PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 20.
31. XI° Congresso della Camera del Lavoro di
Pomarance-Castelnuovo V.C. (19 maggio 1973)[1]
La grande novità che sta alla base della piattaforma
congressuale dell’VIII° Congresso della Cgil è una proposta globale: politica e
programmatica. La crisi italiana è giunta ormai ad un punto tale che il
pericolo di un generale arretramento minaccia il nostro paese, se non si
avanzerà coraggiosamente lungo una nuova strada. Grandi lotte e grandi
conquiste sono state ottenute in questi anni (1968-1972), ma se è vero che un
sommovimento ha scosso il vecchio potere del padronato nel luogo di lavoro, si
deve ammettere che in determinati casi si è avuto un distacco rispetto ad altri
gruppi sociali e forze associate. Sono venute in luce tendenze a considerare in
modo isolato le lotte dei lavoratori occupati rispetto al più generale impegno
nei confronti dei disoccupati e delle aree sottosviluppate (Mezzogiorno).
Propensione ad affrontare il singolo problema
economico (di categoria, di azienda) anzichè la volontà di far fronte, in modo
coerente, all’impegno per la più vasta azione di trasformazione e conomica e
sociale del Paese. Da ciò deriva un ripensamento dell’azione e della lotta per
le riforme che parte dalla convinzione che non è sufficiente limitarci a
difendere i diritti dei lavoratori nell’Azienda, ma che è necessario un più
complessivo e coordinato sforzo di trasformazione politica e di modifica degli
attuali equilibri sociali.
E’ necessario pertanto unificare le lotte degli operai
e dei lavoratori occupati con quelle dei disoccupati e di vasti strati di
popolo, donne, semioccupati, giovani, di piccoli operatori del settore
terziario. Non ci sono, su questa linea che salda lotta-riforma
sociale-sviluppo, prime linee e retrovie. Tutte le lotte, anche le più
elementari e per i bisogni più immediati, si collocano in un fronte comune,
spingono nella stessa direzione. E tutti devono essere, e sono, protagonisti.
Anche la donna, il giovane, il disoccupato. Per tali motivi occorre arrivare
rapidamente nella nostra zona, così duramente colpita dal tipo di sviluppo
capitalistico attuato in Toscana, alla costruzione di un organismo sindacale
unificante quale può essere il Consiglio di Zona, poiché c’è bisogno di una
rinnovata organizzazione sindacale territoriale in grado di dirigere un movimento
più articolato e complesso.
C’è bisogno nella Valdicecina riprendere un movimento
unitario per l’inversione di tendenza ad un ulteriore ridimensionamento delle
attività di base (chimica, elettrica) di cui, con le recenti prese di posizione
delle Direzioni di queste Aziende, abbiamo avvertita l’eco.
Come abbiamo altre volte osservato, la crisi che
investe la nostra zona in particolare e la Toscana in generale, non è dovuta al
caso. Essa è determinata dalla politica dei gruppi monopolistici che stanno
concentrando, in funzione del profitto, in aree ristrette (autostrada del sole,
costa tirrenica, valle inferiore dell’Arno) e in modo squilibrato, attività
primarie e di trasformazione, mentre il resto del territorio toscano è
generalmente abbandonato al degrado sociale ed ambientale, con l’accenturasi
dei fenomeni di squilibrio tra centri urbani, campagne, piccoli paesi ed all’esodo
quasi generalizzato dalla terra dei mezzadri e dei contadini.
La Regione Toscana, come documentato
ampiamente da tanti interventi delle forze politiche di sinistra, delle
Organizzazioni Sindacali, degli Enti Locali, ha nel comprensorio della Valdicecina
basi energetiche molto solide e sufficienti per garantire lo sviluppo, sia
nella produzione di energia elettrica, sia nella estrazione dei minerali
ferrosi, che nella produzione chimica e nell’agricoltura. Ma per realizzare
questi obiettivi non basterà l’intervento amministrativo della Regione o del
nuovo importante organismo, la Comunità Montana, poichè in primo luogo per
battere le scelte delle grandi concentrazioni capitalistiche occorrerà la
mobilitazione di tutte le popolazioni interessate e delle forze politiche e
sociali che le rappresentano.
In questa lotta la Cgil e le altre Organizzazioni
sindacali, unitariamente, avranno il grande ruolo di guida, di orientamento e
di propulsione combattiva per superare quello stadio di apatia e di stanchezza,
di posizioni qualunquistiche, che con tutti i mezzi viene alimentato dai
partiti di Governo e, in primo luogo, dalla Democrazia Cristiana. Occorrerà
batterci per riforme strutturali attraverso una funzione nuova del settore
statale (che dovrà operare in sintonia con le scelte della Regione e delle
Amministrazioni Locali), capaci di far attuare una politica di sviluppo degli
investimenti nell’Enel, Eni, Salina di Stato, Italsider, Egam, affinché sia
invertita la tendenza negativa esistente e sia riavviato un processo di
sviluppo e rinascita economica per la Valdicecina e le Colline Metallifere.
In tale situazione ritengo necessario
riprendere un discorso unitario tra le forze democratiche della Valdicecina
capace di sollecitare l’unità delle popolazioni locali e l’intervento della Regione
e degli Enti Locali. Mi sembra in tal senso significativo che dopo la battaglia
della primavera 1972, culminata nello sciopero generale del 17 marzo, sia stato
possibile sbloccare le assunzioni di personale all’Enel e far assumere oltre un
centinaio di giovani della zona. Quell’azione fu importante, ma troppo isolata
e ormai lontana. Urge riprendere l’azione con tutte le nostre forze, per
impedire di far diventare il nostro comprensorio una sorta di “meridione
toscano” (dal quale emigrano due abitanti ogni giorno), dove anche chi ha
adesso una posizione apparentemente solida, rischierà in un domani prossimo
l’isolamento e l’insicurezza economica.[2]
Avremo modo di verificare, sul tema
dell’urgenza di una azione incisiva per lo sviluppo della geotermia e del
comprensorio, il reale grado di unità tra le Organizzazioni sindacali e
specialmente con la Flaei-Cisl la quale, dopo il recente congresso zonale,
sembra ancor più spostata su posizioni conservatrici e settoriali.
Ma proprio caratterizzandoci fin da
questo congresso della Camera del Lavoro come forza propulsiva, aperta, con una
linea politica di classe, favoriremo il processo di unità dei lavoratori, senza
il quale sarà impossibile pensare ad una positiva soluzione dei problemi dei
lavoratori elettrici e di tutta la Valdicecina.
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