PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 25.
40. Ai compagni attivisti[1]
L’attuale
fase storica in Italia vede sul tappeto i grandi problemi di fondo della
società, tra i quali si evidenzia quello dell’unità organica dei lavoratori e
delle Organizzazioni sindacali. E’ pertanto necessario compiere un serio sforzo
per estendere la presenza sindacale in tutti i posti di lavoro, per elevare la
coscienza politica dei lavoratori, e in particolare dei delegati di reparto che
dovranno diventare sempre più la vera struttura sindacale unitaria dentro la
Fabbrica.
Siamo consapevoli della volontà
unitaria della Cgil e della Fidae e pertanto un rafforzamento del nostro
sindacato può accelerare, in un momento nel quale si profilano serie difficoltà
all’interno della categoria, questo processo. Abbiamo conseguito negli anni
1973 e 1974, come Fidae di Larderello, grandi successi reclutando 235 nuovi
iscritti e passando, nel reclutamento, al secondo posto in Toscana, preceduti
solo da Firenze. Complessivamente in Toscana abbiamo incrementato di 635
iscritti la forza della Fidae che rafforza così la sua maggioranza (55%)
rispetto alla Flaei (38%) e alla Uilsp (6%).
In tutte le province, tranne Pisa,
siamo il sindacato maggioritario segno che intorno alle nostre proposte
unitarie, alla nostra intraprendenza organizzativa, alla nostra coerenza nelle
lotte, si allarga sempre di più il consenso dei lavoratori e, in particolar
modo, dei giovani. Da questa forza ci derivano notevoli responsabilità alle
quali potremo far fronte solo con un impegno maggiore da parte di tutti gli
iscritti, ma soprattutto degli attivisti e con un ulteriore allargamento della
base organizzata. Dopo i successi riportati notiamo un rallentamento nell’azione
di reclutamento, azione che deve essere, come sempre, condotta alla luce del
sole, senza demagogie e false promesse, rispettosa delle idee dei lavoratori ed
estremamente corretta nei confronti delle altre Organizzazioni sindacali. In
questo spirito vi invitiamo a riesaminare attentamente sui posti di lavoro
l’impegno organizzativo per fare compiere un nuovo balzo in avanti alla Fidae-Cgil,
nell’interesse generale di tutto il movimento.
41. Noterelle sui problemi della geotermia (settembre
1975)[2]
1) Per il concatenarsi di numerosi recenti avvenimenti,
il principale dei quali resta la maggiore difficoltà per il nostro Paese di
disporre di prodotti energetici d’importazione a basso costo, si è risvegliato
un generale interesse per le fonti nazionali di energia, e in particolare per
quella d’origine geotermica, fonte che da sempre ha rappresentato per l’Italia
un primato mondiale.
2) Questo generale interesse ha coinvolto sia il mondo
scientifico, sia quello politico, sia l’opinione pubblica e gli organi di
informazione hanno dato molto spazio alla questione energetica (Il Popolo, Il
Corriere della Sera, Il Messaggero, L’Unità, L’Europeo, La Nazione, Il Sole 24
Ore, Il Telegrafo, Paese Sera...).
3) Generalmente la stampa non ha risparmiato critiche al
Governo ed all’Enel. In primo luogo per la subordinazione della politica
energetica italiana alle multinazionali del petrolio, in secondo luogo per non
aver sviluppato le risorse nazionali (acqua, gas, geotermia). A detta dei
commentatori l’Enel ha gestito la geotermia in modo burocratico ed apatico, causando
dequalificazione a livello scientifico e perdendo il primato che la società
“Larderello” aveva conquistato su scala mondiale (Produzione: 1971 2,664
Mdi/kw/anno; 1972 2,582; 1973 2,480, 1974 2,502).
4) Attraverso una struttura organizzativa inadeguata, causa
permanente di conflittualità interne, l’Enel ha cercato di emarginare la
geotermia, relegandola a fenomeno quasi folkloristico, del tutto trascurabile e
di limitate potenzialità produttive, comunque una risorsa non suscettibile di
contribuire al superamento del gap energetico.
5) La stesura del “Piano energetico nazionale” ha trovato
l’Enel impreparato a formulare validi e credibili programmi a medio e lungo
termine. Per il breve termine, purtroppo, non c’è più nulla da fare. Nel
settore geotermico assistiamo ad un perdurante vuoto di idee e iniziative
concrete.
