lunedì 14 gennaio 2013


Cosetta…

Ieri sera, saltando qua e là sui canali televisivi, ho visto alcune scene iniziali dei Miserabili, quella famosa del vescovo che dona a Valien l’argenteria, sottraendolo al male e consegnandolo al Bene, e quella dell’apparizione di Cosetta. Cosetta…mi son venute a mente le parole iniziali di una canzone che cantava un gruppetto di uomini al Circolo del CRAL, proprio sul corso principale del paese, dispensiera la famosa Ercolina, negli anni? forse 1953 o 1954. Anche noi adolescenti eravamo tollerati a questi cori, pur non bevendo vino, ma la spuma s. francesco. Erano uomini buoni, anche se per la maggior parte sempre un po’ brilli, amici dei nostri genitori, e padri dei nostri coetanei, alcuni erano stati partigiani, altri vecchi antifascisti, ma c’era anche qualcuno che era stato fascista, come un certo Ghelli di Pontedera, che s’era ravveduto. I più erano comunisti e socialisti, come Bimas, il Calzolarino, il Brizzi, Faro o Faruk, Patatina, Pallino, la Lonzina…il Nai, Barroccino, Strascicagiubbe, Menotti, Culo, il Mencacci, e tra i più giovani Itavio, il Costagli, il Santucci, il Bigio…Cantavano le canzoni anteguerra, a sfondo sentimentale, e talvolta anche qualche canzone politica, come, ad esempio, La guardia rossa, o quelle anarchiche, Addio Lugano bella, e Sante Caserio. E’ passato più di mezzo secolo eppure, anche se deformate, molte strofe e parole mi son rimaste in mente, insieme all’atmosfera irripetibile di quella stanza piena di fumo, i tavoli con la pietra di marmo, la colossale macchina espresso per il caffè, e, soprattutto, i piccoli bicchieri da vino, che non restavano mai vuoti ed il cestino delle uova sode! Eravamo tutti maschi, esclusa Ercolina, e così talvolta si poteva cantare anche qualche canzone “licenziosa”, magari a sfondo anticlericale…come l’ingenuo “spazzacamino” oppure la più ardita “chi è che bussa al mio convento?” Quante risate! Col trascorrere delle ore, le teste un po’ annebbiate dal vino e dal sonno, la comitiva, che intanto si era assottigliata, cominciava a dar segni di malinconia, ed allora ecco le canzoni “cosetta”, “era un tramonto d’aprile”, “la povera Cecilia”, “lo porti un bacione a Firenze”, “Piemontesina bella”, “maria angelona”, qualcosa di romano e di napoletano…poi Menotti, che era un omone corpulento e basso di statura, attaccava, tra le lacrime, “se fossi una rondinella, vorrei volare, vorrei volare, vorrei volare in braccio alla mia bella…”, tentando di sollevarsi, senza riuscirci, sulle punte dei piedi! Cominciava il bello, e immancabile era “Miniera” che strappava lacrime a fiumi, seguita da “un bel giorno andando in Francia”…Poi c’era da mettere a letto Gino di Massimina, che aveva la sbornia piangina anche per strada, e inneggiava al “grande Lenin e al grande Stalin”, mentre gli altri più o meno traballanti si reggevano sulle proprie gambe, anche se malferme. Ce n’è rimasto soltanto uno vivo, Livio, gli altri sono emigrati nel vero “paese dell’anima castelnuovina”, lassù, dov’era l’olmone, nel nostro Camposanto. E chissà se nel mistero dello spazio infinito questa combriccola non si riunisca ancora a far sorridere l’Altissimo e gli Angeli cantando Cosetta e le altre canzoni! Ho ritrovato una versione di Cosetta, tra le più originali, che ripropongo: 

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