UNA LETTERA PRIVATA DOVE
SI PARLA DI POESIA.
Caro Roberto, grazie per la tua
meravigliosa presenza agli “Incontri tra noi e per noi”, organizzati nelle Sale
parrocchiali dalla “Compagnia della Carità” di Montecerboli! Luzi l’hai reso
“umano” anche per orecchi sordi, sia per lo spessore del poeta, che per la tua
“partecipazione emotiva. L’analisi critica perfetta non la commento, la lascio
da parte, perché sei un professore, di quelli bravi. Luzi, purtroppo, non
rientra tra i poeti che amo, e d’altra
parte siamo costretti a restringere il loro numero, in una selezione difficile
e personalizzata, legata per me ad aspetti geografici, di amicizie , dolori ed
amori, come la Francia, la Spagna, la Turchia e la Boemia, oltre all’Italia,
naturalmente Però mi hai fatto ricercare il breve profilo di Luzi che apparve
nel secondo volume dell’Antologia popolare dei poeti del Novecento pubblicata
da Vallecchi nel 1967. Luzi si presenta e poi seguono 5 poesie che ho riletto
con grande attenzione…ebbene l’ho sentite più vicine. Come ti dissi ho
incontrato il poeta due o tre volte tra Chiusdino e Montalcinello, data l’amicizia
che mi legava, a cavallo del 2000, alla sua “giovane musa” che ha casa e
memorie familiari a Montalcinello. Ma, nonostante la mitezza del poeta e il suo
dichiarato amore per le campagne ed i piccoli borghi e la loro gente umile, io
lo sentii “molto distante”, quasi freddo. D’altra parte aveva già compiuto 86
anni e aveva i suoi crucci. Naturalmente
Luzi compare sull’Antologia “ITALIAN
POETRY” di Geoffrey Brock, edito nel 2012 a
New York, con 5 testi Avorio, Notizie a Giuseppina dopo tanti anni,
Nella casa di N. compagna d’infanzia, Nell’imminenza dei quarant’anni, La notte
lava la mente, In salvo?...Auctor.
Mi ha colpito anche la tua
affermazione su Rocco Scotellaro, uno che amavo nella mia giovinezza, e i suoi libri L’uva puttanella e Contadini
del Sud, furono, tra i miei più cari. E che dire di Caproni? Un altro dei miei
amati! D’Annunzio non mi aveva contagiato.
Ti mando due miei libriccini, gli
ultimi stampati. Dopo averti ascoltato (e ripassato alcune poesie di Epifanie
dell’angelo”), mi rendo conto della mia modestia, infatti non oso definirmi
“poeta”, se non in quella scala di una persona qualunque che s’è trovata a
vivere una vita lunga, tra le Leggi Razziali del 1938 e il ritorno di teorie
aberranti di una incipiente era oscurantista. Dunque, la poesia, o meglio, la mia
scrittura, come terapia salvifica per allontanare le tenebre e il Male.
Mi piacerebbe ricevere l’ultima
tua pubblicazione, se ne hai una copia, ed anche il libriccino di Marzia, che
ho conosciuto ed apprezzato con molto piacere.
Il vostro “amico” Carlo.
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