PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 21.
32. Campagna di tesseramento alla Fidae-Cgil[1]
Cari compagni, in occasione del tesseramento
alla Fidae-Cgil per il 1974, la nostra Segreteria (nel porgere a tutti voi gli
auguri di pace e prosperità per il nuovo anno), ritiene doveroso sottolineare i
problemi che stanno di fronte ai lavoratori ed alla popolazione della Valdicecina
(e più in generale del Paese), anche in conseguenza della crisi scoppiata
all’interno del sistema capitalista, che, come abbiamo visto in questi ultimi
mesi, colpisce praticamente le grandi masse dei lavoratori e i ceti meno
abbienti. Questa crisi, che non è congiunturale, ma strutturale, si potrà
superare solo mettendo in marcia un nuovo meccanismo di sviluppo basato sulle
riforme sociali, privilegiando i consumi collettivi, e su una più estesa
partecipazione delle masse popolari e dei lavoratori alla gestione dello Stato.
Oggi la vita individuale e della collettività è
segnata da profonde lacerazioni e da un sempre più esteso malessere. La crisi
economica e politica è anche crisi morale e di coscienza. L’uomo, spinto alla
ricerca del benessere individuale, costretto incessantemente alla emulazione,
strappato da antichi tessuti sociali e immesso in caotici agglomerati urbani,
schiacciato da pesanti ritmi di lavoro in nome del massimo profitto, respinto
ai margini se non più in grado di “servire” alla produzione (infanzia, donne,
vecchi), conosce nuove inquietudini ed insicurezze che influenzano la sfera
emotiva alimentando paure e angosce sociali.
Cresce tra i lavoratori l’esigenza di un “nuovo
modello di società” in cui luomo, con la partecipazione piena e diretta al
processo sociale ed economico, ritrovi se stesso insieme a quei valori profondi
e veri di umanità, uguaglianza, pace, fraternità e semplicità, senza i quali,
anche in presenza di benessere materiale esso sarà sempre lacerato,
insoddisfatto, alienato...
Si rende indispensabile pertanto un impegno alla vita
collettiva attraverso la militanza nei partiti politici, nelle organizzazioni
sindacali, nelle organizzazioni di massa, e la partecipazione attiva alla vita
degli Enti Locali. Senza questo impegno e partecipazione non ci saranno né
sviluppo né democrazia.
La “crisi energetica” ha riproposto con urgenza
l’individuazione e lo sfruttamento di fonti primarie alternative al petrolio,
tra esse un ruolo originale ed importante crediamo possa essere assolto dalle
“forze geotermiche”. Il nostro “Libro Bianco” e le azioni unitarie che
intendiamo portare avanti, dovranno consentirci nei prossimi mesi di conoscere
gli impegni dell’Enel per una espansione produttiva nel settore Geotermico di
Larderello.
All’interno della Fabbrica un ruolo determinante per
combattere gli intrallazzi. per una applicazione piena e democratica del
contratto, spetta al Cud al quale non deve mancare l’apporto critico e di
lavoro degli operai, dei tecnici ed impiegati.
All’esterno, con l’imminente costituzione del Consiglio
di Zona, sarà importante realizzare il superamento di visioni settoriali e
corporative, per affrontare i problemi più vasti del nostro comprensorio, e in
questo senso la Fnle-Cgil è attivamente impegnata.
Nel 1973, anche se in misura insufficiente, abbiamo
assistito alle assunzioni di giovani lavoratori del Comprensorio. Il tema delle
assunzioni costituiva da diversi anni una primaria rivendicazione delle
Organizzazioni sindacali della zona, intorno alla quale si era creato un vasto
movimento di lotta. A questi giovani ricordiamo che non è sufficiente prendere
la tessera di una Organizzazione sindacale per assolvere i propri impegni, ma
bensì è necessaria la partecipazione attiva attraverso il Cud, il sindacato, il
Cre e gli altri organismi gestiti dai lavoratori, per una effettiva avanzata
della democrazia in Fabbrica e un rinnovamento delle strutture organizzative a
tutti i livelli.
