martedì 24 aprile 2012




L’anima sbigottita geme solitaria.

Nell’alba livida rumina l’erbetta
la mia nera cavallina, non teme la pioggia
vicina, le son compagni il mandorlo e l’olivo,
neri come il pianto e la tristezza.
Da tanto questa primavera
non mena speranza, il canto mi muore in gola
né mi consola il saperti sola. Il dolore
è forte come il vento e mai s’arresta, l’acqua
brama al mare scendere impetuosa, e poi
salir di nuovo al cielo, ma il tempo, oh! l’avaro,
tra tutti i nemici è il più insidioso e amaro.
Vento riportami il sogno e la carezza, acqua
d’azzurre vene, reca linfa alla mia bocca
arsa, tempo, cancella i segni delle ore!
Tutto è svanito, ormai:
non c’è luogo dove piangere e pregare,
l’anima sbigottita geme solitaria.

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