Cosetta…
Ieri sera, saltando qua e là sui
canali televisivi, ho visto alcune scene iniziali dei Miserabili, quella famosa
del vescovo che dona a Valien l’argenteria, sottraendolo al male e
consegnandolo al Bene, e quella dell’apparizione di Cosetta. Cosetta…mi son
venute a mente le parole iniziali di una canzone che cantava un gruppetto di
uomini al Circolo del CRAL, proprio sul corso principale del paese, dispensiera
la famosa Ercolina, negli anni? forse 1953 o 1954. Anche noi adolescenti
eravamo tollerati a questi cori, pur non bevendo vino, ma la spuma s.
francesco. Erano uomini buoni, anche se per la maggior parte sempre un po’
brilli, amici dei nostri genitori, e padri dei nostri coetanei, alcuni erano
stati partigiani, altri vecchi antifascisti, ma c’era anche qualcuno che era
stato fascista, come un certo Ghelli di Pontedera, che s’era ravveduto. I più
erano comunisti e socialisti, come Bimas, il Calzolarino, il Brizzi, Faro o
Faruk, Patatina, Pallino, la
Lonzina …il Nai, Barroccino, Strascicagiubbe, Menotti, Culo, il
Mencacci, e tra i più giovani Itavio, il Costagli, il Santucci, il
Bigio…Cantavano le canzoni anteguerra, a sfondo sentimentale, e talvolta anche
qualche canzone politica, come, ad esempio, La guardia rossa, o quelle
anarchiche, Addio Lugano bella, e Sante Caserio. E’ passato più di mezzo secolo
eppure, anche se deformate, molte strofe e parole mi son rimaste in mente,
insieme all’atmosfera irripetibile di quella stanza piena di fumo, i tavoli con
la pietra di marmo, la colossale macchina espresso per il caffè, e,
soprattutto, i piccoli bicchieri da vino, che non restavano mai vuoti ed il
cestino delle uova sode! Eravamo tutti maschi, esclusa Ercolina, e così
talvolta si poteva cantare anche qualche canzone “licenziosa”, magari a sfondo
anticlericale…come l’ingenuo “spazzacamino” oppure la più ardita “chi è che
bussa al mio convento?” Quante risate! Col trascorrere delle ore, le teste un
po’ annebbiate dal vino e dal sonno, la comitiva, che intanto si era
assottigliata, cominciava a dar segni di malinconia, ed allora ecco le canzoni
“cosetta”, “era un tramonto d’aprile”, “la povera Cecilia”, “lo porti un
bacione a Firenze”, “Piemontesina bella”, “maria angelona”, qualcosa di romano
e di napoletano…poi Menotti, che era un omone corpulento e basso di statura,
attaccava, tra le lacrime, “se fossi una rondinella, vorrei volare, vorrei
volare, vorrei volare in braccio alla mia bella…”, tentando di sollevarsi,
senza riuscirci, sulle punte dei piedi! Cominciava il bello, e immancabile era
“Miniera” che strappava lacrime a fiumi, seguita da “un bel giorno andando in
Francia”…Poi c’era da mettere a letto Gino di Massimina, che aveva la sbornia
piangina anche per strada, e inneggiava al “grande Lenin e al grande Stalin”,
mentre gli altri più o meno traballanti si reggevano sulle proprie gambe, anche
se malferme. Ce n’è rimasto soltanto uno vivo, Livio, gli altri sono emigrati
nel vero “paese dell’anima castelnuovina”, lassù, dov’era l’olmone, nel nostro
Camposanto. E chissà se nel mistero dello spazio infinito questa combriccola
non si riunisca ancora a far sorridere l’Altissimo e gli Angeli cantando
Cosetta e le altre canzoni! Ho ritrovato una versione di Cosetta, tra le più
originali, che ripropongo:
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