Nonna Enélide Benucci.
Siamo nel Piazzone sulla carretta del giardiniere: da sin a dx Giuseppe Ferrini, Carlo Groppi, Mauro Lisi, più in basso a centro Benito Volpi sulle spalle di Franco Nardi, col piede in terra Elmanno Benini
Carlo, inverno e neve ,un vestito leggero e scarpe fini, poco adatte!Ricordi e inediti…
All’avvicinarsi della
morte, il Principe don Fabrizio Salina, personaggio del romanzo “Il Gattopardo”
di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, descrive, in una stanza d’albergo, la propria
malinconica fine cercando di condensare nei suoi settanta anni di vita, il tempo
veramente vissuto. E’ una pagina famosa, alla quale mi capita di ritornare di
frequente, per quell’esame di coscienza che, nel tempo che scorre, sempre di
più mi assilla alla ricerca dei passaggi fondamentali e del senso profondo del
vissuto.
La sorte degli uomini e
delle donne di umile condizione sociale, nati alla vigilia della seconda guerra
mondiale, in famiglie dove il saper leggere e scrivere e fare la propria firma
era già un atto di notevole elevazione culturale, resta per molti versi oscura
mancando quei supporti documentali,
scritti e visivi, filmici e orali, che oggi, al contrario, abbondano oltre ogni
ragionevole misura.
Anche del mio remoto
passato non è rimasto quasi nulla! I semplici documenti che comunque andavano a
formare un “archivio” custodito in un cassetto sbilenco di un “comodino” nella
camera dove in due letti dormivano mia nonna, e nell’altro, matrimoniale, mio
padre ed io, venivano setacciati dalla mia curiosità ogni volta (e ciò avveniva
abbastanza di frequente) che cadevo ammalato. Era allora che mia nonna mi
porgeva il cassetto dicendomi di “fare lo spoglio”, cioè consegnare alle fiamme
del camino, anche per ravvivarle, le carte ritenute “inutili”! Cosicché alla
fine non è rimasto niente!
E stamattina, giorno di
Ferragosto, 2007, chiuso in casa per una forte “influenza di tipo allergico”,
solo tra i silenziosi amici Otto, amato e vecchissimo cane e Cirilla, la
gattina zoppa per essere stata investita da una automobile killer, mi son messo
a rovistare le poche carte, questa volta non per fare uno spoglio, ma per
assecondare il moto di malinconia che mi ha pervaso.
Ed ecco cosa ho
trovato! 1947: foto in posa della Prima Comunione, ero bellissimo. 1949: foto
della IV elementare con il maestro Orsini Otello. Dei ragazzi son morti Luciano
di Masino e Giano di Nepo mentre è ricoverato all’ospedale, in gravi
condizioni, Franco di Ginona; tra le bambine manca Rosamaria, ma tre hanno seri
problemi di salute. 1955: foto di me mascherato da donna nel carnevale del 22
febbraio 1955. Molto procace e con un luminoso sorriso di tutti i miei
bianchissimi denti! Frontespizio di una piccola agenda iniziata il 24 dicembre 1955 con le firme
autografe di moltissimi amici, tra loro le “assenze” son più numerose. C’è
anche un curioso diagramma a colori con i nomi delle ragazze delle quali m’ero
innamorato e la durata stessa dell’innamoramento! (il più delle volte a
“Solaio”). Dopo i primi acerbi moti del cuore, trovo, a partire dal 1951,
l’inizio di un amore vero che mi fa annotare: “…ci vuole così poco per essere
felici, a me basta vederla nel suo bel vestitino colorato e sorriderle e
trascorrere insieme le sere nei giardini…” e più avanti (1952) “…i migliori
anni sono quelli passati senza il presentimento della vecchiaia. Gli anni dolci
che non si possono dimenticare, dei pantaloni corti, delle corse nei prati, dei
giochi tra i castagni…ed ora rimane solo il ricordo dei suoi meravigliosi occhi
verdi”. Trovo anche (1954) l’annotazione dei risultati del terzo anno di Scuola
Aziendale dai quali risulta che sono promosso primo della classe!
8,8,8,8,8,8,7,6. E il 29 giugno 1954: oggi, lunedì, sono stato con mio padre a
pescare in Pavone, 3-
Infine, dalla data del
rilascio del “Libretto di Lavoro”, il 17 gennaio 1956 e dall’inizio
dell’attività lavorativa vera e propria, come manovale della “Coop. Nuova Liberlavoro
Larderello”, il 18 febbraio 1956 (il mese di una delle più grandi nevicate sul
mio piccolo paesello), i documenti cominciano a comparire in misura più rilevante. Ne citerò solo tre o
quattro, tra i più significativi: in
data 28 dicembre 1957 trovo annotazioni e tentativi di traduzione di poesie del
poeta bulgaro Nikola Vapzarov e del poeta Bertolt Brecht; in data dicembre 1960 la prima tessera di iscrizione
al PCI, “Cellula di Fabbrica”, con il versamento del “bollino” mensile di 800
lire; in data 17 luglio 1969 l’iscrizione all’AVIS e la prima donazione di
sangue, gruppo A negativo, con
cessazione nel 1984 e la medaglia d’argento per venticinque donazioni. Poche,
in verità, perché il mio gruppo non è molto diffuso.
Lascio per ultimo un
foglio dattiloscritto nel 1993,
dimenticato ed emerso tra carte recenti, che testimonia, in quel periodo, una
ripresa della creatività. Si tratta di un elenco di titoli di poesie “mai
scritte” sul tema “bicicletta: la bicicletta/l’hai voluta?/o pedala!
La
strada della vita: una tappa in salita!
Ora
si va per un secreto calle
Da
Lampo
Rineo
Tour
de France
Attilio
Camoriano
Il
Campionissimo
In
canna
Giro
del Canalino
Lo
stoico
Il
primo amore ritorna
Il
fico
Sulle
antiche strade
Radicondoli
Esploit
Maremma
Ricavolo
Sulla
tomba di un caro amico
Lagoni
Rossi
Il
Pavone
In
gara!
Mi
vedessero gli amici lontani
Eddie
Merckx
Acquae
Populoniae
Pedalare
nella tiepida sera
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