6) Il fatto nuovo è la possibilità che l’Enel perda il
monopolio nel settore della geotermia. Infatti nella bozza di “Piano energetico”
vengono attribuiti compiti importanti all’Eni.
7) Vi sono molte ragioni per ritenere che la forma mista Enel-Eni,
joint-venture, così come tratteggiato
dal “Piano” sia causa di ulteriori conflitti, di sprechi e di ritardi operativi
perdurando l’attuale quadro politico alla direzione del Paese.
8) Può l’Enel affrontare seriamente, con successo, la
ricerca, la coltivazione e lo sfruttamento su scala nazionale delle
risorse geotermiche, assolvendo il ruolo di operatore unico che anche il
“Piano energetico”, ambiguamente, introduce? Pensiamo di si, se si
realizzeranno le seguenti condizioni:
a) struttura unitaria che sia preposta alla geotermia
nell’ambito Enel. Potere decisionale e sufficienti investimenti. Adeguamento
degli organici per i settori della ricerca, perforazione, manutenzione,
produzione. Rinnovamento dei macchinari elettrici. Acquisto di nuovi gruppi
generatori. Potenziamento parco sonde e parco logistico.La struttura di
Larderello, unificata, dovrebbe costituire il nucleo principale dell’organismo
geotermico nazionale.
b) elaborazione di un ampio programma di ricerca delle
forze geotermiche sul territorio nazionale che preveda la collaborazione del
Cnr, delle Università, dell’Eni e delle Regioni.
c) elaborazione di un programma di sfruttamento che
contempli:
-
le possibilità di
produzione di energia elettrica dal vapore surriscaldato;
-
le possibilità di
produzione di energia elettrica da miscele vapore-acqua;
-
le possibilità di
produzione di energia elettrica da acqua calda.
Questo programma dovrebbe essere attuato in
collaborazione con il Cnr, i Centri di ricerca universitari ed il Settore
elettromeccanico a proprietà pubblico-privata.
d) elaborazione di programmi per la messa a punto di
tecnologie avanzate nella creazione di campi geotermici
artificiali, in
collaborazione con gli esistenti Istituti pubblici, italiani e stranieri.
Programmazione dello sfruttamento a fini non elettrici
dei fluidi geotermici da attuarsi con apposite convenzioni tra l’Enel, Regioni
interessate e le Aziende pubbliche (Eni), operanti quest’ultime nel settore
chimico.
e) democraticizzazione dell’Ente, suo decentramento e
ruolo partecipativo delle Organizzazioni sindacali alle scelte strategiche.
Controllo attento del Parlamento sull’Enel e sull’Eni.
f) rilancio della politica geotermica a partire dalla
formazione di nuovi quadri tecnico-scientifici all’interno delle Università; dall’elevazione
professionale del livello dei lavoratori; dalla riconsiderazione dei ruoli
fondamentali della ricerca e delle tecnologie avanzate; da rapporti di
collaborazione internazionale volti a porre di nuovo in campo mondiale la
preminenza del peso dell’esperienza italiana in tutti i settori dello
sfruttamento delle risorse geotermiche per consentire nuovi sbocchi di mercato
ad importanti Aziende nazionali.
9) Le Organizzazioni sindacali, le forze politiche e
sociali della “Regioni Boracifera”, hanno una ricca tradizione di lotte e di
impegno per conseguire lo sviluppo delle “forze endogene”, sviluppo non visto
circoscritto ai Comprensori toscani, ma considerato quale componente di notevole
importanza per l’economia nazionale.
10)
Un filo rosso
lega le lotte per la nazionalizzazione della ex “Larderello SpA” a quelle per
la democraticizzazione dell’Enel, per una piena valorizzazione delle risorse
geotermiche e per l’incremento occupazionale.
11)
Al pari di altri
comparti industriali ed agricoli e delle riforme sociali, il problema del
mancato sviluppo della geotermia deve collegarsi a precise scelte politiche, di
come cioè è stata governata l’Italia negli ultimi trenta anni.
12)
Uranio,
geotermia, lignite, gas, sole, maree, vento, centri di ricerca, sviluppo della
ricerca scientifica pura: sono stati sacrificati ai monopoli del petrolio, alle
collusioni politico-economiche delle società multinazionali, alla dipendenza
dai paesi capitalistici dominanti (Usa).
