PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 108.
Provvedimenti disciplinari.
Il nostro punto di vista intorno ai
problemi che originano disaffezione al lavoro, non rispetto di orari, “gobbi”,
abuso e uso improprio di automezzi, telefoni, attrezzature e vestiario, non
rispetto di articoli contrattuali, statuto dei lavoratori, norme
antinfortunistiche, fino alle gravi mancanze per furto, danneggiamento, truffa
ecc…è stato sempre chiaro e netto: pretendiamo rigore, giustizia,
moralizzazione.
Li pretendiamo in primo luogo per noi
stessi e ci sforziamo di assumere sempre atteggiamenti onesti; di non trarre
vantaggio per sistemazioni individuali, di fare un uso attento e appropriato
dei permessi, di rendere trasparenti e pubbliche le nostre iniziative.
Li pretendiamo per tutti i lavoratori,
nei quali siamo radicati e che vediamo come una grande forza positiva di
trasformazione e rigenerazione sociale.
Li pretendiamo per chi ricopre
posizioni di responsabilità ai livelli superiori, ai “quadri”, ai Dirigenti e
forse a loro in misura maggiore, perché il buon governo ha bisogno innanzitutto
dell’esempio e della coerenza per rompere la trama dell’omertà, che sempre si
genera quando tutti sono coinvolti da comportamenti non corretti.
Siamo però contro la “caccia alle
streghe”, siamo contro l’abituale prassi di punire il più debole, l’ultimo
anello della catena gerarchica, e mai chi sta in alto. Siamo per provvedimenti
da attuare alla luce del sole, nei termini dell’art. 35 del ccl e dell’art. 7
dello Statuto dei Lavoratori, ma non crediamo che tutti i problemi si potranno
risolvere con la repressione. Il malessere e certi atteggiamenti negativi che
emergono tra i lavoratori, pur non giustificabili, hanno radici più profonde:
dai modelli sociali deformati da un sistema basato sul potere del denaro e
sull’imbarbarimento culturale, alla perdita di professionalità, alla scarsa
valorizzazione del lavoro tecnico-manuale, a una sorpassata organizzazione
della Fabbrica, al veder gente che si arricchisce rapidamente e facilmente
senza capire come…alla “questione morale” nei suoi aspetti più globali che ha
portato ad identificare il “ganzo” e il “dritto” con colui che,
indipendentemente dai mezzi adoperati, leciti o illeciti, arriva in alto, “fa
carriera” e di lassù può far pernacchie ai semplici ed agli onesti stupidi che
continuano a tirare la carretta per il bene collettivo.
Detto ciò, facciamo un richiamo serio a
tutti i nostri iscritti, ai compagni, ai lavoratori, per assumere sempre più
atteggiamenti rigorosi; nel pretendere i nostri diritti con la forza senza
piegarci a ricatti e intrallazzi, ma nello stesso tempo sapendo che
conquisteremo più larghi spazi di democrazia, peso politico ed economico quanto
più rispetteremo fino in fondo i nostri doveri.
Questo tema importante non lo riteniamo
chiuso: invitiamo tutti i lavoratori a proseguire la discussione per
approfondirne tutti gli aspetti, e saremmo lieti di aprire sulle pagine del
nostro “giornalino” un dibattito e un confronto. E’ bene avere sempre la
conoscenza più precisa dei fenomeni emergenti, anche per respingere strumentali
deformazioni della realtà, in un Ente (Enel)
dove crediamo che il senso del dovere sia ancora molto alto rispetto a settori
industriali privati e pubblici e ad altri comparti della società italiana, un
Ente dove l’assenteismo ha percentuali basse e dove la classe lavoratrice sta
portando avanti un grande impegno per una funzione più rispondente ai bisogni
della collettività intera.
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