Spinola, Stucchi Prinetti, Vargiu, Piredda. I 4 della piccola banda di Ariano.
Maria Luigia Guaita (Pisa, 1912 – Firenze,
2007).
Nel mese di maggio dell’anno
2003 uscì la seconda e definitiva edizione
della mia ricerca “La piccola banda di Ariano. Storie di guerra e di Resistenza
nelle Colline Metallifere Toscane (1940-1945)”. Un volume di 450 pagine con molte
illustrazioni e con vaste note in caratteri piccoli, per non ampliarne la mole.
Il volume non era in commercio ma
esclusivamente riservato ai patrocinatori della ricerca che era iniziata prima dell’anno 1964 e si era conclusa nell’anno
2001. Delle 1800 copie me ne sono rimaste solamente tre copie per i miei
familiari. Dal 2003 ad oggi (2017), anche sulla spinta di questa immane
ricerca, molte altre opere di autori diversi, si sono aggiunte sul tema della
Resistenza, della guerra, delle biografie e delle immagini di quei tempo, opere
altrettanto importanti per la storia locale, si che una ristampa della “Piccola
banda di Ariano” è improponibile, senza un lavoro di totale revisione del
testo, lavoro che dovrebbe essere frutto non di un solo ricercatore ma di un
gruppo di ricercatori. Scrivo queste cose per rispondere alle continue
richieste che mi vengono indirizzate, con l’invito alla ristampa!
Rileggendo il libro mi
rendo conto, dopo quasi venti anni, delle novità che tale lavoro conteneva:
storie minori e poco note della Resistenza; biografie dei partigiani uccisi dai
nazifascisti; pubblicazione di un “diario” partigiano scritto durante il
succedersi degli avvenimenti; biografie dei Comandanti partigiani; storie di
tre donne combattenti; una cronologia accurata delle stragi nazifasciste; la
vicenda del Campo di Concentramento per ebrei allestito dalla RSI a
Roccatederighi; le vicende “tipo”, attraverso le biografie, di quattro
internati militari italiani in Germania; alcune biografie di “gente comune” che
rischiò la propria vita per la liberazione dell’Italia dal fascismo. Infine
molti interrogativi, vicende, spazio per “le altre morti”, e un ragguardevole
apparato di note capitolo per capitolo, indici esaurienti delle fonti edite ed
inedite, dei nomi di persona, e una
accurata bibliografia. Mi soffermo sull’inserimento
nel libro delle vicende di tre donne: Norma Parenti, Lina Tozzi e Maria Luigia
Guaita.
Incontrai Maria Luigia
Guaita a Firenze, presso la stamperia Il Bisonte, nel quartiere S. Niccolò, nel
1998. Avevo letto il suo volumetto “La guerra finisce la guerra continua” pubblicato
nei Quaderni del Ponte-La Nuova Italia
nel 1957, l’anno della prima edizione. In esso c’era un capitolo dal
titolo “Le Cornate”. Si tratta delle montagne che fronteggiano il mio paese,
Castelnuovo di Val di Cecina, sulle
quali operarono tre Brigate partigiane, la Spartaco Lavagnini, la XXIII Brigata
Garibaldi “Guido Boscaglia” e, in misura minore, la III Brigata Garibaldi
Camicia Rossa. Mi dette il dattiloscritto di questo capitolo, non avendo copie
del libro che mi sono procurato molto più tardi (per fortuna) con una dedica e autografo di Maria Luigia, in
più una sua fotografia che, mi disse, la ritraeva in una posa molto “battagliera”.
E Maria Luigia, nata a Pisa l’11 agosto 1912, e al tempo della nostra
chiacchierata aveva circa 86 anni, che
non dimostrava, lo era davvero. Riteneva che ciò fosse dovuto all’amore per il
lavoro (dirigeva una prestigiosa stamperia d’arte con Centro Culturale e Scuola
Internazionale di specializzazione per la grafica, poi trasformatasi in una
Fondazione da lei diretta). Non aveva dimenticato le sue lotte per la cultura e
la libertà, né i tempi eroici della sua attività partigiana, collaboratrice del
“Mondo”, aderente a Giustizia e Libertà e poi al Partito d’Azione, amica di
Parri e di Pertini e dei più prestigiosi
intellettuali fiorentini. Parri la definì “una
delle staffette più brave, ardite, estrose e generose, della resistenza
fiorentina.”
Sono orgoglioso di
averla conosciuta, di avere alcune opere del “Bisonte” e di averla inserita nel
volume “La piccola banda di Ariano”. Alla sua morte nel 2007, il sindaco di
Firenze, Leonardo Domenici la ricordò
affermando che “con lei scompare una delle personalità più
rappresentative della nostra città”. Una
donna della Resistenza.
Resteranno
memorabili le parole di Maria Luigia Guaita,
per l’amara percezione della fine prematura del Partito d’Azione e per il
progressivo appannamento dei valori e delle speranze che animarono uomini e
donne della Resistenza: “…se devo
necessariamente adoperare le parole che esprimono i concetti di libertà e di
giustizia, ho un attimo di esitazione. Giustizia e Libertà mi ha cantato troppo
nel cuore, per tutti gli anni della lotta clandestina. Allora mi sforzavo soltanto di essere
disciplinata, ma sempre con un sottile struggimento di non fare abbastanza, anche
per le perdite dolorose di tanti compagni, i migliori; e ognuno di loro si
portava via una parte di me. Venne la Liberazione: affascinata da questa parola
sperai nell’affermarsi delle forze socialiste. Poi le giornate di Roma, il
Congresso al Teatro Italia. Ricordo Ragghianti, che tratteneva Parri per la
giacchetta, il volto duro e caparbio di Carlo, quello tagliente e tirato di
Pippo, la dialettica di La Malfa: il crollo del Partito d’Azione. Pensavo che
il sacrificio di tanti compagni (e così di nuovo mi bruciava nel cuore il dolore per la loro morte) sarebbe stato
sufficiente a disciplinare le forze, attutire gli screzi, frenare le ambizioni”.
Come è noto questo non avvenne e il PdA si sciolse nel 1947.
Ed oggi? Non abbiamo imparato niente dalla storia.
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