PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 59.
Giorni decisivi
Di fronte alle elezioni politiche del 3
e 4 giugno ed a quelle del 10 giugno 1979 per la costituzione del primo
Parlamento tra i paesi della Comunità Europea, il movimento sindacale italiano
ha assunto una posizione unitaria che afferma in modo ufficiale una netta
autonomia tra le forze sociali e stabilisce precise regole di comportamento per
tutti noi, alle quali ci dobbiamo uniformare.
Tuttavia il sindacato, in questa crisi
ambigua e dannosa per il Paese, non è andato in vacanza. Ha condotto grandi
lotte democratiche i cui momenti salienti sono stati lo sciopero dell’industria
e dell’agricoltura dell’8 maggio e quello del pubblico impiego del 15 maggio.
Oltre 8 milioni sono stati i lavoratori interessati ed è impensabile come,
ancora una volta, siano stati esonerati i lavoratori dell’energia.
Mai come in queste lotte i motivi contrattuali
si sono intrecciati con le grandi questioni politiche: investimenti produttivi,
occupazione, programmazione, mobilità, costo del lavoro, Mezzogiorno. Secondo
la linea dell’Eur, su questi problemi e su quelli altrettanto urgenti della
lotta al terrorismo, della scuola, delle pensioni (tanto per citare i
prioritari), il sindacato chiede un confronto serrato con il Governo e con le
forze politiche per superare impegni generici, resistenze ed avviare un
profondo cambiamento nella vita del nostro Paese, qualunque possano essere i
risultati elettorali.
Tuttavia, pur non privilegiando nessuna
formula di governo, ma misurandoci con i fatti concreti, noi sappiamo che tutti
i governi non sono uguali. E’ in atto (lo viviamo tutti i giorni e la chiusura
dei padroni sui contratti – Carli in testa – ce ne offre la prova), un duro
scontro tra le forze progressiste e del cambiamento e quelle della
conservazione e del privilegio.
Battere queste forze, riavviare un
processo di unità e solidarietà nazionale tra le componenti fondamentali della
società italiana, ricomporre una partecipazione piena e leale dei partiti
democratici nel Governo, vuol dire mettere da parte quei piccoli giochi di
potere, quelle visioni ristrette del particolare, quegli interessi di gruppo o di
partito, steccati e preclusioni irrazionali, che sono tra le principali cause
della crisi e della decadenza italiana.
Non completamente estranea ai temi
sopra accennati è la “questione energetica”. Anzi essa travalica i confini
delle singole nazioni per essere questione del nostro pianeta. C’è un nesso
logico tra potere, democrazia ed energia e ad esso si lega la possibilità di
sviluppo e di progresso dei popoli.
La situazione italiana è drammatica. La
mancanza di programmazione, le inefficienze della Direzione Enel,
l’asservimento ai petrolieri, le incertezze sul nucleare, hanno caUsato danni e
ritardi incalcolabili. Si parla del
buio, di riprivatizzazione dell’Enel, di
mega-piani atomici: ma si trascura il vero elemento di fondo, di dare al Governo del Paese e di
ogni Ente efficienza operativa e volontà politica ponendo fine alle
lottizzazioni interne, alle
subordinazioni internazionali, e avendo ben chiari i principi degli interessi
fondamentali della gente, attraverso una rigorosa programmazione dei bisogni e
delle risorse.
Per quanto ci riguarda, come geotermia,
mi pare di avvertire un malessere profondo. Perdura la stasi operativa dell’Enel
che si avvale di una sostanziale tregua
da noi concessa. Lo stesso piano quinquennale non è più rispondente alla realtà
e niente si vede, di concreto, che faccia intendere un cambiamento, una volontà
nuova in questo settore. Il cavillare su “centrali dentro” o “centrali fuori”
il “Centro Nazionale Geotermico” (Cng), sui baricentri e sulle strutture, sta
diventando un elemento frenante, secondario, rispetto ai problemi di fondo. Io
credo che oggi sia indispensabile uscire da queste secche e portare un duro
attacco all’Enel, al Governo ed agli altri operatori interessati alla
geotermia, anche con iniziative che coinvolgano l’opinione pubblica italiana.
Produrre più energia geotermica, a partire dalle zone tradizionali, dare
respiro nazionale ed internazionale alle ricerche, sviluppare le Officine di
Larderello come capacità di interventi per il Cng e per altre Unità Enel, anche
attraverso una radicale trasformazione, per garantire e allargare i livelli
occupazionali, potenziare e rinnovare le tecnologie di perforazione e le
capacità operative delle stesse sul piano nazionale; definire i problemi delle
tecnologie per gli impianti di produzione. E, per quanto non riguarda
propriamente l’Enel, avviare lo sfruttamento diversificato e completo della
geotermia, recuperando gli anni perduti: sono i problemi principali. Così,
forse, si salvaguardano gli interessi attuali delle nostre zone e si costruisce
un futuro ancora più ricco di speranze per lo sviluppo delle aree geotermiche.
Come appare evidente stanno di fronte a
tutti noi ed all’insieme del movimento, giorni decisivi. E’ in atto uno scontro
durissimo che investe tutte le componenti della vita sociale e, nel nostro
piccolo, anche noi siamo chiamati in campo, ognuno di noi. Ecco perché non è il
momento di “ritirarsi nel privato”, ma di fare uno sforzo ulteriore di
partecipazione, organizzazione, entusiasmo.
Il sindacato è un grande strumento di
democrazia, discepolo e maestro dei lavoratori. Occorre però vivificarlo giorno
per giorno con l’impegno capillare di ogni lavoratore e ogni compagno. Io credo
che dobbiamo essere soddisfatti del
lavoro di questi ultimi anni. Successi importanti sono talvolta offuscati da
problemi ed errori di poco conto, ma anche a questi dobbiamo saper guardare.
Nella continuità dell’azione sindacale chiaramente impostata, nella capacità di
confronto interno ed esterno, nella tolleranza e nella voglia di ricercare
sempre un contatto umano, deve risiedere la nostra forza. Cercheremo tutti
insieme di allargare queste prerogative
ed anche di allargare l’area del consenso
e della fiducia alla Fnle-Cgil
all’interno della nostra Fabbrica e del territorio.
Modesti e pazienti, con spirito
unitario, mettiamoci al lavoro. Sviluppo della geotermia, rinnovo del
contratto, organizzazione della Fabbrica sono tra gli impegni principali ed in
essi daremo anche la misura della nostra crescita.
Io spero che la tradizione di serietà,
democraticità, presenza nel movimento complessivo della zona non verranno meno.
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