martedì 31 luglio 2018




PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 106. (1982)


Unionquadri

Il giorno 4 marzo 1982 si è riunito il “Gruppo Aziendale Unionquadri di Larderello” per discutere molte questioni, di cui alcune legate alla vertenza contrattuale in corso. Proposte dell’Enel, proposte dei “quadri”, eventuali proposte sindacali…controproposte. I sindacati non erano invitati e nemmeno i lavoratori che non fossero “quadri”; noi che siamo molto interessati a seguire il difficile corso sociale ed a ricomporre le contraddizioni emergenti tra i soggetti nei quali si articola oggi il mondo del lavoro: operai, impiegati, tecnici, dirigenti, intellettuali (uomini e donne, pensionati e giovani disoccupati…), abbiamo chiesto di poter essere presenti, ma non abbiamo ricevuto risposta. Scriviamo quindi, in forma schematica, su questo nostro “giornalino” alcune cose che avremmo volentieri detto e confrontato in quella sede:

1)    L’unità delle forze del lavoro, a tutti i livelli professionali, è indispensabile per trasformare la Società;
2)    Raggruppare fasce di lavoratori per livelli di inquadramento, per titolo di studio, per mansioni, mentre si tende ad una progressiva unificazione intercategoriale, è un elemento negativo, di frantumazione, corporativo, destinato a provocare lacerazioni in tutti i posti di lavoro e, in ultima analisi, a favorire la vittoria del padronato;
3)    Nel sindacato c’è spazio politico, organizzativo, culturale ed  ideale per tutti i lavoratori, qualunque sia la natura della prestazione individuale;
4)    L’operaismo vecchio stampo ottocentesco non esiste più: l’elementare suddivisione dell’universo in sole due classi antagoniste, proletariato e capitalismo, è modificata dal progresso tecnologico, dall’espansione del capitale pubblico, dall’espansione del settore terziario e dei servizi, dalle fasce sociali non produttive;
5)    Emergono nuove figure professionali, nuovi ceti, con nuovi ideali e che sono portatrici/ori di nuovi valori etici;
6)    Non per calcoli contingenti, di delega o elettorali, il sindacato opera da tempo una profonda riflessione sulla collocazione – nell’organizzazione del lavoro – di queste nuove figure professionali;
7)    Solo l’unità tra una classe dirigente progressista, valida sotto il profilo tecnico-culturale, democratica e i lavoratori direttamente impegnati nella produzione, e tra le organizzazioni che li rappresentano, può favorire lo sviluppo della Società;
8)    Professionalità, differenziazione delle retribuzioni legata alle reali mansioni svolte, al grado di autonomia, alle responsabilità di comando e di coordinamento, a lavori ripetitivi, stressanti, pesanti; mantenimento dell’egualitarismo sul salario sociale, tassazione progressiva sul solo salario professionale…sono le basi per una battaglia comune tra operai, tecnici, impiegati, “quadri”;
9)    Non si può nascondere che, mentre si assiste a un impetuoso cambiamento tecnologico e alla comparsa in termini difusi di nuove figure ad alta professionalità, convivono ai livelli direttivi delle Aziende e delle Istituzioni conservatori e innovatori, arrampicatori aziendali e tecnici capaci, inutili burocrati ed efficienti funzionari: non tutto l’esistente è valido, non tutto può essere sostenuto;
10)                      Il padronato, facendo leva soprattutto sul denaro (il più grande e suggestivo mezzo di convincimento), mira a spezzare l’unità di classe, ad attirare una cerchia ristretta, ma importante, di tecnici e funzionari, nella propria sfera di influenza, per esercitare, nel modo più indolore possibile, la propria egemonia sui mezzi di produzione: dividi et impera;
11)                      Nessuno può impedire ad alcuno di organizzarsi come, quando e con chi più gli  piace. E’ democrazia. Ma è impensabile che senza una effettiva unità di intenti, si chieda ai lavoratori di lottare “loro” per le conquiste degli “altri”;
12)                      E’ impensabile parlare di democrazia e dar vita, nel contempo, ad organizzazioni simili alla carboneria, basate non tanto sul terreno di una comune ideologia di fondo, comunanza di sentimenti, di socialità, di substrato culturale, ma solo su “interessi di casta”;
13)                      E chi sono i “quadri”? Dove finisce il “quadro” e cominciala “cornice”? Sono i “quadri”, cioè la classe dirigente italiana, che hanno portato il Paese all’attuale crisi economica e morale?

Senza settarismo, senza dogmatismo, il sindacato è aperto a tutti “gli uomini ed alle donne di buona volontà”, per una battaglia lunga e difficile, aspra ed esaltante, che ci trasforma mentre trasforma la società, e matura coscienze, soffia l’alito vitale della speranza sulla vita degli uomini e sul futuro del mondo. Molto di più della pacca amichevole sulla spalla, di un po’ di denaro, di un finto sorriso, e l’illusione di essere “importanti”.

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