giovedì 21 marzo 2019






21 Marzo 2019 Giornata Mondiale della Poesia.

Festeggio anch’io, modesto poeta, ma cos’è la poesia?  I “grandi hanno parlato”, i “piccoli” bisbigliano.

La mia esistenza terrena è trascorsa quasi tutta dentro una grande fabbrica, in un ufficio; e un ufficio, si sa, non è luogo di avventure romantiche, drammatiche o romanzesche, o poetiche. Non mi sono pentito di aver scelto (o essere stato costretto dalle variabili della vita) l’umile lavoro a giornata dentro una fabbrica, e non la sorte in mondi più redditizi, come qualcuno dei miei compagni di banco ha potuto realizzare; confesso di aver sempre amato il mio mestiere e la mia fabbrica, perché è lì che ho realizzato me stesso e il mio piacere. Vorrei soltanto aggiungere come sia sorto in me, fanciullo, il desiderio della poesia, per quali arcane vie la vocazione (o il dono) della poesia mi abbia sorpreso e preso. Non ho ricordi precisi su ciò, perdonatemi dunque di non poter fare a meno di citare la celebre testimonianza di messer Boccaccio: “…non ero ancora giunto al settimo anno di età, e non ancora avevo letto poesie, né udito alcun maestro, e appena conoscevo i primi elementi della scrittura, ed ecco, spingendomi la stessa natura, mi venne il desiderio di poesia…”. Spingendomi la natura, aiutata dal primo elemento della predizione che m’avrebbe fatto un altro poeta, Umberto Saba, cioè l’incontro con “un grande dolore”,  mi venne desiderio di poesia: questo, forse, è tutto quello che posso dire. Ed è così che ho alimentato il mio “canzoniere”, dal 1952 ad oggi.

L’assenza.

Dono del Cielo,
divina fiamma…
la fulgente cometa
a me più cara:
chi sa intenda.

La sua assenza,
tra tutte le pene,
è la più amara.

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