Questi giovani non hanno conosciuto i tempi in cui
nella Fabbrica regnavano la discriminazione, il ricatto politico, la paura. Con
impegno intelligente e tenace e con la lotta dei lavoratori e dei quadri più
coscienti, l’autoritarismo è stato sconfitto. Nondimeno è necessario non
attenuare l’impegno sindacale, e lavorare per l’unità dei lavoratori, perché
quei tempi, se pur sepolti, possono ripresentarsi sotto altre spoglie. Noi
abbiamo una illimitata fiducia nella onestà, nella volontà di far avanzare la
democrazia, che i giovani manifestano, e per questo li invitiamo a stringersi
più saldamente alla nostra Organizzazione. In questi ultimi anni un numero
elevato di compagni è andato in pensione lasciando un grande vuoto nel nostro
sindacato e nella Fabbrica. Noi stessi che siamo cresciuti nei reparti e negli
uffici di Larderello e siamo maturati seguendo il loro esempio e le loro
battaglie, abbiamo registrato oltre la perdita di quadri capaci, anche il
distacco di amici e compagni carissimi. Noi crediamo però che questi pensionati
possano dare ancora molto alla Società, lavorando nel sindacato e nei partiti a
livello territoriale.
Come sappiamo il 1974 sarà un anno difficile e la
classe operaia è chiamata a un compito di grande responsabilità. Dalla sua
volontà unitaria, dalla sua combattività, dipenderanno quelle conquiste di
democrazia, di riforme sociali, di crescita morale che non sono più
dilazionabili nel nostro paese.
Con questo spirito, certi che anche noi sapremo
assolvere il ruolo che ci compete, porgiamo a tutti voi ed alle vostre famiglie
i più fraterni e sinceri auguri.
33. Gli alloggi Enel-Larderello[2]
L’articolo che il compagno Carlo Chiavistrelli ha pubblicato sulla rivista La Comunità di Pomarance, (1974, n. 1) a proposito della situazione alloggi di proprietà dell’Enel
nella zona Boracifera, mi consente di precisare quali siano le reali posizioni
del sindacato Fidae-Cgil di Larderello e mie personali su un tema di così
scottante attualità e rilevante importanza per gli aspetti economici, sociali
ed umani che esso investe.
Vorrei innanzitutto far rilevare che la
Fidae-Cgil, pur essendo un sindacato di categoria, non pretende di sviluppare
una politica tutta rivolta ai nuovi assunti dell’Enel, bensì salvaguardare gli
interessi di tutti i lavoratori, come anche le recenti lotte testimoniano
(nuovi assunti, anziani, pensionati), tenendo inoltre presenti i problemi
dell’occupazione. In questo senso si possono citare le iniziative di lotta per
sbloccare le assunzioni del personale all’Enel e far assumere i giovani della
zona, il continuo impegno all’interno della Fabbrica per una democratica
applicazione del contratto di lavoro, e per esserci collegati più strettamente
al tessuto sociale di tutta la Valdicecina.
Solo da chi non vive più attivamente la
vita del sindacato può venir fuori un giudizio così negativo a proposito di
popolarità, prestigio personale, demagogia, nell’inquadrare i problemi, a cui
noi sindacalisti subordineremmo ogni altra considerazione. Nei modesti limiti
della mia esperienza in questo campo mi sembra che questi giudizi non
corrispondano alla verità ed anche per questo mi dispiace averli uditi da un
uomo aperto e democratico qual’è il Chiavistrelli. Ma indipendentemente da
questa e da altre posizioni che ritengo come minimo improprie se riferite alla
situazione “alloggi”, quali quelle relative ai palestinesi e alle soluzioni
finali di tipo nazista, credo che il Chiavistrelli abbia toccato problemi reali
che devono essere valutati seriamente, come quelli degli affitti, del riscatto
e delle ragioni di esistere di una Comunità storicamente determinata.
