MENSANO, I SUOI PANORAMI, LA PIEVE E
UN LIBRO DI NOSTALGIA
Tra gli anni 1995-1997, come “guida ad una giovane laureanda
che si accingeva a scrivere una Tesi di Laurea, alla Facoltà di Lettere e
Filosofia di Pisa, dal titolo: “Le Pievi
della Diocesi Medievale di Volterra comprese nella zona delle Colline
Metallifere, dalla foce del fiume Cecina alle alte valli dell’Elsa, dell’Era e
della Merse”, percorremmo quasi tutto il vasto territorio che racchiudeva 26
Pievi matrici, nel periodo tardo duecentesco (1179), delle circa 53 di tutta la
Diocesi di quel tempo.
Non tutte queste Pievi sono sopravvissute fino ad oggi, e in
alcuni casi non è rimasto di loro
nemmeno un riferimento toponomastico. Di alcune di queste Pievi, o dei loro
resti sepolti nella boscaglia, o trasformate in edifici con destinazioni non
sacri, ho serbato la memoria, sia per la bellezza dei luoghi, sia per gli
avventurosi sopralluoghi.
Di fronte alla finestra della terrazza della mia casa, mentre
scrivo questo post sul blog GRAZIEALLAVITA, si staglia il profilo del colle di
Mensano, in territorio della Valdelsa senese, sul quale sono visibili l’abside
ed il campanile della Pieve di San Giovanni Battista Decollato.
La Pieve, fondata forse nel 972, passò sotto Colle di Val d’Elsa,
il 5 giugno 1592 a seguito di un Diploma del Papa Clemente VIII, che provocò il
primo smembramento dalla vasta Diocesi di Volterrra.
Nella Pieve, divisa in
tre navate, si ergono otto colonne sormontate da altrettanti capitelli scolpiti
in pietra serena. Tali capitelli sono stati attribuiti al “Maestro Buonamico”,
scultore pisano del XII secolo. La lastra di marmo giallo che testimonia tale
attribuzione, reca incisa in caratteri gotici “AGLA, Opus quod videtis Bonus
Amicus Magister fecit. Pro eo oretis”. Cioè:”A lode e gloria dell’Altissimo. L’opera
che vedete il Maestro Buonamico fece. Per lui pregate”.
I quattordici capitelli della Pieve, otto delle colonne e sei
dei pilastri, sono stati approfonditamente studiati, negli anni ’20 del
Novecento, dal parroco di Mensano, don Senesi, che ne dette una completa
descrizione simbolica, seguendo passi biblici.
Così, domenica 15 agosto, alle ore 18 sono andato con mia
moglie, in visita a Mensano: ma la Pieve era serrata. Ci ritornerò, tuttavia la
gita è stata molto interessante per la visita accurata del Borgo, delle sue
viuzze, le strutture ogivali, la via etrusca, nonché gli immensi panorami
osservati dalla sommità del suo poggio, che spaziano in un semicerchio, da sud a nord, fino ad uno
spicchio di mare.
Infine, nell’unico Circolo Bar, ho potuto sfogliare e
fotografare un libro di immagini dedicato ad un Primo Maggio a Mensano, quando
nel Borgo non c’erano turisti e villeggianti, ma “mensanesi” o “mensanini” e la
maggior parte di loro erano “comunisti”. Sfogliando il libro ecco alcune facce
note, e tra loro quella di Bruno Bellini e di sua moglie, lui castelnuovino, e
adesso colligaino, che avevo incontrato, dopo moltissimi anni che non lo vedevo,
pochi giorni fa al funerale del comune amico Franco Vivarelli!
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