnovabili nel settore elettrico, atteso per la fine
gennaio non metta freni. CoSviG prende l’iniziativa e, convocati gli operatori
del settore, scrive una lettera ai ministri competenti, e alla Regione
Toscana
GeotermiaNews
Redazione
13/01/2012
In poco più di due anni (ovvero dalla
pubblicazione del Decreto legislativo 22 dell’11/2/2010 di “Riassetto della
normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche”, che
ha nei fatti aperto alla liberalizzazione del settore) sono state presentate in
Italia 108 richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche da
utilizzare per la produzione di energia elettrica.
Complessivamente sono stati richiesti permessi per una superficie maggiore di 11.000 km2, dei quali circa 4.900 km2 in Toscana e 3.200 km2 nel Lazio, che per la peculiarità geologiche e le aspettative di ricerca, risultano essere le regioni più gremite.
Anche le Regioni Sicilia e Sardegna sono state oggetto di richieste nelle aree di maggior interesse, in corrispondenza dei vulcani attivi o recenti e delle emergenze naturali termali a temperatura più elevata.
Sulla base della superficie totale dei permessi richiesti, che potranno essere autorizzati per una superficie presunta prossima a 10.000 km2, i fluidi reperibili –si legge in un documento dell’Unione geotermica Italiana (UGI)- potrebbero essere stimati sufficienti per molte centinaia di MW.
Un boom che appare in linea con quanto previsto nel Piano di Azione italiano per le fonti rinnovabili (PAN) che stabilisce importanti obiettivi al 2020 per lo sviluppo dell’uso della risorsa geotermica nel settore elettrico. Il PAN stima, infatti, aumenti della capacità di circa 170 MW, dal 2010 al 2020, e della produzione annua di circa 1100 GWh.
E che, secondo l’Unione geotermica Italiana, trova spiegazione anche in fattori di natura tecnologica; infatti le richieste per i nuovi permessi di ricerca fanno spesso riferimento alla possibilità di produzione geoelettrica delle risorse di media temperatura (con T = 130-150 °C), reso oggi economicamente conveniente dal consolidamento tecnologico degli impianti a ciclo binario, come quelli che utilizzano fluidi di lavoro organici a ciclo Rankine. Tecnologie, tra l’altro, in cui l’industria Italiana è ben presente.
Uno scenario che era emerso con i medesimi tratti anche nel convegno "Geotermia: Bassa e Media Entalpia" organizzato da CoSviG a Firenze nel settembre scorso.
In questo quadro assai promettente per lo sviluppo della geotermia nostrana c’è però secondo l’UGI una spada di Damocle che rischia di mandare tutto in aria o quantomeno di frenare il possibile scenario virtuoso sia per l’economia che per l’ambiente.
Il rischio sta tutto nelle scelte che saranno fatte nella definizione del Decreto Ministeriale attuativo del Dlgs n. 28/2011 in materia di incentivazione per le fonti rinnovabili nel settore elettrico, in corso di elaborazione ed atteso da tutti gli operatori del settore.
Il Decreto che dovrebbe essere pronto per fine gennaio, secondo le anticipazioni date in questi giorni dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, riforma l’attuale sistema dei Certificati Verdi che -assieme gli altri elementi già sottolineati- hanno consentito l’attuale boom di richieste di permessi di ricerca in Italia, da parte di molti operatori nazionali ed internazionali.
I livelli di incentivazione per la produzione geotermoelettrica, sia quelli ad oggi previsti (tramite Certificati Verdi e Tariffa omnicomprensiva per gli impianti fino a 1 MW), sia quelli attesi in base alla nuova normativa (art. 24 del Dlgs n. 28/2011) hanno, infatti, rappresentato una base importante per assicurare un’equa remunerazione dei costi d’investimento, ma le anticipazioni riguardo al prossimo sistema incentivante non darebbe –secondo l’UGI- altrettante garanzie.
I livelli d’incentivazione della produzione di energia da fonte geotermica previsti (100–105 €/MWh di remunerazione complessiva della produzione netta) sarebbero, infatti, segnala l’UGI «molto inferiori rispetto a quelli attualmente assicurati dai Certificati Verdi e dalla Tariffa Omnicomprensiva, ma anche inadeguati rispetto alla necessità di assicurare una equa remunerazione dei costi di investimento ed esercizio alle tecnologie disponibili in questo settore».
«Inoltre –continua in una nota l’Unione Geotermica- sono previsti solo due scaglioni di soglie dimensionali degli impianti, una da 0 a 5 MW, e una da 5 MW in su, che non sono rappresentativi dell’articolazione di soluzioni tecnologiche oggi disponibili e dei corrispondenti costi di investimento e gestione; questo sia per gli impianti di capacità fino a 5 MW che per quelli di capacità superiore a 5 MW».
UGI si rivolge pertanto al Governo ed in particolare ai Ministeri competenti affinché vengano affrontate con l’adeguata attenzione le scelte per l’incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte geotermica.
Per evitare che scelte non opportunamente ponderate, possano vanificare i risultati già raggiunti per un processo di rilancio del settore con le moltissime iniziative degli operatori nel campo della ricerca della risorsa, impegnati a costruire una filiera italiana di alta eccellenza.
Sul tema specifico degli incentivi anche CoSviG si è mosso per evitare che la riforma in atto metta a rischio tutte le attività in corso riguardo ai permessi di ricerca e a possibili conseguenti progetti.
CoSviG ha, infatti, convocato ieri una riunione con tutti gli operatori del settore che hanno presentato domande per permessi di ricerca in Toscana, che ha avuto un grande successo di partecipazione, segno che la preoccupazione è assai diffusa. Dalla riunione è emersa la necessità di stilare un documento, che CoSviG ha predisposto, con la richiesta di un incontro urgente con i ministri competenti, con il presidente della Regione Toscana e con l'assessore all’Ambiente e Energia Anna Rita Bramerini per ravvisare i rischi cui il settore potrebbe andare incontro.
