PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 107.
Crumiro: chi è costui?
Sul n. 71 di “Informazioni Fnle-Cgil”, nel riferire i
risultati dello sciopero del 27 gennaio 1982 a Larderello, sciopero indetto nazionalmente
per richiamare l’attenzione delle forze sociali e politiche sui gravi problemi
e sulla crisi del settore energetico, abbiamo usato, per designare i lavoratori
potenzialmente interessati, ma che non hanno ritenuto, per i più disparati
motivi, di aderire allo sciopero, il termine di “crumiro”.
Tale termine, ci è stato fatto
presente, viene usato a sproposito in quanto, almeno nell’Enel, quando un
lavoratore non aderisce allo sciopero, non esegue il lavoro degli scioperanti,
ma il proprio. Abbiamo consultato il “Grande Dizionario della Lingua Italiana”
di S. Battaglia, Utet, Torino, 1964, un’opera senz’altro autorevolissima e
imparziale che, per la voce “crumiro”, così recita (vol. III, p.1022):
“Crumiro: il lavoratore che
(generalmente con altri compagni), in occasione di uno sciopero, accetta di
sostituire nel lavoro gli scioperanti (rendendone così vana l’azione e
favorendo il datore di lavoro); il lavoratore che non prende parte allo sciopero
indetto nell’Azienda in cui è impiegato. Al figurativo: chi, per spirito
d’egoismo, rifiuta la disciplina e i sacrifici che il dovere di solidarietà
richiede per l’interesse comune del gruppo o della classe a cui appartiene, a
detrimento del gruppo stesso e suo proprio e a vantaggio di gruppi
antagonistici. Dal francese Kroumir (dall’arabo Krumir), nome di tribù nomadi,
fra il Marocco e la Tripolitania, le cui scorrerie offrirono alla Francia il
pretesto per occupare la Tunisia. Panzini: Crumiro, voce usata in Francia in
occasione di sciopero, come termine ingiurioso; di lì passò a noi per indicare
quegli operai i quali accettando di lavorare secondo i patti rifiutati dagli
altri operai, contribuiscono a rendere meno efficace la lotta che il lavoro
muove al capitale”.
Come si vede, questo termine è d’uso
comune nella lingua italiana e serve chiaramente ad indicare chi, durante uno
sciopero, si reca a lavorare. Non era nostra intenzione caricarlo di
significato ingiurioso e se qualcuno l’ha così inteso chiediamo ammenda,
consigliando tuttavia un ripensamento a quanti, sistematicamente, non
partecipano alle lotte e vanificano o accrescono gli sforzi e i sacrifici dei
propri compagni, di cui quasi sempre anche loro dividono i frutti.
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