domenica 3 marzo 2019




                                      POESIA

Finalmente ce l’ho fatta a mettere insieme i testi delle poesie scritte tra il 1952 ed il 2018! Sono 975, ed insieme alla premessa ed alle note conclusive ammontano a 1189 pagine, per 8 volumi formati la metà di un foglio A4. Ne sono andate disperse, nei cinque traslochi da case in affitto, circa 80, di cui 30 relative al tema “La bicicletta”, delle quali restano soltanto i titoli! Che infine esse siano “poesia”, “prosa”, o banali espressioni relative alla mia lunga vita, non mi interessa più di tanto, consapevole di non aver dato sostanza  all’aulico volo dell’aquila, ma bensì al saltellio nella siepe dello scricciolo, ed al suo sommesso canto.
Per i miei cari e sconosciuti lettori pubblico sul  blog le ultime due,  Ai miei 80 anni e La caducità delle cose.

Gli ottant’anni.

Mille anni fa si spense       
 la luce del grande Po-Chu-I
il poeta che amo e che mi consola.

Come lui ritorno agli antichi poemi
e ne canto una strofa;
sono ancora  immune dalla vecchiaia decrepita,
e godo a veder crescere gli amati nipoti
consolandomi  alle lor liete stagioni.

La concupiscenza non mi stringe il cuore,
né bramo la fama e gli onori dei poeti,
appartato il mio canto lo rivolgo alle stelle
e alle fluenti acque del torrente
che ci videro fanciulli.

Che s’alzi il vento
e faccia fremere i grandi boschi
con le strofe dei miei ritornelli,

che ad ogni inverno cada silenziosa
 la bianca neve sui nostri monti,

che  intorno al fuoco si raccontino le fiabe,
e sian  lontane la tristezza e la violenza,


che la benevolenza stenda sulla terra
 l’immacolato velo dell’amore!

Al mattino ho ancora  desiderio
di una tazza di latte e di qualche biscotto,
e sentire la gatta cieca strusciarsi al mio pigiama.

Con le ciabatte di feltro sono ancora agile,
per passeggiare in salotto ed affacciarmi alla terrazza,
la vista è sufficiente per la lettura
e gli orecchi non m’impediscono di ascoltare
le canzoni che ho serbato nel cuore.

Al pranzo della domenica non mancheranno
le persone che amo, e il tramestio e i profumi
che percepiranno le narici, mi diranno
che la mia “giovane” sposa
porterà ancora dolcezze
                               al mio palato!

La caducità delle cose.

Nel mezzo dell’inverno due fiori
ho nel mio piccolo e incolto giardino:
una rosellina rossa, quasi fossile
 inodore, e una timida violetta
di gambo corto e dal profumo
dolciastro, come un sentor di morte.    

La rosellina era sbocciata troppo presto,
la mammoletta troppo tardi.

Mi hanno fatto meditare
sulla  caducità delle cose,
amori compresi, e non carnali,                                                                                        
dei quali, credevo, esser stata ricca
la mia vita,  mentre resta di lor
                                               soltanto,
una bandiera logora  e sbiadita.

Tra tutte le cose la novità
è  la più gradita.



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