Senza poter sviluppare qui nient’altro
che rapide enunciazioni, mi sembra che la genesi di un agglomerato urbano
(Larderello) costruito in funzione di una industria, sia legata strettamente a
una concezione padronale nel tentativo di controllare la propria mano d’opera e
di isolare i dipendenti della fabbrica
dal contesto sociale esterno. Sui lavoratori è possibile esercitare in tal modo
sia lo sfruttamento in fabbrica, sia un condizionamento economico e psicologico
fuori della fabbrica. E’ un progetto avviato col sorgere del moderno
capitalismo, valido per tutte la Aziende. Larderello è nato, e si è sviluppato
al tempo di Fascetti, per questi motivi. Con l’avvento dell’Enel le cose non
sono mutate se non superficialmente e in questo senso ravvisiamo grosse
responsabilità del Gruppo dirigente. Non solo si sono emarginate e compresse
tutte le attività produttive legate alle risorse autoctone primarie, ma si è
perpetuata nel campo sociale una politica che ricalcava ne più ne meno quella
delle vecchie società private nazionalizzate.
Dal punto di vista socio-comunitario
Larderello non ha certo aspetti positivi: manca l’integrazione con altri ceti
sociali, manca ogni possibilità di una vita politica organizzata. Il
condizionamento padronale, pur non esistendo più come nel passato, si manifesta
attraverso nuove forme di favoritismo e intrallazzo a cui non sono estranei
ambienti Direzionali e politici della Fabbrica.
Il vecchio nucleo larderellino è stato
comunque emarginato dall’arrivo massiccio di lavoratori negli anni 1954-1959,
provenienti sia dai villaggi limitrofi sia da località assai più lontane, per
cui non siamo di fronte oggi ad una Comunità omogenea per tradizioni, legami
sociali e culturali, ma siamo di fronte ad una Comunità che basa soprattutto le
ragioni della sua coesione sul mantenimento di particolari privilegi e più
vantaggiose condizioni di vita rispetto agli altri dipendenti del medesimo
Ente. E’ del resto dimostrabile che, pur esistendo situazioni in cui un nucleo
familiare ha vissuto per alcune generazioni a Larderello, e pertanto i legami
che lo uniscono a questo paese sono anche di altra natura, la maggior parte dei
nuovi abitanti sono andati ad abitare in alloggi dell’Azienda in virtù di
interessi economici, favoriti dalla discriminazione operata dalla Società
Larderello SpA prima e dall’Enel, successivamente.
Tra i lavoratori del Geotermico legati
dallo stesso contratto di lavoro esistono numerose differenziazioni (trasporti,
inquadramento, assegni di merito) di cui, per l’incidenza che ha oggi sul
salario, quella dell’alloggio e del riscaldamento assume una grande importanza.
Le soluzioni di questo problema, senza voler lasciare le cose nel caos attuale,
e senza ricorrere a sfratti generalizzati, sono di vario tipo, ma comunque da
applicarsi gradualmente e democraticamente cercando di favorire le esigenze di
chi volesse rimanere radicato nella Zona.
Un incremento notevole di costruzione
nuovi alloggi da parte dell’Enel o valendosi delle Leggi vigenti anche
attraverso la cooperazione (è in corso il rilancio di una cooperativa edile già
esistente tra i lavoratori elettrici toscani), o la cessione di tutti i
complessi urbanistici agli Enti Locali, con possibilità di riscatto e
acquisizione nuovo terreno fabbricativo da adibire ad edilizia popolare, sono
non solo tra le soluzioni possibili, ma anche più socialmente avanzate. Esse
devono trovare un’ampia convergenza tra tutte le forze democratiche della Valdicecina
affinchè concretamente sia possibile arrivare ad un confronto con l’Enel. Non
mi nascondo tuttavia che i tempi di realizzazione saranno estremamente lunghi
tenendo anche conto che dal 1966 ad oggi, tra continui impedimenti, spesso
artificiosi, l’Enel ha solamente concretizzato la vendita di un limitato
appezzamento di terreno fabbricativo al Comune di Castelnuovo di Valdicecina;
terreno verso il quale i pensionati ed i dipendenti dell’Enel mantengono
significativi diritti.
Le Organizzazioni sindacali, unitamente
ad una componente di parte Enel, costituirono nel 1972 una “Commissione
Paritetica” per lo studio del problema delle abitazioni. Questa Commissione,
dopo una accurata indagine, elaborò un documento al quale è indispensabile
rifarsi perché a distanza di due anni mantiene la sua validità. Accertato che
dei 483 quartieri di proprietà Enel, alla fine del 1972, risultavano:
-
231 quartieri
locati a pensionati e vedove.
