PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 24.
38. Incontro con la Direzione Enel del
Compartimento di Firenze (15 gennaio 1975)
La partecipazione al recente convegno
sindacale sulla geotermia da parte dei vertici dell’Enel deve essere salutato
come un fatto positivo. Ci attendiamo adesso, oltre i pronunciamenti, un grosso
sforzo per il Settore Geotermico che coinvolga in prima persona l’Ente stesso e
i propri Organismi: Co.Fi, Dsr, Crg, Geomineraria, Smi, ma che, al contempo,
allarghi la collaborazione organica ad altri Istituti e Centri di ricerca
(Università per la ricerca pura, Cnr per quella applicata) dando vita al “Centro
Operativo ricerca e sfruttamento” come richiesto da tempo da parte delle
Organizzazioni sindacali.
Certo, allo stato attuale, non vediamo
come sia possibile, date le strutture disponibili, affrontare in modo più
incisivo e nuovo la ricerca geotermica su scala nazionale e la coltivazione
nelle zone tradizionali.
E’ mancata una valida politica delle
assunzioni, una adeguata preparazione del personale, che, insieme alla carenza
di attrezzature ed a difficoltà di rifornimento di materiali, fanno dubitare
sulla realizzazione dei programmi operativi a noi presentati.
Noi crediamo che non siano sufficienti
le lettere natalizie del prof. Angelini, con quello di positivo, ma anche
folcloristico che contengono, per affermare che finalmente l’Enel ha una
“politica geotermica”. Se oggi si pensa ad un sistema alternativo per
riscaldare Roma, noi diciamo che sono anni che nella “Regioni Boracifera”
abbiamo avanzato proposte di impiego plurimo dei vapori endogeni e delle acque
calde, onde poter dare notevoli contributi economici ed occupazionali alla
intera Valdicecina ed alle Colline Metallifere Toscane.
Oggi è forse finito il tempo delle
denunce sulle cose che potevano essere fatte e non lo sono state. La crisi
energetica ha messo al nudo un tipo di conduzione Enel profondamente errata e
non rispondente alle esigenze del Paese. Sarà difficile uscirne fuori senza un
ricambio degli uomini che gestiscono l’Ente ed un rinnovamento delle linee
politiche generali, sul piano economico, tecnico e morale.
La geotermia, relegata per tanti anni all’ultimo
posto tra le fonti energetiche, vive il suo momento magico. L’occasione non
deve andare perduta per incapacità, reticenze o per quel tipo di mentalità,
assai diffusa, sempre contraria alle sperimentazioni, alle innovazioni, al
futuro, per custodire una “poltrona” o un interesse ristretto.
Le oo.ss., come hanno dimostrato in
questi anni, saranno sempre disponibili a dare il loro apporto per andare
avanti, in una visione globale e nell’intresse della collettività. Saranno
anche disponibili, credo, a dare fiducia ai “quadri tecnici” che operano in geotermia,
ma sicuramente non per quel cambiamento che vuole lasciare tutto uguale. In tal
caso le responsabilità sarebbero veramente non solo assurde, ma
ingiustificabili.
39. L’unità sindacale[1]
Brevemente
voglio esprimere il mio punto di vista sulla relazione presentata unitariamente
a questa Assemblea, riferendomi in particolare ai modi di realizzazione
dell’unità sindacale. La relazione è un valido contributo non solo al
dibattito, ma alla crescita dei rapporti unitari in una sempre maggiore
chiarezza e la condivido pienamente valutando l’impegno profuso per uscire
dalle secche di rigide contrapposizioni ideologiche.
Tuttavia, mi sembra di avvertire, nella
relazione e nell’intervento dell’amico Lando Cellai[2], una
preclusione di fondo al progetto unitario: cioè la paura di una egemonia
politica, partitica, sul sindacato. Credo che nessun sindacato unitario
potrebbe vivere in presenza di tale condizione, e mi pare che dal 1969 ad oggi
molta strada sia stata percorsa per stabilire rapporti di corretta
collaborazione tra sindacato e partiti politici, Enti Locali, Governo. Il
sindacato elabora e porta avanti sempre più autonome linee di politica sociale
ed economica. Certo, non tutte le condizioni ottimali si sono verificate.
Permangono ancora all’interno di alcune Organizzazioni sindacali divisioni in
correnti, talvolta c’è acquiescenza alle linee governative, talvolta si
avvertono influenze di varie forze politiche. Per come si sono formate le
Organizzazioni sindacali in Italia, per la storia stessa degli ultimi
trent’anni, queste condizioni negative non spariranno ad un colpo di bacchetta
magica. Il sindacato è fatto da uomini, i suoi quadri dirigenti si son formati
spesso fuori dalle sue strutture, e non è pensabile ad un totale sdoppiamento
tra impegno sindacale ed impegno politico. Ma è sul campo dell’azione, che il
ruolo del sindacato deve essere autonomo e collocarsi esclusivamente a difesa
degli interessi della classe lavoratrice, comprendendo in questo termine tutti
i ceti produttivi del nostro Paese.
