L’anima sbigottita geme
solitaria.
Nell’alba
livida rumina l’erbetta
la
mia nera cavallina, non teme la pioggia
vicina,
le son compagni il mandorlo e l’olivo,
neri
come il pianto e la tristezza.
Da
tanto questa primavera
non
mena speranza, il canto mi muore in gola
né
mi consola il saperti sola. Il dolore
è
forte come il vento e mai s’arresta, l’acqua
brama
al mare scendere impetuosa, e poi
salir
di nuovo al cielo, ma il tempo, oh! l’avaro,
tra
tutti i nemici è il più insidioso e amaro.
Vento
riportami il sogno e la carezza, acqua
d’azzurre
vene, reca linfa alla mia bocca
arsa,
tempo, cancella i segni delle ore!
Tutto
è svanito, ormai:
non
c’è luogo dove piangere e pregare,
l’anima
sbigottita geme solitaria.
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