-
13 quartieri locati ad estranei.
-
12 quartieri
liberi.
-
227 quartieri
locati a dipendenti in servizio.
La Commissione, dopo aver premesso che esistevano
variazioni tipologiche tra edifici ubicati nei villaggi satelliti di Larderello
(Castelnuovo, Sasso Pisano, Lago, Lagoni Rossi, Serrazzano, Monterotondo
Marittimo, Travale), stabiliva che i
nuovi alloggi dovevano essere concessi in locazione, ai sensi dell’art. 30 del
ccl. e che per il mantenimento della locazione agli attuali nuclei familiari
occorrevano i seguenti requisiti:
-
essere dipendente
in servizio.
-
risiedere
nell’alloggio.
-
non subaffittare
l’alloggio né concederlo ad estranei.
Venivano esclusi dall’obbligo del rilascio del quartiere
i pensionati invalidi o in disagiate condizioni economiche o che, comunque, non
superassero il reddito di circa 150.000 lire mensili. La Commissione rilevava
infine che “occorre favorire la cessione ai Comuni orbitanti nell’ambito
territoriale della ex Larderello, di terreni di proprietà Enel destinabili
dagli stessi Comuni all’edilizia economica e popolare..e ciò al fine di
agevolare ed alleggerire la situazione contingente...il verificarsi di quanto
sopra potrebbe consentire agli abitanti in alloggi Enel di tali località, la
possibilità di insediamento in abitazioni proprie, costruite in base alle
agevolazioni di legge vigenti, e quindi, oltre a una vivacizzazione
dell’attività edilizia della zona, si verrebbe ad assicurare ai Comuni
interessati una sicurezza di permanenza dei nostri ex dipendenti o dei dipendenti
che desiderino, per propri motivi, insediamenti in alloggi di proprietà”. Questa è la linea che abbiamo elaborato e sostenuto
come Fidae-Cgil.
Tra i pensionati inoltre non credo debba essere
attuata una espulsione forzata e in massa, ma, al contrario, individuare
gradualmente, oltre quelle indicate, altre condizioni per il rilascio del
quartiere. Non sono comunque d’accordo con chi pensa di eliminare un privilegio
antico al solo scopo di far posto ad un privilegio nuovo. Se in prospettiva la
fruizione di alloggi popolari avverrà con una gestione democratica che
garantisca a lavoratori di categorie diverse l’uso delle abitazioni sociali,
nell’immediato è necessaria la più ampia mobilitazione affinché siano garantiti
criteri di assegnazione basati esclusivamente su fattori oggettivi e
controllabili. Criteri che dovranno essere pubblici e sottoposti a giudizio ed
intervento delle Organizzazioni sindacali.
L’Enel, come è noto, ha ratificato recentemente lo
sfatto a 13 ex dipendenti. A quei dipendenti cioè che rientravano nei casi
previsti dalle vigenti leggi avendo un reddito netto imponibile superiore ai 4
milioni di lire annui. In tal modo il problema, che da anni covava sotto la
cenere, è esploso e quindi è più che mai necessario da parte di tutti avere le
idee chiare. Credo personalmente che occorra anche un confronto aperto e sereno
tra le Organizzazioni sindacali, pensionati e lavoratori per evitare quelle
assurde prese di posizione, anche offensive nei confronti delle Organizzazioni
sindacali, che stanno caratterizzando le mosse di alcuni piccoli gruppi di ex
dipendenti.
Non ci possiamo nascondere che in taluni casi si
verificheranno lacerazioni dolorose, perché è indubbio che al di là degli
interessi egoistici ci possono essere in gioco legami affettivi e umani
profondi, ma crediamo che l’azione di resistenza della gran massa di ex
dipendenti nasca da un altro tipo di considerazione alle quali non mi sento di
poter concedere spazio in un momento in cui (non per fare demagogia) ben più
gravi sono le condizioni delle centinaia di giovani neo assunti e degli altri
lavoratori.
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