Non possiamo attendere che tutte le
condizioni favorevoli all’unità siano realizzate al momento della partenza. Non
partiremmo mai. Le condizioni si realizzeranno solo nel comune impegno
unitario, lungo il cammino, in un confronto aperto, rispettoso delle diversità
di ideologia e di impostazioni strategiche. Per questo è opportuno accelerare
la costruzione di strumenti di democrazia di base, i Cud i Cdz, e dare loro
funzionalità ed autonomia.
Non credo si possa porre oggi, subito,
il problema di considerare come unico rappresentante del sindacato il Cud per
quanto riguarda la Fabbrica ed il Cdz per quanto riguarda il territorio, ma è
certo che dovremmo porci, nei prossimi mesi l’obiettivo di una graduale
eliminazione delle strutture storiche delle Organizzazioni sindacali (Confederazioni,
Patto federativo, Camere del Lavoro ecc.), dando spazio a nuove strutture
elettive con la partecipazione di tutti i lavoratori, iscritti o non iscritti
al sindacato.
L’unità della classe operaia sta troppo
a cuore ai lavoratori, è un progetto troppo importante perché si possa ancora
rimandare nel tempo la sua realizzazione. I lavoratori hanno sperimentato sulla
loro pelle cosa vuol dire essere divisi per interessi di ristretti gruppi
dirigenti, tenacemente abbarbicati sugli opposti steccati.
Non possiamo negare che c’è nel Paese
un confronto di posizioni sul tema dell’unità. Lo abbiamo visto ai lavori dei
Consigli Generali Cgil-Cisl-Uil in svolgimento. Ci sono anche nemici giurati
dell’unità sindacale (che non vogliono, a nessuna condizione), come ci sono
coloro che vogliono l’unità, ma soltanto a parole. Infine ci sono anche lavoratori
e dirigenti onesti che pur volendo l’unità non la ritengono attuabile a breve
termine, che chiedono maggiori garanzia di democrazia ecc. ecc. Ebbene, con questi
lavoratori, con questi dirigenti noi dobbiamo discutere apertamente,
collaborare, costruire pazientemente giorno per giorno l'unità, senza lanciare
scomuniche.
Forse dovremo tutti spogliarci da
preconcetti ideologici per dare ulteriore slancio al cammino unitario che
ritengo irreversibile (e qualora così non fosse gravi danni deriverebbero ai
lavoratori ed alla nostra democrazia) e imparare a stimare “gli altri”, non perché
la pensano come noi, ma per le idee diverse di cui sono portatori.
L’estensione e l’autonomia degli
Organismi elettivi dal basso (Cud, Cdz) è il cammino obbligato per misurare, al
di là delle parole, la volontà unitaria di tutti noi. Per questo dobbiamo
parlare chiaro ai lavoratori, pena pericolosi disorientamenti, anche se ciò
potrà suonare con una certa durezza verso talune posizioni pretestuosamente
antiunitarie, ma non dobbiamo dimenticare, e i fatti di Milano e di Firenze[3] ce ne
danno tragica conferma, che procedere sulla strada dell’unità significa anche
tagliare al fascismo e al terrorismo l’erba di cui si nutrono.
[1]
Intervento di gc all’assemblea dei Cd delle oo.ss Fidae-Flaei-Uilsp di
Larderello e dei delegati di reparto con la Federazione Cgil-Cisl -Uil
territoriale dell’Alta Valdicecina, svoltasi
a Pomarance il 18 aprile 1975.
[2] Lando
Cellai (Lucca, - Volterra ), valido tecnico alle dipendenze della
“Larderello SpA” e poi dell’Enel, dirigente sindacale della Flaei-Cisl, è stato
da sempre, fino alla sua prematura morte, uno dei miei migliori e più cari amici.
[3] Il 16 marzo viene ucciso a
Milano, dai neofascisti di Avanguardia Nazionale, il diciottenne Claudio
Varalli. Seguono dure proteste e scontri con la polizia e Giannino Zibecchi,
insegnante di educazione fisica, sarà travolto ed ucciso da una jeep. Il 18
marzo, durante le manifestazioni di protesta che si svolgono in tutta Italia, è
ucciso a Firenze Rodolfo Boschi, di 22 anni, iscritto al Pci.
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