PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 56.
Lettera al “giornalino”: l’Assemblea è sovrana?
“Ti scrivo queste due righe sperando di ottenere una
risposta esauriente alla domanda: l’Assemblea è sovrana? Il motivo che mi ha
indotto a rivolgerti questa domanda è il modo in cui è stata condotta
l’assemblea dei lavoratori Enel di Larderello, in data 16 marzo 1979, per
l’approvazione della bozza di proposte per il rinnovo del contratto collettivo
di lavoro.
Non entro nella validità o meno della
bozza, ma mi è sembrato e credo di non essere stato l’unico, che coloro che
conducevano l’assemblea siano venuti per ottenere velocemente (ed abbiano
insistito a tale scopo con le solite tattiche dei rigiri di parole), un parere
positivo globale sulla bozza mentre, invece, l’assemblea chiedeva la
discussione e la votazione punto per punto.
Se il comportamento tenuto in questa
occasione non è episodico non si meraviglino, poi, gli esponenti sindacali se i
lavoratori li individuano come controparte qualcuno che tenta ad ogni costo di
importi qualcosa. Ho fiducia che gli esponenti sindacali cerchino di portare
avanti gli interessi dei lavoratori, però non considero nessuno infallibile e
ritengo opportuno pertanto che, quando i dirigenti del sindacato partecipano ad
una assemblea di lavoratori, siano a “disposizione” e “obbligati” a prendere
atto di ciò che chiede l’assemblea.
Queste considerazioni non vogliono
essere una critica fine a se stessa, ma devono servire ad iniziare all’interno
del sindacato una discussione per il suo rafforzamento ed evitare che possa
nascere, dopo aquila, timone ecc., anche “turbina selvaggia”. Cordialmente ti
saluto, Lorenzo Vangelisti.”
“Caro compagno, mi pare che, dopo la seconda assemblea
di tre ore tenuta il 22/3/79, una parte delle tue argomentazioni trovi
un’adeguata risposta e chiarimento e sia emerso un corretto comportamento
sindacale e una sostanziale democrazia. Sulla sovranità dell’assemblea però il
discorso si complica.
Non sempre assemblearismo vuol dire
democrazia e viceversa. Le originali esperienze italiane sulla funzione e il
ruolo dei gruppi dirigenti, i partiti e i movimenti sindacali, pur variando a
seconda della matrice ideologica, si integrano con la partecipazione delle
larghe masse di cittadini e di lavoratori, nelle forme dirette. Spesso, data la
complessità dei problemi, le assemblee, specialmente quelle di base, sono messe
nella impossibilità di proporre linee politiche o sindacali, che trovino cioè
riscontro di carattere più generale. Comunque la loro funzione è sempre di
grande importanza, specialmente se riescono a liberarsi dall’egemonia e dalla
strumentalizzazione di qualche singolo “capopopolo”, assumendo un ruolo
collettivo di proposta e di controllo.
Noi della Cgil diamo un giudizio
positivo sulle due assemblee di Larderello per l’alta partecipazione dei
lavoratori e la passionalità degli interventi che solo raramente hanno assunto
toni di contrapposizione qualunquistica e antisindacale. Specialmente dai
lavoratori delle officine è venuto un contributo meditato che dovrà essere
tenuto di conto. Tuttavia ci sono stati alcuni limiti che è bene evidenziare:
nelle scelte ci si è lasciati influenzare da chi ha “parlato” meglio (anche se
ha portato dati non corretti), si sono eletti due delegati facenti parte dei
tecnici ed intellettuali e non legati a quelle categorie operaie che tutti si
dice di voler valorizzare. Lo sforzo del sindacato per la difesa dei
lavoratori, per la ricerca di forme nuove di partecipazione, per la
trasformazione di questa nostra società (compresa l’eliminazione dei tanti
“lacci e lacciuoli” che il sistema ha pazientemente annodato intorno a noi) è
grande, ma ancora non si è pienamente dispiegato.
Pesano ritardi e contrasti, divisioni
palesi e nascoste, pesa il comportamento corporativo di gruppi e strati sociali
alla difesa di interessi ristretti, pesa il ruolo dell’informazione di massa
che tende a presentarci o come taumaturghi o come colpevoli dei mali sociali,
pesa sul sindacato la latitanza di tante altre componenti della società. Noi
giochiamo a carte scoperte e su noi si scaricano le maggiori tensioni del
sistema. E’ dunque il momento di stringere le fila, di rafforzare il sindacato,
di portare all’interno le voci nuove e appassionate dei compagni e dei
lavoratori. Pur nella sua importanza l’assemblea è solo un momento parziale
della partecipazione. La sovranità non vuol dire né organizzazione né
continuità. Senza non c’è speranza per i movimenti che hanno al centro della
loro azione la liberazione dell’uomo e la costruzione di una società nuova”.
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