Complessivamente sono stati richiesti permessi per una superficie maggiore di 11.000 km2, dei quali circa 4.900 km2 in Toscana e 3.200 km2 nel Lazio, che per la peculiarità geologiche e le aspettative di ricerca, risultano essere le regioni più gremite.
Anche le Regioni Sicilia e Sardegna sono state oggetto di richieste nelle aree di maggior interesse, in corrispondenza dei vulcani attivi o recenti e delle emergenze naturali termali a temperatura più elevata.
Sulla base della superficie totale dei permessi richiesti, che potranno essere autorizzati per una superficie presunta prossima a 10.000 km2, i fluidi reperibili –si legge in un documento dell’Unione geotermica Italiana (UGI)- potrebbero essere stimati sufficienti per molte centinaia di MW.
Un boom che appare in linea con quanto previsto nel Piano di Azione italiano per le fonti rinnovabili (PAN) che stabilisce importanti obiettivi al 2020 per lo sviluppo dell’uso della risorsa geotermica nel settore elettrico. Il PAN stima, infatti, aumenti della capacità di circa 170 MW, dal 2010 al 2020, e della produzione annua di circa 1100 GWh.
E che, secondo l’Unione geotermica Italiana, trova spiegazione anche in fattori di natura tecnologica; infatti le richieste per i nuovi permessi di ricerca fanno spesso riferimento alla possibilità di produzione geoelettrica delle risorse di media temperatura (con T = 130-150 °C), reso oggi economicamente conveniente dal consolidamento tecnologico degli impianti a ciclo binario, come quelli che utilizzano fluidi di lavoro organici a ciclo Rankine. Tecnologie, tra l’altro, in cui l’industria Italiana è ben presente.
Uno scenario che era emerso con i medesimi tratti anche nel convegno "Geotermia: Bassa e Media Entalpia" organizzato da CoSviG a Firenze nel settembre scorso.
In questo quadro assai promettente per lo sviluppo della geotermia nostrana c’è però secondo l’UGI una spada di Damocle che rischia di mandare tutto in aria o quantomeno di frenare il possibile scenario virtuoso sia per l’economia che per l’ambiente.
Il rischio sta tutto nelle scelte che saranno fatte nella definizione del Decreto Ministeriale attuativo del Dlgs n. 28/2011 in materia di incentivazione per le fonti rinnovabili nel settore elettrico, in corso di elaborazione ed atteso da tutti gli operatori del settore.
Il Decreto che dovrebbe essere pronto per fine gennaio, secondo le anticipazioni date in questi giorni dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, riforma l’attuale sistema dei Certificati Verdi che -assieme gli altri elementi già sottolineati- hanno consentito l’attuale boom di richieste di permessi di ricerca in Italia, da parte di molti operatori nazionali ed internazionali.
I livelli di incentivazione per la produzione geotermoelettrica, sia quelli ad oggi previsti (tramite Certificati Verdi e Tariffa omnicomprensiva per gli impianti fino a 1 MW), sia quelli attesi in base alla nuova normativa (art. 24 del Dlgs n. 28/2011) hanno, infatti, rappresentato una base importante per assicurare un’equa remunerazione dei costi d’investimento, ma le anticipazioni riguardo al prossimo sistema incentivante non darebbe –secondo l’UGI- altrettante garanzie.
I livelli d’incentivazione della produzione di energia da fonte geotermica previsti (100–105 €/MWh di remunerazione complessiva della produzione netta) sarebbero, infatti, segnala l’UGI «molto inferiori rispetto a quelli attualmente assicurati dai Certificati Verdi e dalla Tariffa Omnicomprensiva, ma anche inadeguati rispetto alla necessità di assicurare una equa remunerazione dei costi di investimento ed esercizio alle tecnologie disponibili in questo settore».
«Inoltre –continua in una nota l’Unione Geotermica- sono previsti solo due scaglioni di soglie dimensionali degli impianti, una da 0 a 5 MW, e una da 5 MW in su, che non sono rappresentativi dell’articolazione di soluzioni tecnologiche oggi disponibili e dei corrispondenti costi di investimento e gestione; questo sia per gli impianti di capacità fino a 5 MW che per quelli di capacità superiore a 5 MW».
UGI si rivolge pertanto al Governo ed in particolare ai Ministeri competenti affinché vengano affrontate con l’adeguata attenzione le scelte per l’incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte geotermica.
Per evitare che scelte non opportunamente ponderate, possano vanificare i risultati già raggiunti per un processo di rilancio del settore con le moltissime iniziative degli operatori nel campo della ricerca della risorsa, impegnati a costruire una filiera italiana di alta eccellenza.
Sul tema specifico degli incentivi anche CoSviG si è mosso per evitare che la riforma in atto metta a rischio tutte le attività in corso riguardo ai permessi di ricerca e a possibili conseguenti progetti.
CoSviG ha, infatti, convocato ieri una riunione con tutti gli operatori del settore che hanno presentato domande per permessi di ricerca in Toscana, che ha avuto un grande successo di partecipazione, segno che la preoccupazione è assai diffusa. Dalla riunione è emersa la necessità di stilare un documento, che CoSviG ha predisposto, con la richiesta di un incontro urgente con i ministri competenti, con il presidente della Regione Toscana e con l'assessore all’Ambiente e Energia Anna Rita Bramerini per ravvisare i rischi cui il settore potrebbe andare incontro.
Nessun commento:
Posta un commento