13)
L’Enel, l’altro
grande imputato, oltre al Governo, non è stato che l’emanazione diretta di
queste scelte politiche, l’esecutore di un piano suicida che ha portato
l’Italia verso la più grave crisi energetica della sua storia. Ci sarebbe
inoltre da valutare quanto abbiano pesato l’inefficienza tecnica,
l’impreparazione, la corsa alle poltrone ben remunerate: caratteristiche di una
classe dirigente pasciuta nei pascoli del sottogoverno democristiano.
14)
Oggi, in un
quadro politico profondamente mutato, di fronte alla gravità della crisi
economica e non solo economica, anche i margini delle scelte dei gruppi
dominanti si sono ristretti. E’ possibile incidere su questi gruppi, cambiare i
rapporti politici, gli indirizzi economici e produttivi sotto l’azione congiunta
ed unitaria di un ampio schieramento di forze sindacali, sociali, politiche.
15)
E’ pertanto
indispensabile che la Fidae-Cgil e soprattutto le strutture orizzontali della Cgil,
si impegnino a fondo ricercando il più ampio momento unitario, per imporre alla
controparte di Governo e dell’Enel un piano energetico che preveda il totale e
razionale sfruttamento delle risorse geotermiche.
16)
Senza poter
affrontare un discorso tecnico vorrei ricordare che oggi lo sfruttamento del
calore terrestre non è più un problema locale, di Larderello, ma un problema
internazionale. Tale importanza nello sfruttamento del calore non soltanto è
rapportabile a quanto già realizzato in alcuni Paesi, ma dalle immense
potenzialità energetiche delle risorse geotermiche per molteplici settori di
applicazione (produzione di energia elettrica, serricoltura, calore per processi
industriali e civili).
17)
Non è casuale che
negli Usa le grandi compagnie petrolifere
abbiano messo le mani sopra le più promettenti aree geotermiche del
paese prevedendo, specialmente dopo l’anno 2000, l’energia geotermica alternativa
a quella nucleare. Infatti in questi ultimi anni la tecnologia e la ricerca di
queste fonti hanno compiuto un notevole progresso. Non ci si limita più a
ricercare il “vapore che c’è”, come siamo da sempre abituati a fare a
Larderello, ma si stanno mettendo a punto progetti nuovi che artificialmente
creano campi di vapore.
18)
Non è più
pensabile che un solo Ente gestisca l’immenso e vario potenziale geotermico
italiano. Occorrono rapporti nuovi di collaborazione tra gli Enti di Stato (Enel,
Eni, Cnen, Iri) e tra questi e la ricerca applicata (Cnr) che deve avere i
capitali necessari per portare a termine progetti finalizzati e con la ricerca
pura (Università), nonché con le Aziende elettromeccaniche e metalmeccaniche
per la messa a punto di idonee attrezzature e macchinari (Tosi, Ansaldo, Nuova
Pignone, Asgen...).
19)
Gli effetti
positivi per l’economia del Paese non sarebbero certamente trascurabili. Ma
altri benefici non trascurabili deriverebbero al nostro Paese da un ruolo guida
a livello globale nella esportazione di idee e tecnologie avanzate nel campo
geotermico, considerando che ad oggi circa cinquanta nazioni si stanno
attivamente interessando alla ricerca geotermica.
20)
In questo quadro
è impensabile ottenere risultati positivi senza la più vasta unità, a tutti i
livelli, e la mobilitazione dei lavoratori e dell’opinione pubblica, a partire
dallo sciopero regionale proclamato per il 19 settembre.
21)
A mio avviso c’è
stata, fino ad oggi, una sottovalutazione dei problemi dell’energia e, in
particolare, dell’energia geotermica, anche da parte del nostro sindacato.
22)
Abbiamo
considerato la geotermia coi vecchi parametri tecnico-scientifici, i vecchi
schemi empirici dei praticoni. Se l’esplosione del soffione “Travale 22”, e le
note problematiche che ne sono seguite, non ci avessero dato una mano, forse
tutto sarebbe rimasto inalterato, circoscritto a problematiche esclusivamente
territoriali, non certo teoriche, della “Regioni Boracifera”. L’episodio del “Travale
22” è stato emblematico per far comprendere come si sia affrontato, con l’Enel,
lo sfruttamento delle forze endogene.
