Il ritratto
A distinguir me paro las
voces de los ecos,
y escucho solamente, entre las voces, una.
Mi
guardo e stento
a
riconoscermi. Perché
continuo
ad osservare
l’inesausto
lavorio
del
tempo sul mio volto?
Le rughe,
gli
occhi arrossati,
l’acne
rasacea
che
non dà scampo?
Non
sono stato
sempre
così, mi dico
attonito
ora
che una luce siderale
m’ha
sfiorato,
e
spando mattina
e
sera di Garnier
l’essenza.
Nulla
si può rimediare,
ma,
lo spero, attenuare.
E’
come il sogno della
Rivoluzione
che
si stempera
in
socialdemocrazia
rendendo
felici gli uomini
potenti,
mentre
i popoli miti
non
avranno redenzione.
Oh!
i vent’anni,
il
primo dei grandi amori,
i
dolori delle dipartite,
le
ferite sui corpi indifesi,
le
promesse tradite!
Nulla
ho serbato, nulla
ho
dimenticato
d’allora.
Solo
un ritratto vorrei
mostrarti
che non c’è più,
di
quella bellezza solare
a Follonica,
nel
giorno d’estate
nel
dimesso giardino
di
Ettore Socci,
le
mani intrecciate
alta la testa
luminoso
il sorriso
e
lo sguardo
oltre
l’azzurro
mare.
Dolce
e bello il mio
viso,
di
rifle vestito
e
la rossa camicia,
lei
in veste leggera
di
fiori e frusciante
sul
corpo di donna
invitante.
Vorrei
inserire cd-copia
del
mio cervello
nel
tuo portatile,
farti
vedere il sognato
il
vissuto, desiderato,
amato,
mostrarti
gli universi,
gli astri,
gli
abissi insondabili
senza
materia
e
senza memoria,
intera
la mia storia,
e chiederti:
kannst du mir helfen?
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