POESIA
Finalmente ce
l’ho fatta a mettere insieme i testi delle poesie scritte tra il 1952 ed il
2018! Sono 975, ed insieme alla premessa ed alle note conclusive ammontano a
1189 pagine, per 8 volumi formati la metà di un foglio A4. Ne sono andate
disperse, nei cinque traslochi da case in affitto, circa 80, di cui 30 relative
al tema “La bicicletta”, delle quali restano soltanto i titoli! Che infine esse
siano “poesia”, “prosa”, o banali espressioni relative alla mia lunga vita, non
mi interessa più di tanto, consapevole di non aver dato sostanza all’aulico volo dell’aquila, ma bensì al
saltellio nella siepe dello scricciolo, ed al suo sommesso canto.
Per i miei
cari e sconosciuti lettori pubblico sul
blog le ultime due, Ai miei 80
anni e La caducità delle cose.
Gli ottant’anni.
Mille anni fa si spense
la luce del grande Po-Chu-I
il poeta che
amo e che mi consola.
Come lui
ritorno agli antichi poemi
e ne canto
una strofa;
sono
ancora immune dalla vecchiaia decrepita,
e godo a
veder crescere gli amati nipoti
consolandomi alle lor liete stagioni.
La
concupiscenza non mi stringe il cuore,
né bramo la
fama e gli onori dei poeti,
appartato il
mio canto lo rivolgo alle stelle
e alle
fluenti acque del torrente
che ci
videro fanciulli.
Che s’alzi
il vento
e faccia
fremere i grandi boschi
con le
strofe dei miei ritornelli,
che ad ogni
inverno cada silenziosa
la bianca neve sui nostri monti,
che intorno al fuoco si raccontino le fiabe,
e sian lontane la tristezza e la violenza,
che la
benevolenza stenda sulla terra
l’immacolato velo dell’amore!
Al mattino
ho ancora desiderio
di una tazza
di latte e di qualche biscotto,
e sentire la
gatta cieca strusciarsi al mio pigiama.
Con le
ciabatte di feltro sono ancora agile,
per
passeggiare in salotto ed affacciarmi alla terrazza,
la vista è
sufficiente per la lettura
e gli
orecchi non m’impediscono di ascoltare
le canzoni
che ho serbato nel cuore.
Al pranzo
della domenica non mancheranno
le persone
che amo, e il tramestio e i profumi
che percepiranno
le narici, mi diranno
che la mia
“giovane” sposa
porterà
ancora dolcezze
al mio palato!
La caducità delle
cose.
Nel mezzo
dell’inverno due fiori
ho nel mio
piccolo e incolto giardino:
una
rosellina rossa, quasi fossile
inodore, e una timida violetta
di gambo corto
e dal profumo
dolciastro, come
un sentor di morte.
La rosellina
era sbocciata troppo presto,
la
mammoletta troppo tardi.
Mi hanno
fatto meditare
sulla caducità delle cose,
amori compresi, e non carnali,
dei quali,
credevo, esser stata ricca
la mia
vita, mentre resta di lor
soltanto,
una bandiera
logora e sbiadita.
Tra tutte le
cose la novità
è la più gradita.
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