23)
Come
Organizzazioni sindacali abbiamo elaborato documenti unitari ancora validi, e
intendiamo ottenere un confronto diretto con il Governo per discutere la
collocazione della geotermia nell’ambito del “Piano energetico nazionale”. Deve
essere chiaro che non esistono due o tre geotermie: quella di Larderello, quella
nazionale, quella internazionale, ma c’è una sola geotermia. Abbiamo
anche affermato che la geotermia non può
essere soltanto patrimonio esclusivo dell’Enel, ma un bene pubblico di tutta la
collettività
24)
Crediamo che le
Regioni e gli Enti Locali, le Comunità Montane, le forze sociali, abbiano un
ruolo, non solo di stimolo per la verifica dei programmi dell’Enel, ma di
gestione delle risorse geotermiche suscettibili di sfruttamento per fini
diversificati da quello elettrico, essenzialmente per una agricoltura altamente
specializzata.
25)
Democraticizzazione
dell’Enel vuol dire no alle passerelle regionali del suo Presidente e si ad un
rapporto di pratica collaborazione con gli Enti Locali. Sappiamo bene quali e
quante resistenze, politiche e burocratiche, si frappongono da parte dell’Enel
a questo rapporto. Ma a nostro avviso esistono anche ritardi da parte degli
Enti Locali (Regioni) non giustificabili.
Anche in questo caso c’è stata una sottovalutazione del problema che
occorrerà superare.
26)
C’è una politica
Comprensoriale dell’Enel che deve subire radicali cambiamenti. Intanto, in
una zona così potenzialmente ricca di
risorse energetiche, quale quella a cavallo delle Province di Pisa, Grosseto e
Siena (Sesta-Montalcinello-Travale) si può constatare l’inefficienza e lo
sperpero organizzato di una immensa ricchezza capace di dare occupazione,
infrastrutture, sviluppo ad una vasta
comunità. La lentezza, a passo di tartaruga, nelle perforazioni, il
boicottaggio al soffione “Travale 22”, lo spreco di acque in ebollizione, la chiusura di sondaggi con grandi portate di
gas, l’abbandono delle ricerche delle fonti geotermiche e delle possibili
soluzioni di sfruttamento, contrassegnano le scelte dell’Enel in quest’area. Le
scelte in tutto il “Comprensorio Boracifero” poiché proprio in occasione
dell’incontro con la Direzione Enel del Compartimento di Firenze ci è stato
confermato che ancora non sono stati ordinati i nuovi gruppi generatori, da
tanti anni occorrenti ed a noi sempre promessi. Richiediamo pertanto interventi
precisi, che possiamo genericamente indicare in:
a) sfruttamento completo di tutto il vapore disponibile
per la produzione di energia elettrica, predisponendo l’acquisto di turbine
della generazione più avanzata, anche mobili;
b) sfruttamento completo del vapore non idoneo per la
produzione di energia elettrica attraverso una convenzione con gli Enti Locali
(Regioni) per usi agricoli;
c) sfruttamento delle acque calde disponibili per
produzione agricola, riscaldamento civile dei paesi ed usi termali con
convenzioni tra l’Enel e gli Enti Locali interessati;
d) programma finalizzato per la ricerca delle forze
geotermiche applicando: tecnologie nuove, sondaggi profondi, fratturazione
strati compatti, alimentazione rocce secche-calde;
e) studio per costruzione gruppi generatori in modo da
sfruttare fluidi bassa entalpia[3],
freon, turbine gravimetriche;
f) potenziamento degli organici con concorsi di
assunzione previsti nell’ambito delle Comunità Montane 17 e 18 ed il Comune di
Chiusdino, da effettuare senza preselezione;
g) qualificazione del personale da attuare attraverso
appositi corsi teorico-pratici;
h) abolizione degli appalti per i lavori relativi alla
grande manutenzione e costruzione nuovi impianti per i quali si ravvisi
un’infrazione alla legge n. 1369 e siano compatibili con l’esecuzione diretta.
Nell’ambito nazionale è evidente che si dovrà
realizzare, almeno per l’Enel, una struttura
unitaria nel settore geotermico: ricerca-coltivazione-produzione. E tale
organismo assumerà un ruolo strategico pregiudiziale, anche ai fini riassunti
in questo documento.
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