sabato 4 febbraio 2017




Chiedo perdono a Rilke ed a Twardowski e a molti altri defunti e vivi, vicini e lontani, per l'imprudenza nel palesarmi e l'egoismo che mi porta a parlar di me, una nullità al confronto.
Non so nemmeno se si possa parlare di poesia, ma credetemi è così facile farlo quando si ama!

Se scrivo di me

se scrivo di me non è per vanagloria
non ho nient’altro da dire d’importante
sto sul la rama infreddolito come l‘amico
merlo ma  lui canta e la merla
gli risponde e l’ama ora che le persone
intorno non ne ho molte e spariscono
mute devo affrettarmi anch’io a non perderle
del  tutto e la notte mi arrovello ore
a scandagliare nomi volti abbracci e qualche
 bacio bambino che mi guidò sul cammino
                                                     dell’amore
vorrei ma senza speranza uscire come
un sogno dalla stanza ed abbracciare il cielo
ed anche il melo coi suoi fiori rosa
che non c’è più e nel caldo mare uscir
dall’acqua per catturare le stelle
                                         e la promessa sposa
e sulla rama si posa l’umida sera
di un anno tardo di antica memoria
presto sarò con voi ma non abbiate fretta
di nuovo s’incontreranno le nostre strade

                                               lassù 

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